Bauscia Cafè

Una pessima giornata

Ero a San Siro domenica contro il Cagliari e non mi è piaciuto per nulla quel che è accaduto.
Hanno sbagliato tutti e alla fine chi ci rimette è l’Inter

Nicola Berti

Nello spogliatoio vengo acclamato come un idolo. A dirla tutta, i dirigenti che erano presenti alla partita temevano che i tifosi potessero aspettarmi sotto casa per farmela pagare. Ma io ero stato molto chiaro: “Sono pronto ad affrontarli uno a uno. Forse non sanno che sono cresciuto in uno dei quartieri sudamericani con il più alto tasso di criminalità e di morti ammazzati per strada. Quanti sono? Cinquanta, cento, duecento? Va bene, registra il mio messaggio e faglielo sentire: porto cento criminali dall’Argentina che li ammazzano lì sul posto, poi vediamo”. Avevo sputato fuori queste frasi esagerate per far capire loro che non ero disposto a farmi piegare dalle minacce.
[Una settimana dopo un capo storico della curva va da lui pretendendo ancora le sue scuse. Continua Icardi:] Anche in questo frangente non ho usato mezzi termini: “Non devo chiedere scusa a nessuno di voi: se vi va bene perfetto, altrimenti ciao”. Detto ciò, sono salito sulla macchina e me ne sono andato. Avevo usato parole minacciose contro la tifoseria, e non avrei dovuto farlo. Ma quel bambino offeso mi aveva fatto perdere la testa. Dopo questo episodio, la questione si è risolta senza altri intoppi, e i miei rapporti con la tifoseria sono ritornati quelli di un tempo: tra noi è sbocciato di nuovo l’amore.
Oggi tra me e i tifosi della curva Nord c’è rispetto reciproco, com’è giusto che sia. Anche loro hanno un ruolo importante per il successo della squadra. Quando sono in campo, ci tengo ad avere una tifoseria che mi sostiene, perché i cori da stadio ti danno la carica necessaria per fare gol.

Le avevate mai lette in questi giorni? No? Sono le parole “incriminate” scritte da Icardi nel suo libro. Un riassunto perfetto della porcheria vista fra domenica e lunedì, fateci caso, dentro c’è tutto: c’è un calciatore che a 23 anni è evidentemente fuori controllo e non si rende conto di cosa dice e -peggio ancora- di cosa scrive, c’è una curva che “pretende rispetto” con modalità e azioni perfettamente in linea con quelle del calciatore di cui sopra, c’è una società succube o peggio ancora connivente.
Da dove si comincia per tirare i fili di questo schifo? Di nuovo, come due mesi fa, una situazione in cui tutti hanno torto marcio e pochissimi, quasi nessuno, un briciolo di ragione e razionalità.
ICARDI – Al primo posto c’è lui, il “motivo del contendere”. Che dire di Icardi? E’ incredibile, perché uno per settimane, ormai mesi, aspetta il momento buono per scrivere di lui e rimettere ordine al vortice di follia che l’ha circondato da giugno, ma ogni volta ne esce una nuova, ogni volta si deve scrivere un nuovo capitolo, ogni volta un nuovo casino.
Da un lato c’è il fatto evidente che in quella paginetta di libro non c’è altro che il punto di vista del giocatore (che sta scrivendo la biografia, quindi sì: il punto di vista deve essere il suo, non quello di qualcun altro) su una vicenda che, al di là delle ipocrisie, conoscevano e conoscevamo tutti benissimo. Dall’altro lato c’è “li ammazzano lì sul posto, poi vediamo“. Cristo santo Mauro, ma seriamente? Questo è il modo per chiedere scusa e ammettere che “avevo sputato fuori frasi esagerate […] non avrei dovuto farlo“? Ma cos’hai nel cervello, le scimmiette urlatrici?
Come possa uscire una roba del genere nella biografia di un giocatore resta per me un mistero. Lasciando da parte i controlli della società, di cui parleremo più avanti, ma il famoso “entourage” del giocatore cosa ci sta a fare? La supermanager che tutti acclamate perché “eh oh alla fine ha ottenuto l’aumento, ha fatto bene” cosa stava facendo? Sì ragazzi miei, perché è anche questo il lavoro di un manager: non mettere il suo assistito -che ha mediamente il QI di un cancello FAAC con l’alimentazione andata- in queste situazioni di merda. Invece lei -o chi per lei, per carità, ci sarà più di una persona che lavora per Icardi spero- dà il via libera a tutto questo, alimenta polemiche, devasta in quattro mesi l’immagine di un giocatore che a maggio era l’idolo di uno stadio intero e a ottobre a momenti rischia di finire fuori rosa nonostante prestazioni enormi sul campo di calcio. Nel solo pomeriggio di lunedì si segnalano un tweet del suo procuratore con le classifiche di vendita del libro (una roba da tunnel degli orrori della comunicazione) e una sua foto pubblicata su instagram prima del comunicato della società, poi rimossa, poi sostituita, poi ripubblicata dopo.
Ma qualcuno che spieghi a questo ragazzo cosa deve fare 5 minuti PRIMA che faccia una cazzata anziché 5 minuti dopo è proprio così difficile da trovare? L’impressione -ormai la certezza- è che ne guadagnerebbero proprio tutti se Icardi si affidasse a qualcuno bravo nel lavoro di manager quanto lui è bravo a giocare a calcio, fosse anche il Raiola della situazione.
E qualcuno che gli spieghi che l’Inter viene prima di tutto, anche di lui, delle sue paturnie e dei suoi eccessi. Che si adegui in fretta.
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LA CURVA – Eccoli qui, gli altri geni. I ras della situazione, per usare un termine caro a una buona maggioranza di loro, che si sentono “offesi” che vedono intaccato il loro “onore” perché un giocatore gli ha mancato di “rispetto”. E allora giù con gli insulti, i cori e gli striscioni. “Icardi infame”, “Icardi uomo di merda”. Il comunicato nel quale si chiedeva -o meglio si tentava di imporre- di togliere la fascia di Capitano, guidando le decisioni della società sull’onda lunga di quanto fatto da un paio di delinquenti a Cagliari con Storari. Giù con i fischi a un nostro giocatore che sta per tirare un rigore in casa nostra (una roba da vomito, sinceramente) e con gli striscioni di minacce sotto casa sua. Tutto francamente ben oltre il limite dell’ingiustificabile.
E poi per cosa, per le frasi lette qui sopra? Seriamente? Perché uno dice che ha sbagliato, che ha sputato fuori frasi esagerate, che rispetta la curva, che il loro supporto è importante? E ancora, un particolare che è sfuggito a molti: il libro di Icardi è stato presentato lunedì 10 ottobre, il comunicato della curva è uscito la sera di sabato 15, giusto prima della partita. E, nonostante l’orario in cui è stato pubblicato, il giorno dopo era su tutti i giornali, segno evidente che era stato passato prima ai giornalisti. Ecco: o ci lasciamo andare a battute scontate sul fatto che abbiano impiegato 5 giorni a capirlo oppure, più realisticamente, tutto questo caos è stato coscientemente e volontariamente fatto scoppiare in corrispondenza della partita. Per fare più casino possibile, per montare il caso il più possibile, per avere risonanza sui giornali il più possibile, per danneggiare l’Inter il più possibile. Quelli che “sola non la lasciano mai”, quelli che “l’Inter viene prima di tutto” hanno fatto tutto per portarle il danno più grande che potevano. Fino ad arrivare al punto di fischiare un nostro giocatore sul dischetto nel momento in cui l’Inter doveva tirare un rigore in casa per provare a vincere una partita.
Dal profondo del cuore: c’erano quasi 45mila persone a San Siro domenica, per un Inter-Cagliari qualsiasi. L’Inter è la squadra più seguita della Serie A, nel momento in cui ovunque si parla di “abbandono degli stadi” noi cresciamo cresciamo e cresciamo, in un aumento costante negli ultimi anni arrivato grazie a un gran lavoro di alcuni degli elementi più importanti della società. Non è vero che senza la curva lo stadio è vuoto, non è vero che senza la curva non c’è tifo, non è vero che senza la curva non si vince, non è vero che senza la curva non si gioca a calcio, non è vero che la curva è il motivo per cui si va allo stadio, non è vero che senza le coreografie non ci divertiamo, non è vero che fate un favore a noi nel seguire l’Inter. Se vi pesa state pure a casa, serenamente.
Siamo tutti interisti. Non ci sono parti migliori del tifo, parti sane, e compagnia. Non ci sono interisti migliori di altri e con più diritti. Siamo tutti interisti e siamo tutti tifosi. Non direttori generali, addetti stampa, responsabili dei regolamenti interni. Tifosi. Tutti.
L’Inter viene prima di tutto ragazzi cari, sì, avete ragione. Anche prima di voi.
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LA SOCIETA’ – E veniamo al punto più brutto e più doloroso di tutta la vicenda, a chi ha più colpe di tutti, a chi -nell’immediato dell’emergenza e fino a domenica sera- si è dimostrata piccola piccola e incapace di portare il nome e i colori dell’Inter. La società.
Quello che è successo fino a domenica è semplicemente inspiegabile, fuori da ogni logica e da qualisasi possibilità di comprensione e accettazione. Innanzitutto partiamo dal principio: il tuo numero 9, il tuo capitano, un ragazzo che già di suo non è che sia un mostro di compostezza, decide a 23 anni di scrivere un’autobiografia con un giornalista della Gazzetta dello Sport…e tu non alzi 10 metri di antenne? Tutto a posto, tutto sereno, tutto pacifico? Neanche una sbirciatina alle bozze? Sentire Fontanesi che dice candidamente “dall’Inter nessuno ha chiesto niente, il libro lo abbiamo scritto con la sola supervisione di Wanda” è una roba che fa venire una pelle d’oca in servizio permanente effettivo. Questo, ed è inquietante dirlo, in passato non sarebbe mai successo. L’ufficio stampa ha delle responsabilità enormi in tutta questa vicenda, perché sarebbe bastato un livello di attenzione anche solo normale, che si verifica in qualsiasi posto di lavoro del mondo, per spiegare a Icardi che scrivere certe cose avrebbe portato determinate conseguenze. Non sarebbe successo nulla di tutto questo, semplicemente. Nulla.
E l’obiezione “Icardi è difficile da gestire” non può valere. Non deve valere. Con i Facchetti e i Cambiasso i dirigenti sappiamo farli tutti. Da Balotelli a Icardi passando per Sneijder e Brozovic di giocatori “difficili da gestire” ne abbiamo visti decine, e che continui a succedere in questa società è inammissibile: il problema non è che loro sono difficili da gestire, il problema è che nessuno in società è in grado di gestirli. Ed è una colpa, gravissima, non una coincidenza dovuta al destino avverso.
Vedere Ausilio piccato che domenica pomeriggio risponde “non è che compro il libro di Icardi e me lo leggo” fa salire una sensazione di rabbia mista a sconcerto. No Piero, nessuno pretende che sia tu a comprare il libro e leggerlo, ma qualcuno in società doveva farlo e doveva farlo ben prima che si potesse comprare in libreria. Quindi delle due l’una: o stai dicendo che non è un problema della società -e sbagli di grosso, è evidente- o stai accusando più o meno velatamente qualcun altro che lavora all’Inter, e lo stai facendo con un microfono davanti. E di nuovo sbagli di grosso, terribilmente.
E poi Zanetti, “la voce della società”, che interrogato prima della partita sul comunicato della curva pensa bene di scaricare pubblicamente il suo Capitano. “I tifosi vengono prima di tutto, dobbiamo rispettarli sempre, prenderemo provvedimenti“. Ma quali tifosi? Di cosa  stai parlando? Quali provvedimenti? La posizione dei tifosi dell’Inter si vedrà inequivocabilmente pochi minuti dopo, durante la partita, con tutto lo stadio schierato compatto contro la curva e a sostegno di Icardi e dell’Inter. Quei tifosi non meritano rispetto? Non vengono prima di tutto? “I tifosi vanno rispettati“, sì, ma quali tifosi? I 50 che ci fischiano mentre stiamo per tirare un rigore in casa, o i 45mila che applaudono il Capitano che quel rigore l’ha sbagliato? I 50 di cui siete evidentemente succubi o i milioni di tifosi che ha l’Inter nel mondo?
Perché se l’FC Internazionale -quella dei fratelli del mondo, la base che cresce, il fatturato, Suning e bla bla bla- deve essere ostaggio di 50 teppisti basta dirlo, che noialtri ci regoliamo di conseguenza. Il messaggio che passava domenica era esattamente questo, e la sensazione rimasta addosso esattamente questa: che c’è una parte della società che prima di muovere mezza parola contro i teppisti di cui sopra ci pensa cento volte, e che non ha il coraggio di affrancarsi da tutto questo. Una parte della società che, come dice Moratti, “tiene in grande considerazione la curva“. Magari legittimamente per carità, perché abbiamo visto proprio domenica che questa è gente che ti aspetta sotto casa e che il racconto di Icardi (“i dirigenti che erano presenti alla partita temevano che i tifosi potessero aspettarmi sotto casa per farmela pagare“) forse così fantasioso non era, e nessuno è obbligato a mostrare coraggio davanti a cose del genere. Ma non è questo di cui l’Inter ha bisogno. Quindi se le cose stanno così, serenamente, fatevi da parte.
Perchè vedete Piero, Javier, come già detto l’Inter viene prima di tutto. E se viene prima della curva e prima del nostro miglior giocatore, figuratevi se non viene anche prima di voi.
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NOTE POSITIVE – Lo dicevo all’inizio di questo lunghissimo post: un briciolo di ragione e di razionalità alla fine c’è stata, e piccolissime note positive le abbiamo viste. Due, in particolare.
La prima, quel telefono che è squillato lunedì da Nanchino e che ha rimesso in riga tutti. Giocatori, tifosi, dirigenti. Quello che ne è venuto fuori è stato un capolavoro di equilibrismo, una gestione ordinata e ottimale per rimettere le cose al loro posto ripartendo dalle macerie. Punito il giocatore, ignorata la curva, sconfessato l’appecoronamento iniziale dei dirigenti. Punire tutti per non scontentare nessuno. Mauro Icardi è stato multato pesantemente e devolverà la multa in beneficienza, dopo aver chiesto scusa ai compagni e ai tifosi. Multato non per quanto rivendicato dalla curva (la presenza o meno di un bambino, di cui onestamente non frega nulla a nessuno), ma per un linguaggio giudicato eccessivo e per aver raccontato reazioni e situazioni vissute nel chiuso dello spogliatoio. La fascia di Capitano resta saldamente al suo braccio, al contrario di come chiedeva la curva, ma viene avvertito di dare un freno definitivo a queste alzate di testa. Il libro non viene ritirato, come chiedeva la curva, ma si approfitta dell’esaurimento della prima edizione per ristamparne una seconda senza alcuni dei passaggi incriminati (tremo all’idea di scoprire quali saranno). Un capolavoro di equilibrismo, appunto: Icardi si mette a disposizione della Società e “sola non la lascia mai”, la curva tornerà a tifare come sempre e “l’Inter ha bisogno di noi”. I dirigenti? Per loro profilo basso e tempo al tempo, gli effetti si vedranno fra un po’.
La seconda nota positiva? I tifosi, quelli veri. Cioè la stragrandissima maggioranza. I 45mila o giù di lì che hanno riempito San Siro contro il Cagliari e tutti gli altri a ruota nel mondo, che si sono schierati compatti -come sempre- dalla parte della squadra e di Icardi, che hanno contestato la curva (una scena vista molto raramente in uno stadio), che hanno applaudito il loro Capitano subito dopo aver sbagliato un rigore (e questa invece una scena proprio mai vista, almeno a San Siro). I tifosi che si vogliono riprendere e tenere stretta l’Inter, quelli che fanno sacrifici in termini di tempo, soldi e umore dedicati a questa squadra senza sbandierarli a nessuno e senza rinfacciarli a nessuno, solo per amore e perché gli va di farlo. Quelli che vivono di fianco a San Siro e quelli che si sono fatti sei, sette, ottocento chilometri (ci sono, credetemi) per assistere a quello spettacolo indecoroso e che comunque anche oggi pensano all’Inter e sorridono, perché è tutta la loro vita.
I tifosi, quelli per i quali l’Inter viene prima di tutto davvero. E che non meritano niente di tutto questo.
Meriterebbero, piuttosto, che qualcuno si fermasse a pensare perché si sono lasciati 3 punti al Cagliari e, prima ancora, uno al Bologna, uno al Palermo, 3 al Chievo, 6 in Europa. Che qualcuno si fermasse a pensare al perché facciamo il 70% di possesso palla e non tiriamo mai, e al prima azione subita prendiamo gol. E che si trovasse una soluzione a questo, al campo. Per rispetto a loro, e solo a loro. Ai tifosi.

Nk³

Il calcio è uno sport stupido, l’Inter è l’unico motivo per seguirlo. Fermamente convinto che mai nessun uomo abbia giocato a calcio come Ronaldo (ma anche Dalmat non scherzava). Vedovo di Ibrahimovic, ma con un Mourinho in panchina persino i Pandev e gli Sneijder possono sembrare campioni. Dategli un mojito e vi solleverà il mondo.

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