Coppa del Patriota: Atto Primo

Uno non fa in tempo a riprendere fiato e rientrare in uno stato di neutralità emotiva che subito deve fare i conti con nuove incoraggianti notizie: Lukaku si è infortunato ancora, Calhanoglu e Barella sono affaticati, Handanovic ha problemi fisici e Dalbert è vicino al rientro. Oggi si gioca ancora, sorelle e fratelli interisti, affrontiamo il Parma a difesa del nostro titolo di campionissimi nella ridente Coppa Italia.

Ho seguito attentamente gli emiliani finora e posso presentarvi la gara di stasera dall’alto delle mie conoscenze. Il Parma di Fabio Pecchia, attualmente sesto in Serie B, è una squadra che in attacco sventola la bandiera di albione: Man e Inglese sono una coppia che fa potenzialmente dell’intesa il proprio punto di forza, due giocatori che non hanno problemi ad intendersi e parlare la stessa lingua in campo.

In porta ritroviamo Gigi Buffon, che insieme a Franco Vazquez, ex Palermo, compone l’unico asse di giocatori di cui posso almeno riconoscere il volto. Il fatto che abbiano settantasette anni in due non depone a favore della mia giovane età e solleva qualche interrogativo doveroso sul triste scorrere del tempo.

Vazquez in realtà è un giocatore qualitativo che con il tempo ha perso anche quel briciolo di rapidità che poteva avere nei suoi anni migliori, ma rimane un giocatore di classe. Inglese a parer mio dovrebbe essere un lusso per la Serie B e pur non avendo doti tecniche incredibili rimane un grandissimo colpitore di testa. Su tutti gli altri – escluso Buffon – non so veramente cosa dire, l’unica informazione potabile che mi è passata sotto mano è che hanno eliminato il Bari vincendo di misura nel turno precedente. Quello che potete trovare cercando in qualsiasi motore di ricerca è quello che sa anche il sottoscritto, a volte bisogna ammetterlo serenamente.

Vi confesso infatti che mi auguravo almeno che il nostro tecnico potesse fornirmi qualche spunto di scrittura ulteriore, ma non c’è stata alcuna conferenza stampa pre-partita. Nessuno voleva aiutarmi oggi. Credo pertanto sarò costretto a parlare di noi e a portare avanti qualche riflessione circa il momento che sta attraversando la nostra squadra. Il concetto che voglio portare avanti è che ritengo questa squadra abbia una colonna da cui passa la propria espressione qualitativa: |De Vrij – Brozovic – Lukaku|. Almeno sul piano strettamente teorico, De Vrij è il difensore che possiede più capacità di lettura del gioco e doti nel costruire la manovra dal basso, mentre Brozovic è l’unico centrocampista che ha nelle sue corde il dettare i tempi della squadra.

Su Lukaku onestamente sono particolarmente contrariato, volendo usare un eufemismo. E’ l’unico attaccante che abbiamo in grado di attaccare la profondità, dotato di passo e sulla carta sarebbe dovuto essere il perno del nostro reparto offensivo. Questa era tutta teoria, ora passiamo all’analisi dei fatti. De Vrij è in calo da oltre un anno, è in scadenza di contratto e quest’anno ha praticamente perso la titolarità a favore di Acerbi. Brozovic sta patendo diversi infortuni fastidiosi e ha saltato un’ampia porzione di stagione e Lukaku semplicemente non è esistito finora. L’Inter quest’anno di fatto non è riuscita a dare continuità alla sua colonna di squadra, gli alti e bassi probabilmente passano anche da qui.

Le alternative di questi tre giocatori, che ballano tutti tra i 29-30 anni, sono: Mkhitaryan (33 anni), Acerbi (35 anni) e Dzeko (36 anni). Oltre a tutto quello che ho scritto l’altro giorno, probabilmente è sensato riflettere anche sulla possibilità che giocatori abbondantemente oltre i 30 anni, che dovrebbero essere nella struttura della rosa alternative ai titolarissimi, se chiamati a giocare ogni tre giorni, possano accusare un calo fisiologico di brillantezza. Per quanto riguarda il sostituto Brozovic ci sarebbe da aprire una parentesi, visto che nei fatti sta giocando Mkhitaryan spostando Calhanoglu davanti alla difesa, ma l’idea di fondo era quella di dare il ruolo di vice-Brozovic ad Asllani. Sul giovane credo ci sia da pazientare ed è un investimento che personalmente appoggio in toto, ma che il giocatore ad oggi sia comprensibilmente acerbo credo sia oggettivo.

Sulla costruzione della rosa poi ci sarebbe da ragionare in maniera attenta, visto che – in teoria – sarebbe aperto il mercato di riparazione. Se Lukaku praticamente non ci sta dando nessuna garanzia ed è un calvario di noie fisiche e Correa si sta sta applicando per farmi rimpiangere Mauro Zaraté, considerando che abbiamo tantissime partite da giocare da qui in avanti ed un calendario fittissimo, giocando di base sempre con due punte fisse, non siamo tristemente corti? Intendiamoci: se dobbiamo andare a riesumare un Caicedo anche quest’anno possiamo stare serenamente così, che di zombie raccattati a Gennaio ne ho già visti abbastanza, ma i fatti suggeriscono che per una ragione o per l’altra questa squadra sia sempre “corta”.

D’altronde – non è cattiveria – se riduci il numero di giocatori arruolabili in rosa per ragioni contabili e quelli che rimangono sono attempati, se giochi ogni tre giorni è lecito aspettarsi qualche problema. Si parlava, ricordo le parole di Inzaghi, di mettere in rosa un quinto attaccante giovane ad inizio stagione. Che gli è successo? In realtà lo sappiamo tutti perchè non è qui, ma mi andava di risollevare una questione: laddove sono esigenze di carattere economico e non necessità di carattere sportivo a dettare le scelte in una società sportiva, allora la coperta da qualche parte purtroppo ti rimarrà corta. Basta saperlo.

Personalmente sono più preoccupato guardando al futuro che a questa stagione. Parecchio. Ed ogni risultato negativo viene amplificato da questa mia incapacità di guardare con ottimismo a quello che verrà. Perchè questa squadra quest’anno, probabilmente vivacchiando, in fondo ci arriva, con una buona qualificazione agli ottavi di Champions League da sfoggiare orgogliosamente, ma l’anno prossimo sarà da ricostruire in tutti i reparti. In difesa hai Skriniar e De Vrij che sono in scadenza quest’anno e non sappiamo che succederà. Oltre a questi abbiamo dei giocatori attempati (D’Ambrosio, Acerbi) e Bastoni che il prossimo anno è in scadenza. A dirla tutta saremmo pochini pure quest’anno, ma ignoriamo il problema, che qui è stata dura anche solo portare a casa Acerbi a due spicci.

“Oggi la lungimiranza del dirigente è capire quando rinnovare il contratto dei calciatori. Prima era l’El Dorado, oggi le altre leghe sono più competitive e quindi oggi dobbiamo esser bravi quando si va a due anni a scadenza a rinnovare o vendere”

AD Giuseppe Marotta, 16 Novrembre 2022

A me fa piacere e condivido pienamente il punto di vista del nostro AD, tanto che sono d’accordo con lui. Assolutamente. Ecco, si insomma, se non avessimo letteralmente Skriniar e De Vrij già liberi di accordarsi con la qualsiasi perchè in scadenza tra sei mesi e Bastoni e Calhanoglu in scadenza l’anno prossimo glorificherei queste parole. A proposito qual è il piano di battaglia con Bastoni e Calhanoglu, perchè finora siamo tutti focalizzati su Skriniar sperando in un miracolo, quando potrebbe essere una partita già compromessa e il tempo per gli altri due si restringe pericolosamente. Quindi peccato davvero che non sia tanto illuminato da scindere queste frasi dal contesto della squadra che amo, mi tocca riscoprirmi un sempliciotto e mi viene da pensare che questo discorso, attuale anche se di due mesi fa, possa stridere un pochino con la nostra realtà dei fatti.

Continuiamo però ad analizzare la nostra rosa anche in una prospettiva futura, dove con questa locuzione si intende: tra sei mesi. In attacco Lukaku tornerà al Chelsea e per quello che sta proponendo ci può restare tranquillamente, Correa qui ha finito e rimangono forse Dzeko, il cui contratto scade questo Giugno e Lautaro Martinez. Quindi potenzialmente avrai un giocatore in un reparto che ne richiederebbe cinque per essere completo giocando con due punte. Tutto questo in un contesto in cui non possiamo spendere una lira, anzi dobbiamo vendere per finanziarci. Posso essere legittimamente preoccupato? Non sono ancora arrivato al moriremo tutti, ma posso avere un marginale giramento di scatole? Per quanto possa avere fiducia nella mia dirigenza, qui mi si chiede un atto di fede. Quindi insomma, stasera mi distraggo volentieri con questa imperdibile partita contro il Parma che spero vada bene, ma qui ci sono tante cose da fare e il tempo per metterci mano è poco.

Può una società come l'Inter accettare di vivere alla giornata? twittalo

A me poi personalmente non dà fastidio perdere, sorprendentemente. In realtà un pochino si, ma posso accettarlo. Quello che però mi fa cadere le braccia – e sto dando prova di grande educazione – è il vedere di fronte a me delle prospettive declinanti senza un progetto chiaro. Siamo letteralmente al vivacchio in attesa mistica di qualcosa che speriamo possa succedere e che ci cambi la vita in un mondo migliore, ma fino ad allora si tira avanti e incrociamo le dita: magari va bene, magari va male. Questo per me è il peggio e fatico ad accettarlo. Stiamo cercando di rallentare una caduta, di fatto. Prima o poi picchieremo il sedere a terra e non abbiamo grossi piani per invertire la rotta, ma per il momento cerchiamo di sorridere e di scendere piano pianino, senza farci troppo male. Ma sapete che in fin dei conti concentrarsi sulla Coppa del Patriota non è poi così male?