Bauscia Cafè

Una storia disonesta (prima parte)

Un post in due parti, per inquadrare bene gli avvenimenti di questi giorni. Perchè chi parla di giustizia e di Scudetti in bilico, si sta solo lasciando distrarre.

L’elemento principale del controllo sociale è la strategia della distrazione, che consiste nel distogliere l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche utilizzando la tecnica del diluvio o dell’inondazione di distrazioni continue e di informazioni insignificanti

-Noam Chomsky-

Distrazioni continue, informazioni insignificanti: ed ecco che di colpo tutti si ritrovano, anche da queste parti, a parlare di ciò che deciderà la Federazione, di una revoca dello Scudetto, di leggi, regolamenti, ricorsi e possibili conseguenze. Ma cosa è cambiato in questi 15 giorni? Quali novità sono emerse, quali nuovi elementi? Quanto ha aggiunto la relazione di Palazzi alla situazione precedente? Nulla. Nessuna. Zero. La situazione è esattamente questa, identica a sè stessa ormai da un lustro. In più, semmai, c’è una richiesta di archiviazione avanzata dal Procuratore Federale che chiude definitivamente la porta a qualsiasi velleità di rivisitazione del processo sportivo. Perchè allora le considerazioni di Palazzi hanno fatto tanto rumore?

Distrazioni continue, informazioni insignificanti. La strategia della distrazione è il primo dei dieci principi individuati da Chomsky nei suoi studi relativi alle metodologie usate per il controllo e la manipolazione dell’opinione pubblica, e non deve suonare strano se è proprio in questa strategia che si trovano le risposte al putiferio scatenato da Palazzi, non deve suonare strano il fatto che per capire fino in fondo cosa è successo ci si ritrovi a parlare di opinione pubblica e politica. Non deve suonare strano, perchè la relazione di Palazzi e il quadro all’interno del quale è stata dipinta -come un vero capolavoro- è esattamente questo: politica, che con la giustizia sportiva non ha niente a che fare. E lo sa benissimo e ne è cosciente lo stesso Palazzi, che giuridicamente commette un abominio. O forse un capolavoro.
Come un novello artista, il Procuratore Federale costruisce la sua impalcatura su un sistema di eccezioni e contraddizioni talmente articolato e complesso da risultare quasi inestricabile, impossibile da dipanare. Ed ecco quindi che Moratti “fornisce giustificazioni idonee” rispetto ai suoi comportamenti e Facchetti -che evidentemente non può essere ascoltato- no. E proprio questo non poter essere ascoltato di Facchetti è tale da “integrare la violazione dell’art. 6, comma 1, CGS“. Là, la pennellata dell’artista, la frase a effetto buttata lì per far deflagare la bomba. Risultato garantito, e per nulla attutito -ovviamente- dal fatto che subito dopo si specifica che “la maggior parte delle fattispecie portate al vaglio dei Giudicanti nei procedimenti originati dalle note indagini è stata derubricata in violazione del solo art. 1 del codice all’epoca vigente“. Che cosa sta facendo il Procuratore Federale? Sta riproponendo un’accusa già smentita in passato da una interpretazione giurisprudenziale. Un abominio, che un professionista del calibro di Palazzi non può non comprendere, non può non mettere in atto in perfetta coscienza. Ma sono proprio le sue conoscenze in materia che lo rendono consapevole del fatto che questo abominio non andrà mai a processo, quindi non potrà mai essere messo in evidenza. E quindi da abominio si trasforma in capolavoro. Un capolavoro di malafede, ma pur sempre un capolavoro.
Palazzi compila una relazione che non ha ragione di esistere, figlia di un esposto irricevibile, frutto del lavoro di 13 mesi su fatti improcedibili ab initio. E questo Palazzi lo sa benissimo, ma sceglie di indagare su fatti già prescritti, sceglie di produrre una relazione come se dovesse chiedere un deferimento già sapendo che non potrà farlo. Questi non sono atti di un procedimento messi insieme da un Procuratore Federale: sono opinioni personali di Stefano Palazzi. E lui lo sa. Lui sa benissimo che si sta semplicemente fregiando del suo ruolo per avvalorare sue opinioni personali: lo sa perchè sa che un Procuratore non esiste se non c’è un procedimento, lo sa perchè sa che “invitare” una parte a rinunciare al diritto alla prescrizione è comportamento altamente strumentale e atto non consono ad un Procuratore Federale nell’esercizio delle sue funzioni. E’ perfettamente cosciente, questo fuoriclasse dell’ordinamento (e non sto affatto scherzando), che tutto quello che scrive non subirà mai un contraddittorio, che non dovrà renderne conto a nessuno, che non avrà -stavolta- un procedimento da vincere. E allora cavalca l’onda, arrivando a dire che solo per l’Inter (“in ipotesi” aggiunge, il genio!) potrebbero essere prese delle decisioni di rilievo disciplinare.
Perfettamente conscio di quello che fa carica sull’Inter, prima di lavarsene le mani ributtando, al limite, la palla alla Federazione ma senza neanche sbilanciarsi più di tanto (“questo Ufficio ritiene che sulla questione costituente oggetto dell’esposto possa, in ipotesi, pronunciarsi esclusivamente la Federazione“) e comunque non prima di aver ribadito la “improcedibilità delle situazioni di rilievo disciplinare emerse“. Non prima di aver chiarito, cioè, che tutto quanto scritto è inutilizzabile ai fini del suo lavoro. Che è quello di Procuratore, non di censore nè di opinionista.
Perchè Palazzi si presta a questa pantomima?
A che pro e per chi fa una relazione con quelle che sono solo e semplicemente sue opinioni e non atti di un procedimento?
(continua)

Nk³

Il calcio è uno sport stupido, l’Inter è l’unico motivo per seguirlo. Fermamente convinto che mai nessun uomo abbia giocato a calcio come Ronaldo (ma anche Dalmat non scherzava). Vedovo di Ibrahimovic, ma con un Mourinho in panchina persino i Pandev e gli Sneijder possono sembrare campioni. Dategli un mojito e vi solleverà il mondo.

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