Bauscia Cafè

La Grande Inter sarà la somma di tutti gli attuali errori

Quando la Beneamata riuscirà a chiudere le partite giocate in campo nemico, dopo novanta minuti di dominio territoriale e di occasioni create, senza prender più il gol stupido della domenica, potrà dire forse di esser cresciuta. Per ora, forse, la maturazione è rimandata.

Quella di Firenze, specie dopo le Abissali polemiche della scorsa stagione, è da sempre una trasferta ostica ma ciononostante l’Inter, con un centrocampo pressoché identico a quello degli ultimi due anni, sembra non accusare le fatiche fisiche e mentali di Champions, mostrandosi ordinata in campo ed in totale controllo della gara per oltre un’ora di gioco.

I ragazzi trovano il gol al pronti-via e purtroppo, mentalmente, lì rimangono. Il modesto livello dell’avversaria viola sopisce le menti degli interpreti interisti, a riprova del fatto che questa squadra è tutt’altro che razionale come l’allenatore vorrebbe, e fa sì che la Beneamata si adagi su sé stessa. Troppi sono stati i palloni persi, troppe sono state le occasioni sprecate e troppo ingenue sono state le ultime due ripartenze concesse alla Fiorentina tanto che parlare di tattiche, numeri e risultato pare davvero superfluo, quest’oggi.

Provate a tornare indietro di un anno, di un solo anno appena: l’Inter che esce di gironi di Champions al martedì – con un punto in più in un girone peraltro più complesso – e che butta via punti una o due giornate dopo, pareggiando una partita, con scelte di gioco e di campo scellerate, che pare una sconfitta. Dopodiché rifate un passo avanti, precisamente di un anno, e comparate gli interpreti in campo, noterete che sono i medesimi e che, forse, v’è persino un’aggravante: quelli che oggi tutti chiamiamo “ricambi” sono nient’altro che i titolari degli ultimi due anni.

Quest’oggi, tuttavia, la responsabilità di tali situazioni, le colpe di una rosa così corta e dei risultati non poi così felici – almeno quelli europei – si attribuiscono, giustamente, alla società e a chi fornisce i giocatori all’allenatore; in passato no.

Le parole stanno a zero e i fatti parlano chiaro. Per quanto si riconosca merito e valore all’attuale allenatore che, per vero, pare sempre più inglobato nel mondo Inter, la verità è soltanto una: la mentalità vincente non si acquista al supermercato né si imprime agli interpreti per grazia ricevuta.

La mentalità vincente si acquisisce prendendo i grandi giocatori, quelli che costano tanto e che hanno giocato e vinto partite importanti, e non, come molti pensavano e speravano, cambiando un solo uomo. twittalo

Ciò detto, in Champions o in Europa League, da primi o da secondi in classifica, pochi isterismi: l’Inter è costruita per migliorare il piazzamento dello scorso anno, ovverosia per arrivare terza o seconda. Non prima.

Perché noi l’Inter la amiamo quando vince, ma soprattutto quando non lo fa…il resto sono chiacchiere

[Interisti Stalinisti per Fiorentina – Inter, 16 dicembre 2019]

 

L'Interista Stalinista - Giustiziere sportivo e politico, militante

Perché non c’è nulla di più giusto di uno che si chiama Acciaio, che odia la Juventus e che non concede bis a democristiani e juventini.
Giusto e cattivo per antonomasia, da demonizzare e da prenderci le distanze. Perché in un universo mediatico tristemente pop, gridare “Viva Inter e Viva Stalin” è dannatamente punk.
O Inter o muerte!

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