Bauscia Cafè

L'accento tedesco nella Milano che conta

Fa quasi strano, diciamocelo. Neanche il tempo di riprendersi da cenoni e pranzi di Capodanno e ci ritroviamo già qui a parlare del primo nuovo acquisto di Gennaio. Noi, quelli abituati ai Forlan del 31 agosto. Quelli che alla chiusura del mercato stanno lì a guardare il conto alla rovescia perché “forse c’è una mezza possibilità per tizio” “un mese di trattativa per caio rischia di non bastare”.
E invece guardaci ora: 2 gennaio, mercato non ancora aperto, Lukas Podolski atterra a Milano.
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Lukas Podolski, sì. Quello di cui fino a due giorni fa il suo (ex) allenatore diceva “in prestito non parte”, se non addirittura “l’offerta dell’Inter è uno scherzo”. E invece, ancora disperati per un Arjen Cerci che lascia il calcio che conta (epica cit) per planare nella Milano che retrocede, ci ritroviamo a consolarci con Lukas Podolski in prestito secco a 600mila euro.
Lukas Podolski, sì. Quello che “è vecchio”, “è finito”, “all’Arsenal non vede il campo”. Tutto vero, per carità. Anzi, no: 29 anni e un rapporto difficile con Wenger che, dopo le 27 presenze dell’anno scorso (12 gol), lo manda in campo solo 13 volte in una serie infinita di spezzoni di partite in cui l’attaccante tedesco -polacco, in realtà- segna solo 3 volte. Prima della Premier League, però, c’è un palmarès di tutto rispetto: più di 100 presenze in 3 stagioni al Bayern Monaco nonostante la concorrenza di due signori che rispondono ai nomi di Luca Toni e Miro Klose, 180 apparizioni in altre tre stagioni al Colonia per una seconda punta che finisce nel tabellino dei marcatori con una costanza mica da ridere: più di 140 gol con i club in cui ha giocato, che diventano più di 190 se si sommano quelli della Nazionale.
Die Mannschaft, sì, la Nazionale tedesca: quella in cui la terribile coppia di ragazzoni polacchi Klose-Podolski ha seminato il panico tra le difese di un po’ tutto il pianeta. Campione del Mondo in carica, dopo tre Mondiali (uno vinto, due terzi posti) tre Europei (un secondo e un terzo posto) e una Confederations Cup (terzo), Podolski è il terzo marcatore nella storia delle Aquile dopo l’amico Klose e Gerd Müller, e il terzo giocatore per presenze con la maglia della Nazionale. 30 presenze meno di Matthäus, un gol più di Klinsmann: mai sentiti nominare?
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Solo chi c’era può capire quanto sia bello sentire di nuovo l’accento tedesco da queste parti, solo chi conosce il calcio può immaginare quanto può dare uno con la classe e l’esperienza di Podolski a questa squadra.
Chiunque, invece, è in grado di interpretare l’ennesimo segnale che arriva per questa nuova Inter dal mercato: tra chi scatena mandrie di giornalisti per Cerci e chi farnetica di Falcao, c’è qualcuno che lavora sottotraccia in maniera silenziosa e senza proclami. Non lo nego: io stesso non più tardi di due giorni fa a proposito dei vari Podolski, Lavezzi, Shaqiri pensavo fossero solo i classici nomi da dare in pasto ai giornali all’inizio di gennaio, per poi semmai ripiegare su un Paloski la sera del 31. Mi sbagliavo, e quest’Inter fa maledettamente sul serio. Il progetto Mancini prende corpo e arrivano giocatori utili alle sue idee di calcio e al disegno che vuole dare a questa Inter, zittendo con i fatti tutte le voci che cianciavano in senso opposto. Normalità? Altrove, forse. Noi a queste cose abbiamo bisogno di riabituarci.
E riabituarci sentendo di nuovo quel bell’accento in nerazzurro non è affatto male.
Willkommen, Lukas!

Nk³

Il calcio è uno sport stupido, l’Inter è l’unico motivo per seguirlo. Fermamente convinto che mai nessun uomo abbia giocato a calcio come Ronaldo (ma anche Dalmat non scherzava). Vedovo di Ibrahimovic, ma con un Mourinho in panchina persino i Pandev e gli Sneijder possono sembrare campioni. Dategli un mojito e vi solleverà il mondo.

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