Un altro derby senza pubblico, ma di capitale importanza in questa stagione così anomala, nella quale la Grande Favorita stenta a decollare e sono proprio i cugini a inventarsi inaspettati outsider di lusso per la lotta al titolo, grazie a un mix di esperienza e beata gioventù, scelte tattiche azzeccate e una valanga di rigori a favore.
Sapete meglio di me quanto poco conti – e sia anzi controproducente – pensare di arrivare a una partita simile da favoriti: è una sorta di dildo annunciato, è il Milano Siamo Noi che ti si rivolta contro e ti prende a schiaffi.
Trovo altresì inutile nascondersi dietro a un dito, dopo aver recuperato giusto una settimana fa la testa solitaria della classifica, seppur per una sola lunghezza.
C’è una grande occasione da sfruttare, diciamolo chiaramente: un Milan che, in formazione rimaneggiatissima, certo, ieri ha a dir poco stentato contro una squadra che faticherebbe a lottare per restare nella serie B italiana (ma il grazie al magnifico Deki è d’obbligo per l’impegno e per aver obbligato i rossoneri ad impegnarsi seriamente anche nella gara di ritorno per evitare una figura di merda colossale),
e che ultimamente è apparso meno lucido e compatto rispetto al sontuoso girone d’andata.
Di contro ritroviamo la nostra Inter con una consapevolezza forse diversa da quella del recente passato, come ben descritto dai colleghi Vujen e MilesTemplaris nei loro post precedenti, che vi invito a rileggere con attenzione, ed è questo il reale valore aggiunto che mi aspetto dalla partita di domenica pomeriggio.
Non soltanto una dimostrazione di forza, ma la ferma volontà di proseguire il percorso inaugurato contro la Lazio, dove qualità, sensibilità tattica ed efficacia si fondono in una ricetta apparentemente lontana fino a poche settimane fa, e adesso finalmente tangibile e capace di ricompattarci tutti – o quasi – anche nei confronti di un allenatore cui certo non si può imputare l’assenza di etica del lavoro.
Sono sufficientemente vecchio per ricordare derby di ogni tipo: da quelli disputati (e vinti) da derelitta che non aveva più nulla da chiedere alla stagione a quelli capolavoro negli anni di Roberto Mancini o del Triplete, passando per cocenti figure di merda come quella in coppa Italia o ferite durissime da curare come quella nella semifinale di Champions League, ma una volta tanto sono molto felice di ritrovare una stracittadina che, in un momento così delicato per il calcio italiano e mondiale, metta in palio non soltanto il prestigio meneghino, ma il primo posto in campionato e la possibilità di dare una direzione precisa a questa Serie A 2020/2021.
Scegliamo di essere Protagonisti.