Bauscia Cafè

No news, bad news

Mi sento decisamente in controtendenza rispetto a quella che mi sembra essere la maggioranza del tifo nerazzurro in queste ore. In particolare ieri leggevo un clima di gioia diffusa, di festeggiamenti, addirittura di champagne. Non so: cosa c’è da festeggiare? Dov’è la novità? Qual è la notizia? E’ divertente -senza ombra di dubbio- assistere alla vana, inconcludente e patetica onnipotenza di questo novello Don Chisciotte con un solo sopracciglio, e c’è da augurarsi che davvero tenga fede ai suoi comunicati e vada avanti in tutte le sedi: noi continueremo a ridergli dietro in tutte le sedi. Ma a parte questo, appunto, su tutta la vicenda trovo poco da gioire.
Non vedo la novità, innanzitutto: quello che sarebbe successo l’avevamo scritto prima delle richieste di Palazzi e ripetuto dopo la sua relazione. Se la stragrande maggioranza dei media e della pseudo-informazione cavalcava l’onda di una non-notizia sostenendo il contrario, non è un problema nostro. Non posso fingermi stupito perchè non è andata a finire come paventavano certi giornali, per il semplice fatto che qui non abbiamo scritto il contrario solo per un qualche spirito di contraddizione: abbiamo scritto il contrario perchè sapevamo come stavano le cose, perchè non abbiamo clienti da accontentare nè padroni da assecondare, perchè -in sostanza- nessuno ci paga per scrivere falsità. E’ andata come doveva andare, è finita come doveva finire: con il rispetto delle regole. Perchè stupirsi?
Ciò che mi ha stupito -in positivo- semmai, è il modo in cui il Consiglio Federale ha affrontato la questione: la stragrande maggioranza dei consiglieri sembrava quasi in imbarazzo nel doversi pronunciare su una questione tanto banale. Tranquilli, sereni, rilassati, sicuri che quello che stavano facendo poteva avere un unico epilogo, che non si prestava a intepretazioni, forzature, prese di posizione oltre i confini della realtà. “Sono state semplicemente rispettate le regole” ha detto Tommasi, “Mi piace rispettare le regole in ogni cosa” gli ha fatto eco Nicchi (che ha anche aggiunto un eloquente “Astenuto? No, certo che ho votato: non sono mica rincoglionito“), “Abbiamo semplicemente preso atto della relazione” chiosa Tavecchio, “Ha vinto il buon senso” secondo Cellino. Persino Cudicio, unico voto contrario, ci ha tenuto a specificare che “Le motivazioni che mi hanno portato a votare contro la delibera sono esclusivamente di natura giuridica. Oggi stavamo discutendo se c’era o meno la competenza del Consiglio Federale a decidere, questo lo voglio ricordare“, ovvero che non ha votato a favore della revoca, ma semplicemente a favore della competenza del Consiglio a decidere. Stessa precisazione che ha fatto Abodi parlando della sua astensione, fra l’altro, aggiungendo che anche una “censura morale” sarebbe stata improponibile. Restano solo i deliri del neo-moralizzatore Lotito, che chissà dove ha visto un “illecito accertato” (a proposito, Presidente Moratti: questa si chiama diffamazione), ma pazienza. Tutti concordi, inoltre, nello specificare che ben lontanta dall’essere una “non-decisione” quella del Consiglio Federale è una presa di posizione chiara e precisa, arrivata, fra l’altro, grazie a quello che è stato un vero e proprio plebiscito. Più di così non ci si poteva aspettare.
Poi c’è Giancarlo Abete, però, che continua nel suo disperato tentativo di non scontentare nessuno esibendosi in una conferenza stampa degna del migliore dei trapezisti. Un colpo al cerchio e uno alla botte: Cuor di Leone non si smentisce e, nonostante il Consiglio Federale gli abbia impedito di procedere con la “censura morale” dei suoi sogni, ha trovato il modo di restare in equilibrio un altro po’. E allora ecco che
Sia chiara una cosa: anche in presenza di una titolarità della Figc a decidere, la Federcalcio avrebbe espresso comunque parere contrario alla revoca
(capito Massimo? Siete limpidi!)
perché rimane la separazione dei ruoli da parte del Consiglio federale rispetto agli organi di giustizia
(mica per altro, Andrea! Non penserai mica che ti sto dando torto?)
L’esposto della Juventus poteva anche non avere una risposta
(Sì Massimo, guarda, hanno alzato tutto sto casino poggiandosi sul nulla)
Ma la Figc ha ritenuto di certificare una risposta in modo tale che anche la società che non ritenesse di condividere questo tipo di delibera possa procedere ad un iter
(vai Andrea, vai! Continua nella tua battaglia, sto facendo di tutto per fornirti una giustificazione! Io sono con te!).
Quel “società che non ritenesse di condividere questo tipo di delibera“, poi, è veramente imbarazzante. Il Presidente della Federazione, in pratica, sta mettendo nero su bianco la possibilità per le società federate di fregarsene delle posizioni ufficiali, delle delibere, delle decisioni e -perchè no- anche delle sentenze della Federazione stessa. L’ennesimo autogol di Cuor di Leone, sperando per lui che almeno questo resti senza conseguenze.
E a proposito di autogol, Abete non perde l’occasione per tendere di nuovo la mano ai polemizzatori di professione rimarcando che
Non esiste una prescrizione etica
Sorvoliamo pure sul fatto che questa frase è stata ormai smentita anche dal Consiglio Federale e resta quindi una semplice opinione -per altro discutibile- di Abete, che approfitta di una conferenza stampa federale per rimarcarla (giochino già visto con la relazione di Palazzi), e poniamoci una domanda semplicissima: ma se non esiste una prescrizione etica, perchè non ci revocate lo Scudetto? Io mi stavo abituando all’idea, e non mi dispiaceva neanche un po’.
Conclude, Abete, con il colpo di teatro finale:
mi sarei aspettato posizioni concilianti e che andasse incontro alla rinuncia della prescrizione
Ancora. La balla di Palazzi certificata, quindi, dalla follia di un Presidente Federale che non ha più -palesemente- la minima idea di cosa sta dicendo. L’Inter avrebbe dovuto dimostrare “posizioni concilianti” e “rinunciare alla prescrizione”, secondo lui.
Dimostrare posizioni concilianti con chi non perde occasione per infamarla in ogni sede, forse?
E rinunciare alla prescrizione per far piacere a chi? A chi la prescrizione se l’è tenuta sempre ben stretta, certificando 15 anni di campionati?
E in che modo, visto che l’accusato ha -purtroppo- lasciato questo squallido mondo che ancora non si rassegna, e continua ad infamarlo?
E anche ammesso (ed è tutto da dimostrare) che sia possibile rinunciare alla prescrizione, chi difenderebbe in giudizio il Presidente Facchetti?
Chi sceglierebbe il suo avvocato, e a che titolo?
E chi, in ultima istanza, fornirebbe per lui quelle “idonee giustificazioni volte a sminuire il senso delle intercettazioni” che Moratti ha fornito di persona in due-ore-due di colloquio allo stesso Palazzi, e che da Palazzi sono state ritenute sufficienti a chiudere la questione?
E se anche si superassero tutti questi problemi come si farebbe a procedere, visto che l’archiviazione della posizione di Facchetti è avvenuta non (solo) per prescrizione ma anche (e soprattutto) per improcedibilità?
Ecco, quindi, che Abete -esattamente come Palazzi- ricomincia a buttare parole al vento, prive di significato, di contenuto, di qualsiasi possibile conseguenza. E lo fa anche lui -esattamente come Palazzi- ben sapendo che nessuno gliene chiederà mai conto. La malafede eletta a sistema.
Ecco perchè non vedo niente da festeggiare, oggi. Ecco perchè non trovo niente di cui gioire. Non credo neanche che abbiamo vinto una battaglia, tanto vuote e banali nei contenuti sono le lotte proposte da Don Chisciotte e portate avanti da Cuor di Leone con il supporto del suo Procuratore Federale, del suo braccio armato. Oggi non abbiamo vinto una battaglia, abbiamo solo chiarito un punto. E, in cambio, abbiamo avuto le avvisaglie della guerra che ci aspetta. Una guerra senza esclusione di colpi, una guerra in cui quelle che dovrebbero essere le figure cardine del sistema, quelle che dovrebbero certificarne la credibilità e l’imparzialità, si sentono invece libere di schierarsi apertamente e selettivamente contro alcuni tesserati, di mentire a loro danno, di usare fraudolentemente la propria posizione per dare forza alle proprie illazioni, di sfruttare tutto l’appoggio dei media “di famiglia” (della famiglia di chi in questi giorni si è chiuso in un falso silenzio: non dimenticatevi di loro) per creare una realtà virtuale che non esiste sul campo da gioco, non esiste nei regolamenti, non esiste da nessuna parte se non nei loro sogni più nascosti.
C’è una storia che continua a tornarmi in mente in questi giorni. Una storia che ha come protagonisti due ispettori federali, mandati a bordo campo durante una partita di Serie A ad osservare, scrutare, studiare ogni minimo gesto venisse fuori da una specifica panchina, disinteressandosi di quella di fianco.
Non so neanche spiegare quanto abbia trovato ignobile, meschino e senza vergogna quel gesto da parte del Procuratore Federale.
Non so spiegare quanta rabbia provo a pensare che questa è la realtà del calcio italiano.
Che questo è stato il recente passato.
Che questo è il presente.
Che questo sarà l’immediato futuro.
Presidente Moratti,
diamoci un taglio.

Nk³

Il calcio è uno sport stupido, l’Inter è l’unico motivo per seguirlo. Fermamente convinto che mai nessun uomo abbia giocato a calcio come Ronaldo (ma anche Dalmat non scherzava). Vedovo di Ibrahimovic, ma con un Mourinho in panchina persino i Pandev e gli Sneijder possono sembrare campioni. Dategli un mojito e vi solleverà il mondo.

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