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10 anni di Europa League Nerazzurra

Hapoel Beer Sheva, Neftchi Baku, Qarabag,Vaslui e non solo. La storia recente dell’Inter in Europa League è fatta di alcune rimonte epiche (purtroppo spesso solo sfiorate) ma anche di figuracce storiche.

Dopo essere stati 3 volte campioni dell’allora Coppa Uefa negli anni ’90, nel primo decennio del nuovo millennio il nostro habitat principale è stata la Champions League, ma non sono mancate partecipazioni in Coppa Uefa insieme appassionanti e dolorose soprattutto nei primi anni 2000. Eliminati dall’Alaves poi finalista nel 2000-2001, nel 2001-2002 la lunga cavalcata dei ragazzi di Cuper (come dimenticare Farinos che indossa la maglia di Toldone per difendere il risultato a Valencia?) ci fece illudere ma si fermò in semifinale contro gli olandesi del Feyenoord con una rimonta sfiorata in trasferta (sarebbe bastato un altro gol per completare la rimonta da 2-0 a 2-3 ribaltando così anche la sconfitta subita in casa all’andata per 0-1). Stessa sorte amara toccò due anni dopo all’Inter di Zaccheroni che, arrivata terza ai gironi di Champions, dopo aver eliminato Sochaux e Benfica venne eliminata piuttosto nettamente ai quarti dal Marsiglia di un certo Didier Drogba (doppio 1-0 il risultato). Gli anni successivi furono tutti in Champions League con alcune eliminazioni dolorose (derby e Villareal ai quarti, Valencia Liverpool e Manchester United agli ottavi) prima del trionfo di Madrid.

Dopo l’eliminazione shock per mano dello Schalke nel 2011 e quella ad opera del Marsiglia (ancora loro) nel 2012, per 6 lunghi anni l’unica competizione europea che abbiamo affrontato è stata l’Europa League (che sostituisce la Coppa Uefa dal 2009), finchè il colpo di testa di Vecino contro la Lazio non ci ha riportato in Champions.

Ripercorriamo allora le nostre gare in Europa League dello scorso decennio sottolineando aneddoti, curiosità e meteore scese in campo. Sperando che quest’anno i giocatori prendano la competizione con la massima serietà e ci facciano dimenticare alcune figuracce storiche che purtroppo abbiamo vissuto sulla nostra pelle.

2012-2013: L’Inter di Strama e il tiro di Cambiasso

Costretta ad iniziare dai preliminari già il 2 Agosto causa sesto posto l’anno prima, la prima Inter stagionale con la nuova maglia rossa da trasferta passeggia a Spalato contro l’Hajduk vincendo 0-3 con i gol di Sneijder, Nagatomo con deviazione e Coutinho (a gennaio se ne andranno per motivi diversi sia l’olandese sia il brasiliano): in quella partita trovano spazio Silvestre da titolare e poi a partita in corso anche Marko Livaja che sarà l’inaspettato goleador nelle partite del girone. Al ritorno tutto lascia presagire una partita tranquilla per i quasi 45 mila tifosi presenti, ma i nerazzurri scesi in campo ci ricordano i motivi per cui Pazza Inter è stato a lungo il nostro inno suonato prima delle partite: dopo 20 minuti infatti i croati (scesi in campo con solo il numero sulle maglie come neanche nelle peggiori amichevoli di Luglio) vanno in vantaggio su rigore e poi raddoppiano nel secondo tempo facendoci soffrire per più di mezz’ora, ma senza riuscire a mandarci ai supplementari. In campo in quel match tra gli altri si vedono il terzino Mbaye e Samuele Longo che, pur essendo stato in prestito in decine di squadre, l’estate scorsa è stato ancora in ritiro e in tournèe con i nostri colori.

Al turno successivo nuovo giro e nuova figuraccia sfiorata: nel terzo turno preliminare sfidiamo i rumeni del Vaslui. All’andata vittoria netta 0-2 con i gol di Cambiasso e Palacio e il debutto di Mudingayi dal primo minuto: la strada sembra in discesa ma così non è, as usual. In uno stadio gremito per salutare Julio Cesar (commovente il suo discorso prima del fischio d’inizio) e per vedere il debutto di Cassano a San Siro, Castellazzi dopo mezz’ora causa un rigore e si fa espellere lasciando la porta al debuttante Belec che non riesce a parare il rigore. Il primo gol a Milano di Palacio sembra avvicinare la qualificazione ma un’uscita errata di Belec su corner riporta in vantaggio i rumeni dopo pochi minuti. Servirà un gran gol di Guarin nel recupero a mettere in sicurezza la partita e a consegnarci il passaggio del turno.

Ai gironi siamo con Rubin Kazan, Partizan e Neftchi Baku. Dopo il pareggio iniziale in casa con i russi (2-2 con i gol di Livaja e Nagatomo nel recupero) infiliamo 3 vittorie consecutive: 1-3 a Baku (Coutinho, Obi e ancora Livaja), 1-0 e 1-3 col Partizan della giovane promessa Lazar Markovic (gol decisivo di Palacio a San siro e doppietta sempre del Trenza con gol di Guarin al ritorno). La pesante sconfitta a Kazan di un’Inter con molti giovani (titolari Romanò, Benassi e Livaja con subentrato Donkor) consente il sorpasso in classifica ai russi che, pur pareggiando l’ultima a Belgrado, passeranno primi a 14 punti contro i nostri 11 punti suggellati da un pareggio in casa contro gli azeri del Neftchi Baku per 2-2 (a segno con una doppietta il solito Livaja che, anche a causa di un carattere fumantino, cambierà molte squadre prima di approdare all’Aek Atene dove si trova da 3 anni).

Ai sedicesimi di finale superiamo con una certa facilità i rumeni del Cluj con un 2-0 netto in casa (doppietta Palacio e gran partita di Kovacic arrivato da poco) e uno 0-3 in Romania (doppietta di Guarin e gol di Benassi al primo gol tra i professionisti). La brutta notizia di questo doppio confronto viene però dal bollettino medico con l’infortunio di Milito dopo pochi minuti all’andata. La stagione dell’argentino finisce lì e molti compagni lo seguiranno in infermeria nelle settimane seguenti, consegnandoci un finale di stagione da incubo.

Agli ottavi l’avversario è il Tottenham che già due anni prima in Champions ci ha sconfitto 3-1 a White Hart Lane. Il netto 3-0 dell’andata (Bale, Sigurdsson e Vertonghen) sembra estrometterci dalla competizione ma al ritorno verrà fuori la parte positiva della Pazzia insita nel nostro Dna. A San Siro infatti i gol di Cassano e Palacio e l’autogol di Gallas pareggiano i conti e ci portano sul 3-0. Sui piedi del Cuchu capita all’ultimo minuto la grande occasione per il 4-0, ma la palla che farebbe venire giù lo stadio esce di pochi centimetri dal palo e ci porta ai supplementari dove il gol di Adebayor rende inutile il quarto gol di Alvarez nel secondo tempo supplementare. Usciamo a testa altissima con un’impresa storica soltanto sfiorata (una dinamica simile a quella di Coppa Italia con la Juventus 3 anni dopo) che sarà purtroppo l’ultima fiammata prima di una serie sconsolante di sconfitte nel finale di una stagione che ci vedrà arrivare noni in campionato.

Adebayor mette dentro il momentaneo 3-1 che spegne una rimonta pazzesca

2014-2015: Dopo lo Schalke, un’altra tedesca

Anche l’avventura dell’Inter di Mazzarri inizia ad Agosto ma un turno dopo quella di Stramaccioni in virtù del quinto posto dell’anno prima: la squadra rivale sono gli islandesi dello Stjarnan, senza dubbio la squadra più bizzarra affrontata dai nerazzurri negli ultimi anni, nota al pubblico unicamente per le esultanze atipiche con cui festeggiano i gol. L’andata in Islanda si chiude con un tranquillo 0-3 con i gol di Icardi, del debuttante Dodò e di D’Ambrosio e, a rileggere oggi alcuni titolari, colpisce il numero di giocatori poi spariti dai nostri radar: su tutti M’Vila poi andatosene a Gennaio, Ruben Botta andato pochi giorni dopo al Chievo, lo stesso Dodò oltre a Vidic e Osvaldo, andatosene dopo 6 mesi a causa di un alterco con Mancini. Stavolta il ritorno, a differenza dei preliminari di due anni prima, è pura formalità e termina con un netto 6-0 grazie alla tripletta di Kovacic (primi gol in maglia nerazzurra), alla doppietta di Icardi e al gol di Osvaldo. Tra i titolari anche Andreolli e Carrizo che sarà il portiere titolare per quasi tutte le partite della competizione.

Il sorteggio ci regala un girone abbordabile con Dnipro, Qarabag e Saint-Etienne. Per motivi di sicurezza debuttiamo in campo neutro a Kiev e vinciamo 0-1 con gol di D’Ambrosio e Kuzmanovic migliore in campo (!): tra gli aneddoti curiosi della partita c’è la fascia di capitano indossata da Guarin essendo Ranocchia in panchina (Icardi gioca da titolare ma non è ancora stato incoronato capitano, lo sarà solo l’anno dopo). In mezzo ai due tonfi pesantissimi in campionato contro il Cagliari e la Fiorentina vinciamo contro gli azeri del Qarabag per 2-0 grazie ai gol ancora di D’Ambrosio e poi di Icardi. Il pareggio a reti inviolate in casa con il Saint- Etienne (in porta per la terza partita consecutiva del girone Carrizo e in campo anche Mbaye e Krhin che subentra facendo il proprio esordio stagionale) e l’1-1 in Francia (Federico Bonazzoli titolare al posto di Icardi e Andrea Palazzi che fa il suo debutto a centrocampo al posto di Kuzmanovic che si dimostra di nuovo uno dei migliori in campo insieme a Carrizo) rafforzano il primato dell’Inter anche grazie all’andamento lento delle avversarie.

La qualificazione e il primo posto certo arrivano con la sofferta vittoria in casa contro il Dnipro di Kalinic e Konoplyanka: sotto la guida della strana coppia Nuciari-Salsano che sostituiscono lo squalificato Mancini,  andiamo in svantaggio dopo pochi minuti ma un grande Handanovic para un rigore e ci tiene a galla finchè Kuzmanovic e Osvaldo non firmano il sorpasso. L’ultima partita in Azerbaijan conta dunque poco se non per l’imbattibilità del girone: Mancini mette infatti in campo molti giovani tra cui Donkor, Bonazzoli e Krhin come titolari (Baldini e Dimarco a gara in corso) e il Qarabag va molto vicino ad infliggerci una sconfitta comunque storica che viene impedita dal guardalinee che annulla inspiegabilmente il gol-qualificazione degli azeri gelando ingiustamente lo stadio e mandando avanti il Dnipro che poi andrà in finale contro il Siviglia.

Ai sedicesimi l’avversario è il Celtic Glasgow, squadra per noi storicamente ostica sin dalla finale di Coppa Campioni persa contro di loro nel 1967. L’andata in Scozia è pirotecnica con il doppio vantaggio firmato Shaqiri-Palacio cui seguono due gol del Celtic in pochi minuti, prima dell’intervallo Palacio approfitta di un regalo del portiere avversario e ci manda negli spogliatoi in vantaggio ma le parate di Carrizo e la strenua difesa del risultato si infrangeranno contro il gol di Guidetti al 94esimo. Al ritorno nonostante il vantaggio numerico regalatoci dall’espulsione di un certo Van Dijk (oggi forse il miglior centrale al mondo) soffriamo per l’intera partita ma, grazie ad un forcing finale e ad un cambio modulo suggerito dal Mancio grazie ai suoi pizzini dati ai giocatori a partita in corso, Guarin sfonda la rete con un tiro da fuori e ci manda meritatamente agli ottavi dove affrontiamo il Wolsfburg.

In Germania la partita si mette subito in discesa con un gol di Palacio dopo 5 minuti ma una serie di errori, anzi orrori, difensivi regalano prima il pareggio a Naldo smarcato in area su angolo, poi il doppio vantaggio di De Bruyne con Carrizo che regala palla e vantaggio agli avversari con un passaggio troppo corto. Al ritorno il cuore dei nerazzurri (in campo con la maglia azzurra spesso usata in coppa) non basta: al vantaggio di Caligiuri risponde il gol di Palacio ma i troppi errori della difesa composta da Campagnaro Ranocchia Jesus e Santon regalano troppi tiri ai tedeschi che nel finale spengono le nostre speranze con il gol dell’ex Juventus Bendtner.

Danilo D'Ambrosio in Inter-Celtic Glasgow di Euorpa League
D’Ambrosio in azione contro il Celtic, con l’improbabile maglia azzurra

2016-2017: Come si dice harakiri in israeliano?

Dopo il quarto posto dell’Inter di Mancini nel 2016-2017 evitiamo i preliminari e partiamo direttamente dai gironi dove troviamo avversari abbordabili come Sparta Praga, Southampton e soprattutto gli israeliani dell’Hapoel Beer Sheva al debutto in competizioni europee. Il debutto europeo di De Boer è proprio contro questi ultimi che a San Siro si bevono clamorosamente le nostre maglie color Sprite e ci infliggono una sconfitta storica per 0-2 (tre giorni dopo vinciamo in casa contro la Juventus battendoli per l’unica volta negli ultimi 10 anni in campionato ma il bello e il brutto della nostra squadra è sempre stata questa imprevedibilità assoluta, si sa). La seconda partita è un’altra figuraccia, stavolta a Praga con lo Sparta: iniziano titolari tra gli altri i giovani Miangue e Gnoukouri con Ansaldi che debutta a partita in corso. Finisce 3-1 e il secondo gol è quasi surreale per l’immobilità dei nostri giocatori che restano fermi su una punizione avversaria lasciando Kadlec segnare il 2-0. L’espulsione di Ranocchia rende vano il gol di Palacio cui nel finale risponde Holek. La terza gara in casa contro il Southampton vede il ritorno in campo di Brozovic dopo la sostituzione nell’intervallo con l’Hapoel e con anche Icardi titolare dopo le polemiche seguite alle sue dichiarazioni sulla curva Nord contenute nella sua autobiografia: il gol di Candreva e le grandi parate di Handanovic contro Van Dijk (ancora lui) e compagni ci regalano 3 punti che salvano (ma solo per pochi giorni) la panchina di De Boer. Infatti nella quarta partita sarà l’allenatore della primavera Vecchi ad andare in panchina in Inghilterra, dove al vantaggio di Icardi e al rigore parato da Handanovic risponde Van Dijk che si fa perdonare l’espulsione di un anno prima col Celtic. Sarà poi l’autogol clamoroso di Nagatomo a sancire il 2-1 e la quasi matematica eliminazione dei nerazzurri (ancora, autolesionisticamente, in maglia color Sprite). 

Il detto di Sant’Agostino “errare è umano ma perseverare è diabolico” trova poi concreta applicazione nella penultima partita del girone in Israele. Riusciamo a farci rimontare un doppio vantaggio firmato Icardi- Brozovic passando, complice anche l’espulsione di Handa con rigore annesso sull’ 1-2 per noi, da 0-2 a 3-2 e uscendo a testa bassissima dall’Europa League. L’ultima partita contro lo Sparta, in uno stadio deserto (al secondo verde solo uno striscione di protesta), serve più che altro a far giocare chi ne ha meno possibilità: tra i pali Carrizo si distingue parando anche un rigore mentre in campo trovano spazio Andreolli, Biabiany, Pinamonti, Miangue e il giovane Axel Bakayoko. La partita si conclude 2-1 con doppietta di Eder.

Inter terza maglia sprite Europa League
Non sarà stata bella, non sarà stata vincente, ma almeno era dissetante

2018-2019: Ancora i tedeschi ci eliminano

Eliminati amaramente ai gironi di Champions, il cammino europeo dell’Inter di Spalletti riparte dai sedicesimi di Europa League contro il Rapid Vienna. Nell’andata a Vienna, giocata durante i giorni caldi in cui la fascia passa da Icardi ad Handanovic, sono decisivi per lo 0-1 finale il rigore di Lautaro e le parate di Handa. Partita stranamente facile anche al ritorno a San Siro dove i gol all’inizio di Vecino e Ranocchia e quelli nel secondo tempo di Perisic e Politano eliminano gli austriaci e ci regalano gli ottavi di EL quattro anni dopo il Wolsfburg.

E l’avversaria è nuovamente una tedesca, il temibile Eintracht di Francoforte di Jovic. L’andata in Germania si gioca senza Icardi per le note vicende e senza Nainggolan infortunato: la partita finisce 0-0 con il rammarico di un rigore sbagliato da Brozovic che avrebbe potuto avvicinarci ai quarti. Al ritorno scendiamo in campo in un’emergenza totale: assenti Nainggolan infortunato e Lautaro e Brozovic squalificati, oltre a Icardi che dice di non poter giocare per i dolori al ginocchio (non sforzandosi di scendere in campo neanche in una situazione così di emergenza perde probabilmente anche i suoi ultimi sostenitori tra i tifosi interisti), Keita deve rientrare dopo un lungo infortunio e la partita si mette subito in salita con un rarissimo errore di De Vrij che regala il vantaggio ai tedeschi dopo 5 minuti. Negli ultimi minuti entreranno anche i due baby debuttanti Merola ed Esposito ma, nonostante il gran cuore di tutti i nostri ragazzi, le assenze sono troppo pesanti per rimontare e la gara finisce 0-1 sancendo la nostra eliminazione, per la terza volta in 6 anni agli ottavi di finale.

“Bisogna stare attenti a Jovic”. E infatti, dopo 5 minuti…

Julione94

Toscano emigrato a Roma, già a 3 anni girava con la maglietta di Ronaldo il Fenomeno. Con un nome e cognome così simile al portierone dell’Inter di Herrera la passione per i numeri 1 era inevitabile. Pessimista esistenzialista, ancor di più dopo aver visto una tripletta di Ekdal in 15 minuti a San Siro.

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