Bauscia Cafè

Il Presidente dell’Inter

Per i pochi che in questi ultimi giorni erano su Marte e non sanno che cosa è successo, un breve riassunto della telenovela gentilmente offerta dalla Lega Serie A. Una epidemia imperversa nella nostra nazione ed in Europa, ovunque si tenta di adottare misure di sicurezza per evitare il diffondersi del contagio, compresa una forte limitazione delle manifestazioni sportive con pubblico. Un Mecenate amante delle arti di nome Dal Pino però non è d’accordo, e in nome del suo profondo gusto estetico decide che uno stadio vuoto non rispetta i canoni della sezione aurea e che nella patria del Rinascimento e di Canova giammai uno scempio del genere si deve vedere – che siano le altri nazioni barbare e rozze a mostrare i seggiolini vuoti (che orrore!) – e delibera che tutte le partite devono essere rimandate, anzi no, che Juventus-Inter e solo Juventus-Inter deve essere giocata con il pubblico, anzi no, che si deve giocare di Lunedi (forse per permettere ai barbieri di andare a vederla), anzi no..

Al che, di fronte a tanta sensibilità per l’estetica e per la preservazione dei riti e costumi degli educati Italiani, una voce stonata si levò, evidentemente non capendo le sottili dinamiche tipiche del  complesso processo decisionale di una navigata società di quasi ottuagenari che da lustri non dà lustro al calcio Italiano. La voce, non a caso, era dell’attuale presidente dell’Internazionale Milano. Un presidente che viene dall’altra parte del mondo, figlio di uno dei maggior imprenditori della Cina e di tutta l’Asia, e soprattutto poco più che ventottenne.

Tutti peccati mortali, purtroppo, per i canoni dell’intellighenzia della Lega A e della Federazione Italiana Giuoco Calcio. Di seguito, un elenco dei peccati più o meno mortali del Presidente dell’Inter. Non conosce il calcio Italiano, usa Instagram per comunicazioni ufficiali (ufficiali??),  usa l’inglese in maniera approssimativa, insulta Dal Pino e, per i più moderati, sbaglia la forma laddove la sostanza era invero corretta. Senza contare che ogni giudizio conteneva un implicito “ma che vuole questo giovincello” e un “ma che vuole sto cinese”.

Ora, non è un caso che la Federazione Italiana Giuoco Calcio abbia sede a Roma nella via del compositore del più grande Miserere della storia della musica. Purtroppo, in queste ultime settimane, un Miserere dovrebbe essere davvero cantato nei loro confronti e anche verso tutta la categoria del giornalismo nostrano, che sta dando il peggio di sè, oltre ogni lecita immaginazione e limite alla decenza. Ma questo è un altro discorso.

Le società di serie A sono state famose per avere avuto Presidenti fumantini, vulcanici, purtroppo per la maggior parte dei casi molto più simili a macchiette che a personaggi dalla vera sostanza. Per cui un linguaggio diretto spesso e volentieri era più espressione di una rustica spontaneità più adatta a un ambiente da spuntino campagnolo che altro. Questo giocoso contesto faceva sì che la sostanza delle espressioni venisse sempre percepita dagli organi dirigenti e dalle claques a loro satelliti con una risata, un dar di gomito al collega, consci che qualunque fosse l’espressione o il contesto, non c’era mai il rischio che qualcuno mettesse davvero in dubbio le fondamenta del sistema.

Forse in Lega Serie A sono abituati a presidenti macchietta, che sparano uscite piu’ o meno ardite per smuovere un po’ le acque, ma senza che ne scaturisse una vera accusa, una vera riflessione. Questo è stato completamente diverso con Steven Zhang e il suo post su instagram. Sono stati spiazzati, offesi, costretti a pensare.

Zhang Kangyang detto Steven non è di questa pasta. Zhang Steven non è il tipico figlio di papà, non passa le giornate a spaccare Ferrari nuove fiammanti (come molti rampolli della nuova generazione Cinese fanno), non passa la sua vita in vacanza tra piscine e feste, non spende le giornate a condividere foto di toast all’avocado su Instagram. Per fortuna (nostra), è stato educato a lavorare e a fare esperienza prima di assumere posizioni di comando all’interno delle società che la sua famiglia controlla. È cresciuto in Cina, ha studiato negli Stati Uniti per nove anni, è tornato nella sua patria e subito è stato messo a lavorare. Per fortuna nostra, ancora, ha un concetto di linguaggio diretto molto diverso da quello che la Lega serie A è abituata a sentire. La sostanza, è diversa. La Lega serie A non capirà mai che Zhang ha usato instagram perché ha espresso un disappunto personale, lui che, considerata la nazione di nascita, ha sicuramente una sensibilità particolare nei confronti della gravità di questa epidemia (tanto che l’azienda Suning ha già nelle scorse settimane donato una fornitura di 300 mila mascherine alla città di Wuhan) e magari ha notizie di prima mano su cosa davvero significa bloccare una nazione a causa di una malattia infettiva che si cerca di contrastare con ogni mezzo. La Lega serie A, tronfia nelle sue posizioni, si soffermerà su un Inglese non Oxfordiano usato nel post, oppure nell’uso (sacrilegio!) su instagram delle faccine, come segno della mancanza di argomentazioni da usare contro le parole di Zhang. Coloro che ruotano attorno alla Lega serie A si autoassolveranno dietro la democristiana osservazione della forma sbagliata per poter nascondere le loro colpe gravi e nel voler omettere i propri errori nella sostanza. Faranno, cioè, esattamente ciò per cui Zhang ha deciso di prendere il suo telefono e di postare quel messaggio diretto e accusatorio. Quello che Zhang non sa, e su cui nel caso sbaglia ad aver fiducia, è che da anni, in Lega Calcio (e in FIGC), manca la capacità di fare ammenda, di ammettere i propri sbagli, perché sarà sempre colpa di qualcun altro, ci sarà sempre una scusa pronta, regnerà sempre l’autoassoluzione. Di questo sono quasi sicuro, perfino a seguito di questa gestione così cristallinamente scellerata agli occhi nazionali ed europei; di fronte, e senza un minimo di sensibilità, nei confronti di una delle poche vere emergenze sanitarie del mondo occidentale contemporaneo.

Zhang ha capito che c’è una differenza tra il modo di fare in Lega Calcio e la sua concezione di azione, la sua visione manageriale che nasce da una sua pluriennale esperienza – sì, anche questa – internazionale, come la squadra che sta dirigendo in questo momento.

Insomma, tutto sto discorso lungo per dire due cose: sono contento della presa di posizione di Steven Zhang, e sono contento che questa presa di posizione sia venuta proprio dal presidente dell’Internazionale Milano. Perché noi non siamo loro.

Tzara

Nella vita ha cambiato città, Nazione, lavoro e amori ma l'Inter è sempre rimasta. Non ha molti desideri, ma se riavesse un centrocampo con Veron, Cambiasso Stankovic e Figo non si dispiacerebbe.

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