Bauscia Cafè

Cosa conta davvero

Buongiorno cari lettori di BC, amici cari.

In questi giorni terribili e paradossali, si fa fatica a parlare di calcio. Banalmente perché anche il calcio si è finalmente fermato, ma sopratutto perché si fa fatica a parlare di qualsiasi cosa non sia davvero importante durante questa emergenza.

La cronaca nazionale la conosciamo tutti, non ho minimamente le competenze e la voglia di mettermi a parlare anche io di ciò che stiamo vivendo – per inciso: faccio a nome di tutti gli autori un grandissimo in bocca al lupo a tutti quanti, pure agli juventini (!) e spero che voi e le persone che amate stiate bene! – ma stavo analizzando il fatto che della scorsa partita, quella giocata a Torino, quella contro gli avversari di sempre, quella preceduta da infinite polemiche, quella persa oggettivamente male, a noi del blog non fregava oggettivamente nulla, da quello che abbiamo avuto modo di dirci in maniera privata.
Sì, per carità, alla fine durante la partita ti sei trovato lì e ti sei messo a vedere lo “spettacolo” proposto, ma in maniera distaccata, lontana quasi.

Come se quello che si è visto in diretta tv non fosse già una risonanza di luce di un qualcosa che pur capitando nel presente, faceva già parte di un determinato passato.

Un evento indefinito, lontano eppur vivo, sbiadito nei colori eppure vivido nelle forme. Anonimo nei contenuti – gli spalti vuoti, le scarse urla dei giocatori che di solito non si udiscono – e anonimo nelle emozioni, indipendentemente dal risultato.

C’è chi tra di noi – e mi ripeto, stiamo parlando di persone così fuori di testa da dedicare parte della loro vita a portar avanti un progetto gratuito che si basa sullo scrivere per una comunità bellissima riguardo una squadra di calcio, non proprio degli “occasionali” – non si è nemmeno sentito di accendere la tv.
Chi ha acceso e dopo dieci minuti del primo tempo ha spento e si è messo a leggere le notizie tragiche che arrivavano in quei momenti dalla lodigiana e dalla bergamasca.

Perché diciamocelo chiaramente, il calcio è fantastico, è forse la cosa più bella e appassionante di tutte le cose inutili. Il fatto però è questo:

Ci siamo improvvisamente catapultati in un momento storico in cui non è più tempo per pensare alle cose inutili. twittalo

Non che ci sia un divieto di pensiero – ci mancherebbe, è che incredibilmente siamo diventati tutti meno attenti a tutto ciò che prima poteva essere sì bello ed interessante, ma di contorno ad una vita di binari ben determinati. Ora questi binari han fatto si che il treno della nostra attualità sia improvvisamente deragliato. E ci ritroviamo spauriti e bagnati, come pulcini appena messi al mondo mi verrebbe da dire, a guardarci intorno senza capire cosa succederà domani.
E’ questa sensazione di novità, di spaesamento che mi ha fatto venire voglia di scrivere questo post, in maniera tale da condividere paure e spero forse anche speranze per tutto ciò che può portare il domani. Se si avrà la capacità di veicolare questo momento terribile nella miglior maniera possibile.

Pensateci amici. Se c’è qualcosa di positivo che paradossalmente il COVID-19 ha portato nelle nostre vite, è che ora ci ritroviamo tutti improvvisamente disinteressati a tutto ciò che di inutile e superfluo ci circondava fino ad una settimana fa.Il calcio ne è un esempio, ma non è l’unico ovviamente. Ogni persona ha le sue fisse e i suoi interessi, ma contano davvero ora come ora?

Cosa conta davvero?

E’ questa la domanda da porsi.

Parlatemi onestamente, vi interessa più sapere come andrà a finire il campionato di calcio? Sapere chi vincerà le coppe europee? Vi interessa più capire se gli europei si svolgeranno quest’anno o magari l’estate prossima o quella dopo ancora? Vi interessa più il nuovo modello della macchina che amate? E come sarà il nuovo iPhone? Ha qualche importanza? La vittoria o la sconfitta della Ferrari? L’NBA? Quella giacca di marca che guardavate nella vetrina del centro commerciale, è così importante comprarla ora? E il Rolex che ambite a possedere da anni? E la prova costume?

Cosa conta davvero?

In un momento storico in cui il nostro nemico è universale ed invisibile, in un momento storico in cui la distanza fisica dagli altri può salvare la persona che amiamo o quella che ci ha messo al mondo, le distinzioni che nella storia abbiamo fatto sempre tra di noi esseri umani, contano davvero? Siate onesti. Se domani sbarcassero 300 disperati a Lampedusa, vi importerebbe davvero? Avere fratture all’interno dell’umanità, la cui natura ci appare ora dopo ora sempre più unica e indivisibile, conta davvero?

cosa conta davvero?

Viviamo immersi nelle comodità che abbiamo ambito per millenni. Siamo connessi al Mondo intero, possiamo parlare con una persona che abita a diecimila chilometri di distanza da noi in tempo reale. Ma non possiamo stringere la mano al nostro vicino di casa. Offrirgli un bicchiere di vino. Scherzare con suo figlio, accarezzandogli i capelli.

Abbiamo una barriera invisibile che ci unisce tutti, perché è universale, e che deriva da cose che sono immensamente più grandi di noi e della nostra mania di controllo su ciò che abbiamo davanti. Abbiamo rincorso il benessere per decine e decine di anni, sin dal momento in cui siamo arrivati in questo mondo. Ci hanno detto cosa conta e cosa no, cosa è importante e cosa no, ma le importanze e i valori mutavano come muta la stagione che ogni volta viviamo. E noi a rincorrere, a rincorrere, a rincorrere.

Ora siamo fermi, per forza di cose. Dobbiamo esserlo! E improvvisamente in questi giorni meravigliosi di primavera anticipata ti affacci alla finestra, e vedi il cielo azzurro. Stretto in mano hai il telefono cellulare. Lo guardi, e ti sembra una cosa vecchia, superata, arcaica quasi. Il divano dietro di te, la televisione da 40 pollici con tv satellitare annessa davanti ad esso. La fibra ottica per poter avere il segnale migliore possibile.
E guardi ancora davanti a te, giù nel prato, quel ciliegio in fiore. E vorresti solo scendere, sederti alla sua ombra, e chiamare il tuo vicino di casa per far due chiacchiere, insieme.

Cosa conta davvero, nel 2020? Cos’è la ricchezza, quella vera?

Io spero con tutto me stesso che da questa cosa nuova, che non so bene come definire – pandemia, tragedia, stop, virus, emergenza – trovate voi il nome giusto, si possa un giorno non troppo futuro ripartire, imparando da tutto ciò che queste settimane ci stanno insegnando.

Tutti insieme, come Fratelli del Mondo, cercando per una buona volta di capire cosa è che conta davvero.

Un abbraccio a tutti, amici. State al sicuro, mi raccomando.

Magari ne usciremo meglio di come ne siamo entrati. Io lo spero. Noi tutti, lo speriamo.

Vujen

Classe '85, marchigiano, interista da tre generazioni. Appassionato di fotografia, Balcani e cose inutili ma costosissime. I suoi pupilli sono Walter Samuel e l'indimenticabile Youri Djorkaeff. Lautaro più altri 10.

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