Bauscia Cafè

Fase 3

E dunque ci siamo. Dopo il periodo più estraniante che mai avremmo potuto immaginare, arriva l’imprevedibile colpo di grazia: i professionisti ricominciano a giocare a calcio. Proprio così, pare che sia tutto vero: questa settimana -e non si sa bene per quante altre ancora- gioca l’Inter.

Dopo le figure meschine fatte all’inizio dell’emergenza covid19, fra tentativi di rinvio con le squadre già in campo e recuperi improbabili, va riconosciuta alla Lega Serie A e alla FIGC una certa coerenza di fondo e una continuità importante: la stagione, infatti, riprende così come si era interrotta. Nell’approssimazione più totale.

In ordine sparso e assolutamente non esaustivo: si gioca ogni 3 giorni; basta un solo contagiato per mettere in quarantena una squadra intera e rendere virtualmente impossibile la prosecuzione del torneo; la Lega Serie A avanza proposte irricevibili e la FIGC le respinge senza dialogo; è già iniziata la lotta legale fra retrocesse e neopromosse senza che ancora si sappia neanche quali saranno le squadre coinvolte; è già a rischio la prossima stagione che si chiuderà con gli Europei e non potrà iniziare più tardi di settembre. Ah, e poi la perla assoluta: c’è una serie infinita di contratti che scadranno il 30 giugno, fra prestiti e scadenze, e nessuno ha ancora la minima idea di come potranno essere gestiti.

Un vortice di approssimazione, incompetenza e mala gestione che sarebbe inaccettabile anche in un condominio, figuriamoci nell’autoproclamatasi “terza industria del paese” (spoiler: è una evidente fesseria).

A ben vedere usciamo da questo caos e ci tuffiamo nella ripresa della stagione con un’unica certezza: sportivamente quello che succederà non ha alcun valore.

Non ci sarà merito sportivo in uno Scudetto, una Coppa Italia, una Europa League o una Champions League vinte in questo contesto tra preparazioni saltate, calendari aggiustati e regole cambiate in corsa, è fin troppo evidente. Anni fa, per chi lo ricorda, si sollevarono legittimi dubbi di regolarità del campionato per l’introduzione a torneo in corso della “regola Nakata”: perché allora oggi tutto tace davanti a 5 sostituzioni, porte chiuse, playoff e playout, final eight e compagnia? Il motivo è semplice: tutti quelli che dovrebbero parlarne hanno un interesse economico -diretto o indiretto- da difendere con il tentativo di tenere vivo quel che resta di questo circo. Tengono famiglia, come si dice.

Tra di noi possiamo dircelo serenamente: si continua solo per i soldi. Perché, banalmente, una sospensione causerebbe danni tali da mandare al collasso l’intero sistema, italiano ed europeo. Condividi il Tweet

Non ci sarà merito sportivo in nessun titolo in palio, ma chi questi titoli li vincerà li porterà in bacheca e li festeggerà di conseguenza, sancendo così un ritorno alla “normalità” che tutti ci auguriamo.

E allora abbracciamoci, cantiamo e portiamo insieme questa croce: inutile raccontarci che non ce ne frega niente, perché quando l’Inter scenderà in campo saremo lì a guardarla. Una consapevolezza nuova, però, ce la portiamo a casa: quella che ci ha fatto vivere in questi tre mesi, e che ci ha dimostrato che il calcio è davvero la cosa più importante fra le cose inutili.

Importantissima, perché l’Inter è una storia di valori umani prima ancora che sportivi. Ma siamo indubbiamente sopravvissuti senza Serie A, e avremmo potuto continuare a farlo ancora a lungo.

Nk³

Il calcio è uno sport stupido, l’Inter è l’unico motivo per seguirlo. Fermamente convinto che mai nessun uomo abbia giocato a calcio come Ronaldo (ma anche Dalmat non scherzava). Vedovo di Ibrahimovic, ma con un Mourinho in panchina persino i Pandev e gli Sneijder possono sembrare campioni. Dategli un mojito e vi solleverà il mondo.

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