Bauscia Cafè

Il primo passetto falso

L’orario stranamente “tradizionale” o per meglio dire inconsueto per il 2020 del pomeriggio di una Domenica per la partita di campionato mi ha fatto pianificare la giornata in maniera da scrivere questo post immediatamente dopo il fischio finale, ma potrebbe non essere stata una brillante idea. Il mio atteggiamento zen, però, mi obbliga a non iniziare un post con uno spirito avvelenato, per cui ecco prima una notizia bella. Oggi Jannik Sinner ha sconfitto in 4 set la testa di serie n.6 e fresco vincitore degli US Open Aleksandar Zverev, qualificandosi ai quarti di finale del Roland Garros alla sua prima partecipazione, una cosa accaduta negli ultimi anni prima di lui solo a un certo Rafael Nadal. A contorno di ciò, la piccola ma rilevante osservazione che la terra battuta non é neanche la superficie preferita dal nostro Jannik. 

Ma questo è un blog di Inter, eh? Va bene, allora parliamone, anche se a breve distanza da una prestazione che ha lasciato qualche certezza, qualche cosa da aggiustare, ma – purtroppo – una sensazione amara per quanto è accaduto in campo (e come è stato giudicato).

Cominciamo quindi dalle certezze: ci siamo presentati a questa partita, la più difficile delle tre finora sulla carta, con una formazione più quadrata al centro del campo, mantenendo degli esterni offensivi per poter mettere pressione a Lazzari e Marusic, rispettivamente. La presenza di Gagliardini specchiava quella di Leiva mentre Vidal aveva il compito di andare a ringhiare contro Milinkovic-Savic e Luis Alberto, molto temuti in partenza da Conte. Il piano ha funzionato in particolare nel primo tempo, quando il Cileno ha sovrastato come fisico ed energia tutti gli altri in campo e ha dettato legge nei 600 metri quadri del centrocampo. L’effetto collaterale é risultato nella mancanza, causa presenza di Gagliardini, di un elemento in più per velocizzare l’azione dal centro, con l’effetto di un minor servizio netto degli esterni. Perisic e Hakimi hanno avuto qualche pallone disponibile per servire gli attaccanti, però é mancato loro lo spazio verticale per poter guadagnare il metro sul difensore e saltare l’uomo. Questo é stato dovuto dal basso baricentro della Lazio, che ha preferito dare due metri in più al nostro centrocampo per poter essere più corta e compatta in largo in difesa. La speranza dei biancazzurri era di poter recuperare qualche pallone e ripartire in contropiede ma la nostra grande aggressività nel recupero palla immediato e la buona prestazione di Skriniar più indietro hanno ridotto questa fase di gioco a un paio di transizioni poco pericolose di Lazzari. Il risultato netto é stato quello di un primo tempo fondamentalmente bloccato, con poche occasioni tra cui però – fortunatamente – quella del gol di Lautaro.

Bene quando abbiamo avuto energie e capacita’ di comandare il gioco sia dal punto di vista territoriale che del possesso. Per contro dobbiamo trovare il modo per innescare tutte le nostre armi offensive anche quando l’avversario ci propone un assetto difensivo corto e stretto.

Questo è stato il racconto del primo tempo e fondamentalmente anche quello delle cose positive. Nel secondo tempo ci siamo allungati e la Lazio ha potuto trovare maggiori spazi dove portar palla e mettere in difficoltà i nostri difensori. Da una di queste transizioni è venuto il gol del loro pareggio, da un preciso cross di Acerbi dal vertice sinistro dell’area. Nei cross da quella posizione é risaputo che il pericolo maggiore viene dal lato debole sul secondo palo, dove spesso è l’esterno opposto a dover coprire, di base meno forte di testa rispetto a un difensore centrale e più suscettibile ad essere lievemente fuori posizione. Perisic, purtroppo, é stato entrambe le cose contro Milinkovic-Savic (ma sempre a noi segna questo qui?) ed ecco lì servita la frittata. A quel punto i cambi avrebbero dovuto cambiare l’inerzia della partita proponendo una mediana più propositiva e veloce (via Gagliardini e dentro Sensi). Purtroppo però neanche tre minuti dopo é avvenuto l’episodio che ha cambiato la partita. Il fallo di reazione di Immobile ha causato non solo la sua giusta espulsione, ma anche il cambio forzato di Vidal, ammonito, preso di mira e anche un po’ stanco. Il cambio di inerzia non c’è stato fondamentalmente e anzi, ci siamo fatti un po’ prendere dall’elettricità crescente dell’ambiente creata ad hoc dai giocatori della Lazio per interrompere il flusso della partita. L’arbitro (tanto bene nel primo tempo quanto completamente fuori nel secondo) ci è cascato assieme a Sensi (ingenuo, non aspettavano altro quelli della Lazio per fare l’imitazione di Busquets) e fondamentalmente si è giocato ben poco nell’ultimo quarto d’ora inclusivo del recupero diciamo così appena accennato.

Cosa portarci quindi dalla partita? Il primo take home message é che quando decidiamo di comandare il gioco siamo in grado di imprimere un soft power alla partita sia come possesso che come baricentro tale da ridurre una squadra che fa del possesso palla la principale fonte di gioco come la Lazio al 40% scarso come è successo nel primo tempo; il secondo è che questo sistema è estremamente dispendioso e dobbiamo ancora crescere da questo punto di vista. Il terzo importante messaggio è che, nonostante tutto, la Lazio ha saputo imbrigliare un certo tipo di gioco fatto di velocità, passaggi di prima e movimenti senza palla che avevamo saputo esprimere nelle prime due giornate, facendo principalmente una sola mossa, ossia accorciarsi molto nella metà campo difensiva e riducendo gli spazi. Senza questi, non abbiamo potuto lanciare gli esterni, non abbiamo potuto giocare tranquillamente al centro del campo, ossia abbiamo perso molto del grande potenziale offensivo. Il playbook della squadra è molto ampio e abbiamo una grande disponibilità di uomini in rosa per poter adattarci a qualsiasi aggiustamento che ci propongono, dobbiamo migliorare nel capire quando e come azzannare la partita, e quando e come addormentarla.

Ora ci sarà la pausa nazionali. Purtroppo almeno per l’ambiente calcio italiano non sarà una pausa tranquillissima a partire dalla vicenda Juventus-Napoli, figlia in primis della titubanza e debolezza della Lega serie A nel proporre regolamenti e nel farli rispettare, in un tempo così difficile come questo. Noi come società e giocatori stiamo per ora facendo un grande lavoro (siamo tra le pochissime in A senza neanche un positivo in tutto lo staff), dobbiamo continuare così e concentrarci solo a crescere e continuare per la nostra strada. Forza.

Tzara

Nella vita ha cambiato città, Nazione, lavoro e amori ma l'Inter è sempre rimasta. Non ha molti desideri, ma se riavesse un centrocampo con Veron, Cambiasso Stankovic e Figo non si dispiacerebbe.

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