Bauscia Cafè

Una storia disonesta (seconda parte)

Di certo Giancarlo Abete si aspettava un aiuto maggiore dal Procuratore Federale, qualcosa che potesse toglierlo d’impaccio, ma tant’è: in questa situazione ci si è infilato lui e nessuno vuole farcisi trascinare. Evidentemente il leggendario cerchiobottismo del Presidente ha fatto proseliti, in Federazione.
Deputato, imprenditore, ex responsabile del settore tecnico della FIGC ed ex Presidente della Lega C, nel 2007 Abete succede al Commissario Straordinario Pancalli e assume il ruolo di Presidente della FIGC. A lui il compito di “moralizzare” il calcio italiano, a lui il compito di guidarlo nel delicato dopo-calciopoli. In questa fase Abete ha due strade: condannare duramente il passato e i suoi protagonisti, o cercare di ricucire i rapporti usando la diplomazia. Sceglierà di non scegliere, sceglierà di non decidere, in quello che -vedremo- diventerà il leitmotif della sua Presidenza: mentre in molti sperano  (chissà perchè) in una serie di prese di posizione, atti e provvedimenti che possano davvero far voltare pagina al calcio italiano, infatti, diventa presto chiaro a tutti il motivo per cui Abete viene ironicamente soprannominato “Cuor di Leone”. Un colpo al cerchio e uno alla botte per una stagione, poi riecco alcuni volti noti: da Marcello Lippi in Nazionale fino all’assurda nomina di Antonello Valentini (sì, proprio quello di “bisogna mettere gente funzionale al sistema” perchè “la nostra è una giustizia sui generis“) a Direttore Generale della Federazione. Può un uomo del genere tagliare i ponti con il passato? Può rispondere con la dovuta durezza a chi prova a ristabilire le solite ingerenze sulla Federazione? No, non può.
E così Cuor di Leone naviga a vista, cercando di mantenere un equilibrio che diventa sempre più precario tra società che di stare in equilibrio non ne vogliono sapere. Finisce col subire le sempre maggiori pressioni di Andrea Agnelli (!) e della piazza bianconera, alla ricerca di un dialogo che non può esserci con chi continua a cavalcare Calciopoli per fare bella figura con i propri tifosi. Ritarda il più possibile il pronunciamento sulla proposta di radiazione di Moggi (cercando più volte di archiviarlo nella speranza che il fatto passi sotto silenzio) senza capire che non è Moggi il problema, non riesce a gestire la situazione che gli sfugge di mano e arriva al punto di non ritorno: l’esposto Juventino che richiede -senza titolo- la revoca dello Scudetto 2006. Non ha alternative a questo punto, Abete: messo in un angolo, deve decidere se rigettarlo come irricevibile o avallarlo. Sceglie come al solito la terza strada: lo scaricabarile. E così butta la patata bollente tra le mani di Stefano Palazzi, pregando in cuor suo -e in gran segreto- per una archiviazione che lo sollevi da ogni responsabilità. Ma Palazzi, come già detto, di fare il vaso di coccio non ha alcuna intenzione e seguendo l’esempio del Presidente dà un colpo al cerchio e uno alla botte -archiviazione di qua, condanna morale di là- e se ne lava le mani.
Il pallino torna quindi nelle mani di Abete che, di nuovo, ha due alternative: revocare lo Scudetto o dichiarare l’incompetenza del Consiglio Federale e sancire definitivamente la fine di ogni discussione. In cuor suo chiuderebbe qui la questione lasciando tutto com’è, Abete, ne siamo certi: se non fosse che finirebbe con lo scontentare la Juventus. Ma d’altra parte se revocasse il titolo a rimanere scontenta sarebbe l’Inter (che potrebbe tra l’altro presentare ricorsi su ricorsi, esponendo la Federazione al concreto rischio di brutte figure istituzionali e difficoltà economiche non da poco, ma di questo parleremo -eventualmente- più avanti). Di nuovo, Cuor di Leone si trova davanti a due alternative. Di nuovo, probabilmente, sceglierà la terza: in molti già parlano, infatti, della scelta da parte del Presidente di non revocare lo Scudetto ma presentare, contemporaneamente, una sorta di “censura morale” riguardante gli atti messi in evidenza da Palazzi. Così facendo spera di riuscire come al solito a dare un colpo al cerchio e uno alla botte, accontentando formalmente l’Inter -che avrà il suo Scudetto- e “moralmente” la Juventus -che potrà continuare ad atteggiarsi a vittima della situazione-. Non si rende conto, Abete, che come al solito invece finirà con lo scontentare tutti: accetterà, l’Inter, di subire una “censura morale” sulla base di mere considerazioni di un Procuratore Federale che nel recente passato ha dimostrato tutto fuorchè di essere infallibile? Accetterà, la Juventus, di vedere chiusa la questione restando di fatto con un pugno di mosche in mano, con un sito taroccato nel palmarès e con l’intima convinzione di aver subito un sopruso?
Forse no.
Quello che è certo, per ora, è che la relazione di Palazzi -causata dai continui tentennamenti di Abete- ha spostato ulteriormente il confine delle polemiche, degli scontri e dei colpi bassi in un ambiente ormai senza guida e senza direzione, che sembra non trovare pace e accordo su nulla fuorchè che sui soldi (commovente vedere Inter e Juventus a braccetto nella lotta con le “piccole” per i diritti tv, nel frattempo).
Quello che è certo è che in molti, oggi, hanno un limite di sopportazione molto più basso e sono disposti molto meno a tollerare le incertezze di un Presidente inadeguato, e le bassezze di un movimento calcistico da troppo tempo malato terminale. Un movimento calcistico che senza una guida rimbalza in maniera incontrollata da uno scandalo all’altro senza sapere come difendersi, senza più alle spalle una moralità in grado di fare da paracadute, di limitare i danni, di moderare una inesorabile perdita di credibilità che si sta diffondendo a macchia d’olio nell’ambiente italiano ed europeo.
Questi sono i danni di Calciopoli, non uno Scudetto in bilico. Questi sono i danni di 10 anni di malaffare che tra doping e combine hanno trasformato il calcio italiano da punto di riferimento mondiale a un circo di nani e ballerine, in cui i risultati latitano e da cui i campioni scappano. Un circo nel quale il Procuratore Federale può dichiarare guerra ad una squadra al solo scopo di assecondare i tentennamenti del suo Presidente.
Sì, perchè è ora di capire qual è la situazione reale e cosa ci si sta giocando davvero. E’ ora di capire la vera gravità della relazione di Palazzi, che va ben al di là di uno Scudetto usato solo come pretesto per chiarire, una volta di più, l’aria che tira. Per chiarire che il Procuratore Federale può buttare fango su chi vuole e avere le preferenze che più gli aggradano, può mandare i suoi ispettori a “tenere sotto stretta osservazione” una panchina disinteressandosi di quella di fianco, può istruire un proprio personalissimo regime del terrore sotto la cui lente mettere chi più gli sta antipatico e lasciare in pace chi, invece, non vuole essere disturbato (a proposito, qualcuno ha notato in tutto questo trambusto tra Inter e Juventus l’assordante silenzio di una terza squadra, tutt’altro che estranea sia a Calciopoli che alla relazione di Palazzi?).
Il tutto nel silenzio di un Presidente Federale troppo impegnato a cercare le simpatie di tutti per fare il proprio mestiere.
Il tutto con l’inaccettabile complicità di chi quel sistema contribuisce a portarlo avanti investendo soldi, portando lustro, combattendo battaglie fianco a fianco con gli attori marci di questo movimento.
Tutto quello che abbiamo vissuto in questi ultimi 15 giorni, ben lontano dall’inserire nuovi elementi alla questione, si basa essenzialmente su un fatto: sull’incapacità, cioè, di Giacinto Facchetti di fornire quelle “idonee giustificazioni” che nel caso di Moratti sono state sufficienti a chiudere la questione in due ore di colloquio.
Questo è il livello attuale del calcio italiano.
Questo è il calcio che noi foraggiamo.
Presidente Moratti, non sarebbe ora di darci un taglio?

Nk³

Il calcio è uno sport stupido, l’Inter è l’unico motivo per seguirlo. Fermamente convinto che mai nessun uomo abbia giocato a calcio come Ronaldo (ma anche Dalmat non scherzava). Vedovo di Ibrahimovic, ma con un Mourinho in panchina persino i Pandev e gli Sneijder possono sembrare campioni. Dategli un mojito e vi solleverà il mondo.

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