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Obiettivo finale

A volte, per far capire l’importanza di alcune partite, bisogna raccontarne un po’ il contesto che gira attorno. L’Inter non raggiunge la finale di Coppa Italia dal 2011, anno in cui ha alzato il trofeo al cielo contro il Palermo, incidentalmente, anche l’ultima volta in assoluto che l’Inter ha vinto un trofeo, di cui pertanto quest’anno ricorre il decennale. In mezzo, tante delusioni, una squadra totalmente ricostruita, e un progetto tout-court nato sotto i migliori auspici ma che, colpa la recessione economica mondiale e cambi di equilibri geopolitici, ha subito una battuta d’arresto inopinata. L’anno scorso abbiamo conquistato un secondo posto in campionato e perso una finale di Europa League che, al momento di concludere la stagione, erano stati interpretati come il trampolino di lancio verso una vittoria concreta quest’anno. Quest’anno, digerita (no) la delusione in Champions, abbiamo una lotta serrata per il titolo, e una squadra forte e solida con una ossatura composta da alcuni elementi di grande qualità.

A tutte queste cose, alcune buone, altre no, deve aggiungersi la premessa che, tra il digiuno decennale e l’avere la possibilità di alzare di nuovo una coppa al cielo, c’è un 1-2 casalingo da recuperare contro la squadra che più di tutti ci evoca rivalità e contrasti. La Juventus. Ed è questa la partita che andremo a vivere questa sera.

Non vinciamo una C. Italia da 10 anni e non vinciamo qualcosa da 10 anni. Non andiamo in finale di Coppa Italia da 10 anni. Dobbiamo recuperare uno svantaggio contro i nostri nemici. Mi pare non ci sia bisogno di altre motivazioni. twittalo

Questa è la terza sfida nel giro di tre settimane contro di loro. Nella prima partita, siamo stati bravissimi a tenere il nostro baricentro alto in fase di non possesso andando a recuperare la palla grazie ad un ottimo pressing nella nostra metà campo e a ripartire in maniera sempre efficace, sfruttando le loro brutte spaziature in copertura su Brozovic, Barella e Vidal, per una vittoria che poteva essere anche assai più larga del 2-0 finale. Nella seconda partita, l’andata di questa doppia sfida di semifinale, abbiamo invece subito la loro, di pressione. I loro centrali sono andati a prendere i nostri attaccanti da ben prima del cerchio di centrocampo, e in ripartenza hanno sfruttato le nostre, di spaziature scorrette in fase difensiva. Ciononostante, hanno segnato i loro due gol su rigore (complice un VAR diciamo così invadente) e su un regalo nostro di quelli che capitano una volta all’anno. Per il resto, nel secondo tempo, siamo stati comunque noi egemoni nella gestione del gioco, nei ritmi e nelle occasioni. Però – come spesso accade – abbiamo concretizzato meno in percentuale di quanto abbiamo creato. Per cui, per la sfida di stasera, dobbiamo porci due domande. Come possiamo aggiustare l’approccio alla partita per poter di nuovo comandare il gioco per 90 minuti? Come possiamo fare due gol senza subirne?

La prima domanda è molto stimolante per chi come me viene da anni e anni di visioni di sfide di playoff di altri sport (la pallacanestro, nel mio caso), al meglio delle 5 o delle 7 gare. Come avevo accennato la scorsa settimana, sfidare nel calcio la stessa squadra per tre volte in 21 giorni significa dover andare al di là del mero confronto su chi è più forte e chi no, specialmente se non c’è una grande differenza qualitativa tra le due rose. Bisogna invece pensare ad adattare il proprio gioco a quello che l’avversario ha proposto, prevedere quali possono essere gli aggiustamenti che l’avversario vorrà adottare. Per esempio, era chiaro che nella sfida di campionato Brozovic fosse stato troppo libero di fare quello che voleva durante tutta la partita; era pertanto normale aspettarsi che Pirlo gli dedicasse qualche attenzione in più nella partita di Coppa Italia, cosa che si è verificata. A questo punto Conte deve riprendere il possesso del suo Brozovic migliore, può affiancargli per esempio un altro palleggiatore sì da divergere l’attenzione degli avversari, oppure può arretrarlo per sfidare gli avversari a prenderlo scoprendosi. Questo è un solo esempio, ce ne saranno altri 20 da seguire durante la partita. Aggiustare e adattare il nostro gioco all’avversario, e prevedere le mosse che faranno gli altri.

Terza sfida in tre settimane. Le due squadre si conoscono bene, bisognerà prevedere le mosse dell’avversario, gli aggiustamenti, e colpirli nei loro punti deboli.

Per la seconda domanda, è prevedibile che la Juve aspetti per poter ripartire. Sono in vantaggio e se c’è una cosa che sanno fare bene, è organizzarsi dietro a difesa schierata grazie a tre ottimi marcatori come De Ligt, Chiellini, e Demiral. Non ha fatto una partita diversa Sabato scorso d’altra parte contro la Roma, dove immediatamente dopo il vantaggio, ha concesso campo ai Capitolini per poi ripartire con più campo davanti (e con Cristiano Ronaldo è anche più facile). La Roma ha comandato il gioco, è stata per tanto tempo nella metà campo Juventina, ma è andata a malapena vicina a segnare, un po’ per la loro fumosità, ma tanto appunto a causa dell’organizzazione difensiva Juventina. Noi dovremo essere molto veloci nel far girare la palla, usare per bene le fasce (meno male che ci sta Hakimi stavolta) per aprire il loro forziere. Loro sono bravi, ma non sono imbattibili, specialmente se dovessero scoprirsi dopo un attacco, non sanno poi come rientrare in difesa. E noi dovremo essere cinici a sfruttare tutte le occasioni che ci verranno concesse.

Quello scolorito va fermato. In primis.

Insomma, non è impossibile andare a vincere con due gol di scarto a Torino. Non è impossibile andare in finale di Coppa Italia. Una finale che manchiamo da 10 anni. Una finale che non vinciamo da 10 anni. E insomma, dico che sarebbe di nuovo, finalmente, ora.

Tzara

Nella vita ha cambiato città, Nazione, lavoro e amori ma l'Inter è sempre rimasta. Non ha molti desideri, ma se riavesse un centrocampo con Veron, Cambiasso Stankovic e Figo non si dispiacerebbe.

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