Bauscia Cafè

Ė CAMBIATO QUALCOSA MA NON Ė CAMBIATO NIENTE

Dopo circa tre mesi di tregua i miei vicini Francesi, che non credo sappiano dell’esistenza di una cosa chiamata calcio italiano, hanno di nuovo assistito a quello strano fenomeno della durata di un’ora e mezza di versi, urla e grugniti provenire dalla porta accanto. Prima che chiamino i ghostbusters, spero di fare in tempo a scrivere questo post post-partita.

Finalmente le richieste di una parte della popolazione che voleva un torneo in stile Argentino sono state esaudite e anche la serie A quest’anno si presenta con il torneo di Apertura e il torneo di Clausura. Tornare in campo dopo tutto quello che è successo così, de botto (cit.) con una semifinale di ritorno di Coppa Italia dove si deve anche inseguire il risultato, non è per niente una cosa semplice. E, a scanso di equivoci e di tutto, diciamolo dall’inizio: abbiamo giocato molto bene, ci siamo dimostrati avanti atleticamente, e abbiamo messo sotto il Napoli da tutti i punti di vista.

Poi, siamo stati eliminati dalla Coppa Italia ma non è certo per questi silenziosi 180 minuti al San Paolo che ciò è successo.

Essendo, come ho detto, questa partita un particolarissimo ritorno alle scene della squadra, indulgere nella descrizione dello svolgimento della gara, delle occasioni perse e nella narrazione dei puri fatti della serata di ieri sera mi sembra inopportuno. Vorrei invece sottolineare alcuni aspetti nella prospettiva dei prossimi due mesi che si preannunciano focosi anzicheno e non soltanto perun l’avvicinarsi dei mesi estivi. In primo luogo una condizione fisica molto migliore del previsto, specialmente in virtù dello spettacolo indecoroso mostrato ieri sera da quelle altre due squadre che si sono affrontate a Torino. Non solo i “brevilinei” quali Eriksen, o Young, ma anche quelli un pò più grossi come Skriniar e Lukaku hanno saputo tenere il campo per tutti i novanta minuti correndo, pressando contro un Napoli che raramente ha superato la sua metà campo e quasi sempre solo in contropiede (peraltro specialità della casa, ahinoi). In considerazione della situazione di precarietà fisica che ci attanagliava verso Febbraio-Marzo, questo è un buon segnale per il proseguo della stagione. Inoltre, questa partita a differenza di altre squadre come Atalanta e Lazio è un ottimo test precampionato utile per mettere minuti nelle gambe, per cui (sperando di non fare il falso profeta) potremmo essere un minimo avvantaggiati in chiave campionato, almeno all’inizio.

Bene per la condizione fisica, bene per il gioco espresso, pero’ manca sempre quel quid che deve farci diventare grandi, prima o poi.

In secondo luogo il gioco è apparso più fluido rispetto a come era tre mesi fa. Eriksen come vero trequartista e il centrocampo veramente a 4 hanno prodotto un gioco più verticale rispetto a come era tempo fa e, in campo aperto, con un coinvolgimento degli esterni maggiore (poi l’esterno era Candreva per cui molti dei vantaggi sono andati persi). Barella ha cominciato di più l’azione e ha agito da puto centrocampista difensivo, mentre Brozovic spesso si è trovato a giocare vicino ai vertici dell’area di rigore, dove prima di Marzo stazionava (un pò strettino) proprio il Danese. Inoltre più di una volta si è assistiti alle sovrapposizioni sulle fasce di Skriniar a destra e Bastoni a sinistra. Altra parziale novità che potrebbe essere riproposta in futuro. Come accennato in precedenza, il Napoli raramente si è reso pericoloso e ancora più raramente ha assunto il comando del gioco a centrocampo, e questo è un segno molto positivo.

Infine, però, non si può non sottolineare la troppa linearità del gioco nelle fasi finali, quando l’arrembaggio avrebbe dovuto portare a un pò più di variazioni e di coraggio sia tra gli uomini in campo che nell’uomo in panchina. In quegli ultimi minuti abbiamo accettato la sfida del Napoli che ha riempito la zona centrale del campo e ci ha volutamente spinti a spostare il gioco tra una fascia e l’altra, facendoci creare pertanto un gioco più adatto alla pallanuoto che al calcio. Scelta penalizzante in partenza per noi, dato che proprio in Eriksen al centro avevamo l’unica speranza di creare qualche situazione di imprevedibilità atta a scardinare la difesa avversaria, che infatti ha avuto gioco abbastanza facile negli ultimi 10 minuti peraltro talvolta concitati.

Bicchiere mezzo pieno: la condizione fisica e il gioco. Bicchiere mezzo vuoto: non riusciamo mai ad avere quel qualcosa di tecnico, tattico, carattere o sorte per saltare per una volta oltre l'ostacolo e vincere qualcosa di concreto. twittalo

Quindi, che dire. Rodiamo forte per un trofeo andato in fumo (ma ripeto, non è stata colpa di questi 90 minuti). Bene per la condizione fisica mostrata e per qualche novità nel gioco che però vorremmo rivedere con costanza anche nelle prossime partite prima di giudicare, con la sensazione sinistra che manchi sempre quel quid indefinibile, che sia tecnico, tattico, di carattere, o di sorte che sia, per riuscire a saltare per una volta almeno oltre l’ostacolo e vincere qualcosa di concreto.

Tzara

Nella vita ha cambiato città, Nazione, lavoro e amori ma l'Inter è sempre rimasta. Non ha molti desideri, ma se riavesse un centrocampo con Veron, Cambiasso Stankovic e Figo non si dispiacerebbe.

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