Bauscia Cafè

Foot-Ball Club Internazionale

Sono quasi le 21 di un lunedì sera, è il 9 Marzo del 1908, inizio secolo di una Milano riscaldata a carbone piena di nebbia. Gente elegante si riunisce in Piazza del Duomo, vanno a cena al ristorante l’Orologio e sono i soci fondatori del Foot-Ball Club Internazionale, meglio conosciuto come Inter. Sono italiani e svizzeri, sta nascendo una leggenda che diventerà grande.

«È il titolo di un nuovo Club sorto da pochi giorni a Milano.

Il nuovo Club, nato da una deplorevole scissura che non pochi malintesi hanno creato in seno al Milan Club, è composto in maggioranza di attivi footballey e di parecchi appassionati.

Il massimo buon volere ed i migliori propositi sono le basi della nuova società che per ora promette poche ma buone cose. Scopo precipuo del nuovo Club è di facilitare l’esercizio del calcio agli stranieri residenti a Milano e diffondere la passione fra la gioventù Milanese, alla quale vanno fatte speciali e assai lodevoli felicitazioni.

I nostri auguri di vita lunga, prospera e, quel che più conta, concorde vadano al nuovo sodalizio, che troverà certo nei suoi fondatori quella buona volontà necessaria perché i buoni intendimenti manifestati abbiano il miglior successo.»

La Gazzetta dello Sport, marzo 1908

A quei soci fondatori piace il football, è gente che ne capisce. Il Milan aveva imposto il tetto agli stranieri, loro non ci stanno. L’anima dell’Inter è da subito ribelle, rivoluzionaria e anche artistica. Di quella notte con il cielo blu, le ombre nere che si allungano nelle strade e l’oro della Madonnina che troneggia, il pittore Giorgio Muggiani ne fa un marchio. È l’inizio di una lunga storia intrecciata di passione, follie, alti e bassi. Nel testo che sancisce la nuova realtà sportiva di Milano, i soci fondatori scrivono:

"Si chiamerà Internazionale, perché noi siamo fratelli del mondo." twittalo

Voi che state leggendo questo pezzo vi starete chiedendo “perché tutto questo preambolo quando tra poche ore nel tardo pomeriggio c’è una partita da giocare”? Bene, la risposta è molto semplice. Tutto questo perché nel giorno del derby per me l’unica cosa importante non è la tattica del match che andremo ad affrontare, ma ricordare il motivo per cui siamo stati fondati e perché abbiamo deciso di differenziarci dall’altra parte di Milano.

Noi abbiamo già vinto scegliendo di non essere loro.

Oggi come allora, e come in futuro, portiamo avanti con orgoglio l’ideale di quei quarantaquattro signori che centododici anni fa diedero vita ad un sogno. Ai vari G.Muggiani, Bossard, Lana, Bertolini, De Olma, Hintermann Enrico, Hintermann Arturo, Hintermann Carlo, Dell’Oro Pietro, Rietmann Ugo, Hans, Voelkel, Maner, Wipf, Ardussi Carlo, Bosisio saremo sempre grati per averci dato la possibilità di vivere questo stesso loro sogno.

Per loro, per Giovanni Paramithiotti (di origini albanesi e primo presidente), per Hernst Marktl (svizzero e primo capitano), per Virgilio Fossati ( primo idolo dei tifosi, secondo capitano e la prima figura ad assumere de facto le funzioni dell’allenatore), per noi, per l’INTER!

Infinito amore, ETERNA SQUADRA MIA.

Braffo

Sono il Chief Games Officer di Bauscia Café. Metà stronzo, metà testa di cazzo.

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