Bauscia Cafè

Orgasmi paleolitici

In ogni redazione che si rispetti, ogni mattina c’è una cosa chiamata rassegna stampa. I maggiori quotidiani nazionali vengono passati ai raggi x per scovare notizie interessanti e degne di menzione, a volte anche di minzione. Ma c’è anche spazio per il divertissement, dato che, come ben sapete, c’è una longa manus cartacea (qui potete spaziare con la mente, fatelo pure, ma poi tirate l’acqua) di club de futbol che allieta le nostre giornate e allevia il gravame del nostro travaglio.
Ma veniamo all’attualità. Cosa accade di tanto eclatante in settimana? Che la corazzata Juventus, nella semifinale di Coppa Italia all’andata abbia strapazzato la derelitta Inter, battendola 3-0 senza troppo sforzarsi. Il ritorno a Milano? Una formalità. Ma qualcosa va storto e l’Inter pareggia inaspettatamente il conto rifilando tre ravioli agli avversari. Ciò provoca spasmi sfinterici diffusi tra i sostenitori juventini, l’Inter rischia pure di fare il quarto con zio Perisic, che fa tingere di marrone l’underwear di parecchi tifosi bianconeri. Poi però la Juventus ha la meglio ai rigori. Plauso ai finalisti e onore agli sconfitti. Giocatori e tifosi nerazzurri però non sono distrutti dal dolore. Certo, c’è comprensibile dispiacere per essere andati a 1 cm dall’impresa, ma anche contentezza, perché battere 3-0 i dominatori delle ultime stagioni è gran cosa e, in un periodo più nero che azzurro, è una bella iniezione di fiducia per i Mancini boys.
Dal versante dei protagonisti juventini invece non giunge nemmeno mezzo complimento alla prestazione degli acerrimi rivali. Non sia mai. Magari dall’ottimo Bonucci non è lecito aspettarsi voli pindarici verbali, dato che pare affaticarsi di più nel prendere la rincorsa per mettere insieme una frase, che farlo per tirare alla perfezione il rigore decisivo. Invece dagli altri bianconeri un po’ di riconoscenza del valore avversario avrebbe fatto piacere. Ma tant’è, quel che passa in convento.
Il “bello” invece lo riserva una delle testate di cui sopra, che se ne esce venerdì 4 marzo 2016 con il solito titolo a 98 colonne sullo stile dei celebri “Ci siamo, scambio Ronaldo-Palladino” oppure “Juve-Higuaìn, si fa domenica” o ancora “Messi a Moncalieri stanotte”. Presente, no? Esatto, loro. Bene, il titolo è “Godopoli”, corredato da un leggendario editoriale intitolato…”Orgasmo Debordante” (giuro, non vi racconto balle, leggetelo è di-ver-ten-tis-si-mo), il tutto ovviamente riferito esclusivamente al passaggio del turno contro l’Inter. Roba che nemmeno la fanzine della curva Scirea avrebbe partorito.
Ora, dati i seguenti assiomi: a) Il manifesto e penoso digiuno da pratiche erotiche esoindotte, che conducono costoro a utilizzare la parola “orgasmo” dopo una sconfitta 3-0 in una semifinale di Coppa Italia. Pure debordante. Che brutta immagine. b) Il Nadir giornalistico raggiunto, per il quale si può provare solo ammirazione e invidia, benché comunque ogni volta riesca a sorprendere, ci chiediamo: perché si comportano così? Ecco le risposte:

  1. Il fatto di rappresentare una società unicum nel panorama calcistico italiano, non solo a livello sportivo, ma anche penale, non li rasserena. Questa cosa delle sentenze e condanne in Cassazione, delle radiazioni, del doping, dei metodi illeciti adottati per superare gli avversari ha tolto loro un po’ di tranquillità. È evidente. Non sono sereni come una volta, quando scrivevano di Ian Rush e Zavarov, vorrebbero cancellare tutto, fare Ctrl+Alt+Canc, dire era solo un brutto sogno. Non potendo farlo, aggrediscono. È come quando ti ritrovi a discutere con un bruto, che dopo 13 secondi esaurisce i 10 vocaboli a disposizione e a lui non resta che alzare le mani.
  2. La cosa più curiosa, tra le innumerevoli, è che ancora li turbi il fatto non che un paio di Scudetti siano stati loro tolti per illecito sportivo. No. Sono inviperiti perché uno di essi sia stato assegnato all’Inter. Pensateci perché questo aspetto è bizzarro.
  3. Altra postilla che certifica la trascurabilità esistenziale di penne che producono tali meraviglie letterarie, è che vedere gli odiati rivali interisti, sconfitti, essere ugualmente contenti dal fatto di aver messo in crisi la granitica Juventus, non va loro giù. Non lo capiscono e si chiedono: “Perché-lui-felice-se avere-perso?”. È come se l’uomo di Cro Magnon si trovasse dinanzi a un pianoforte, non capendone l’utilità, lo sfascerebbe con la clava.

Ma ciò che inquieta ancor di più è che non comprendono che in realtà è stata una grande dimostrazione di superiorità della Juventus, ma loro mica ci sono arrivati. Il tuo più acerrimo avversario anche se sconfitto è comunque felice di aver dato filo da torcere alla squadra torinese. Ci siamo? No. Niente da fare. Il cervello binario porta loro a non comprendere come si possa essere felici nonostante una sconfitta, figurarsi capire che la loro superiorità sportiva attuale fosse esaltata proprio dal gaudio nerazzurro. Non accettano nerazzurri gaudenti, stop. Proprio non li vogliono.
Ora, vado a spiegare un paio di concetti base per far comprendere il mondo interista a coloro che lo avversano così violentemente e mitigare le loro vampe di odio:

  1. Il tifo interista è unico, un ossimoro sportivo: felice anche nell’infelicità e nella tristezza. Vede il buio nel reparto lampade del Brico e la luce in un buco nero. Sa perdere in ogni modo, si rovina la giornata e crolla in uno stato semi-vegetale dopo una sconfitta contro il Sassuolo, ma allo stesso tempo si rincuora solo per il fatto di essere interista. Rischia di andare in Serie B, (ooops, mi è scappato) in uno spareggio salvezza a Milano contro il Lecce, e va a vincere la Coppa Uefa nello stesso anno. Sfiora il suicidio per un 6-0 e un 6-1 presi da Milan e Parma in 4 giorni, ma poi si gode il Triplete.
  2. Il tifo interista è libero. Non ha padroni, vassalli, leccapiedi, lucidaprepuzi, è solo con la sua fede in una squadra balorda ma stupenda. Sa di non avere dalla sua i media o signorotti danarosi del dernier cri. Sa da subito che è destinato a lottare, contro tutti e anche contro la sua stessa passione.
  3. Il tifo interista è qualcosa che non può essere facilmente compreso dalle altre religioni calcistiche. Una fede per un’entità sportiva da sempre nell’élite del calcio italiano ed europeo, ma atipica, a volte grottesca, autoironica, una sorta di uninvited guest al tavolo dei potenti. Il nerazzurro è una luce nella nebbia, un urlo nel buio, un irascibile ottuagenario arteriosclerotico, un baciamano galante di un principe, un rutto a tavola, un sorriso di un bambino dinanzi a un gelato.
  4. Infine, c’è la mano del fato nell’orto della vita: c’è chi lo usa per coltivare Giacinti e chi invece per accudire gli ovini.

Questo, incantevoli penne anti-Inter, è il mondo che voi odiate. Potete riempire di inchiostro le vostre pagine scrivendo che la Juventus ha vinto 30, 40, 50, 100 scudetti. Per l’interista non cambia nulla. Davvero. Perché i colori della notte non vi apparterranno mai. Tanto basta.
Una cosa piuttosto, abbiate più rispetto. Per voi stessi. Mi raccomando.
Questo editoriale è dedicato a tutte le persone che attraversano un momento difficile, a coloro che non credono in se stessi, a quelli che pensano che la vita sia una scalata continua. Non disperate, giacché se ci sono persone che diventano giornalisti e riescono a raggiungere la fama in tal modo, c’è speranza per tutti in questo iniquo ma buffo mondo.

Lorenzo Roca

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