Bauscia Cafè

Troppo brutti per essere veri

La Juventus fa come vuole, quando vuole. Non è necessario fare nessuno sforzo di dietrologia per comprendere gli ultimi eventi: la partita di coppa Italia del prossimo mercoledì non era rinviabile, la Juve voleva i soldi dell’incasso, e quindi si giocherà normalmente. Si sono giusto inventati la storia dell’ingresso riservato ai residenti in Piemonte

Posto che l’obiettivo stagionale dell’Inter non è mai stato, almeno dichiaratamente, lo Scudetto, la posta in palio era – lo è ancora, invero – troppo alta per spingersi troppo più in là e compiere un passo più lungo della gamba già dal minuto primo di gioco con soli due giorni di riposo dalle fatiche del Derby. Seppur i primi quarantacinque di gara appaiono davvero noiosi e monotoni, non poche preoccupazioni le destano i due attaccanti partenopei – Mertens e Callejon – apparsi troppo spesso più veloci dei nostri difensori. Non è un caso, del resto, che l’intero reparto difensivo nerazzurro abbia deciso di giocare perennemente, soffrendo continuamente, d’anticipo sulle giocate offensive napoletane e, ancora, non è un caso neppure che il giallo, ancora una volta troppo severo, per non dire inventato, di Skriniar nasca da un’azione simile. Il Napoli del primo tempo, disposto con un non troppo apparente 5-5-0, è rimasto fermamente dietro la linea del pallone tentando giocate in contropiede o provando con fatica a superare il centrocampo con passaggi lunghi sulle fasce. A riprova del fatto, ancora una volta, che il vero problema della Beneamata sono quei benedetti esterni che soltanto quest’anno trovano grazia con un pregevole e (non poi troppo) sorprendente Young e con un Moses più che all’altezza della situazione. Per un tempo in cui entrambe le squadre sono apparse noiose e contratte, c’è un altro tempo che ci racconta un’ineludibile e talvolta preoccupante verità: l’Inter, nelle giocate del centrocampo, è diventata troppo prevedibile. Il primo tempo contro il Milan ed il secondo contro il Napoli smascherano ahinoi quello che è un grosso limite tattico dell’Inter di Conte… bloccato il playmaker e pressata la mezz’ala a supporto, la squadra fatica e non poco a costruire il gioco palla a terra e a trovare lo spazio per servire il terminale offensivo. Troppo distanti dagli attaccanti sono apparsi i centrocampisti, ed è questo il limite più grosso dell’Inter odierna. A fronte delle tante occasioni mancate, di contro, il Napoli trova il jolly alla prima unica e vera occasione della gara… un tiro imparabile di un redivivo Fabian Ruiz che si insacca lì dove Padelli – ma anche Handanovic, Toldo e Julio Cesar, checché ne dicano i tifoidi severi e ingenerosi – proprio non può arrivare.Ciò che è mancato nella gara di ieri è stato il fraseggio, che tanto bene ha fatto sino ad ora, tra Lautaro, Lukaku, Sanchez e il centrocampo. A nulla è valso l’ingresso di Eriksen, il quale comunque appare davvero esser una spanna sopra tutti ad ogni solo tocco di palla.

Sì, una sconfitta in casa senza aver segnato neppure un gol fa male e preoccupa, ma nulla è precluso a questa Inter che ha già dimostrato di saper vincere, dominando gioco e campo, al San Paolo… e il Derby di domenica racconta di una squadra che non muore mai. E allora, se è vero che l’Inter non molla e sta diventando grande, non può proprio permettersi di non sfruttare la rabbia di ieri – e di oggi – a partire dalla trasferta contro la Lazio… perché bandiera nerazzurra la trionferà, evviva l’Interismo e la Libertà.

[Interisti Stalinisti per Inter – Napoli, 13 febbraio 2020]

L'Interista Stalinista - Giustiziere sportivo e politico, militante

Perché non c’è nulla di più giusto di uno che si chiama Acciaio, che odia la Juventus e che non concede bis a democristiani e juventini.
Giusto e cattivo per antonomasia, da demonizzare e da prenderci le distanze. Perché in un universo mediatico tristemente pop, gridare “Viva Inter e Viva Stalin” è dannatamente punk.
O Inter o muerte!

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