Bauscia Cafè
Rodrigo Palacio portiere contro il Verona in Coppa Italia

10 anni di Coppa Italia nerazzurra

Spesso la Coppa Italia è vista dalle squadre come una competizione secondaria in cui far debuttare seconde linee o giovani che in campionato non trovano spazio. In realtà è una Coppa che dovrebbe essere tenuta più in considerazione dai club, anche per il fatto che con poche partite la si può vincere guadagnandosi anche il diritto a giocare la Supercoppa. La squadra che in questi anni, oltre alla Juventus, le ha dato più rilevanza è stata senza dubbio la Lazio che ne ha vinte 3 negli ultimi 11 anni, ma anche noi dell’Inter dovremmo iniziare a vederla seriamente come un traguardo da raggiungere: ricordate la Coppa Italia 2004-2005 vinta contro la Roma con gol di Mihajlovic in un San Siro gremito dopo il 2-0 dell’andata? 

Quel trofeo (alzato da Ivan Ramiro Cordoba perché Capitan Zanetti era in Sud America per la Copa America) diede alla squadra la giusta fiducia dopo anni di delusioni, sancendo l’inizio del quinquennio Felix che ci ha portato sul tetto prima d’Europa e poi del Mondo.

Chissà che rivincerla a distanza di anni non possa essere nuovamente l’inizio di un ciclo vincente con mister Conte.

Prima degli ottavi di finale contro il Cagliari è interessante ed utile ripercorrere le partite dei nerazzurri dello scorso decennio, iniziato con due vittorie e terminato con la sconfitta ai rigori con la Lazio: tra meteore, giovani debuttanti, attaccanti che vanno in porta, litigi tra allenatori e squadre di C che ci fanno soffrire 120 minuti si può dire con certezza che il DNA della Pazza Inter non è mai venuto a mancare neanche in Coppa Italia.

2009-2010: L’inizio del Triplete

Superato agli ottavi il Livorno con gol di Sneijder su punizione (in quella partita iniziano titolari Suazo e Vieira, poi venduti a gennaio), ai quarti i nerazzurri si trovano contro la Juventus che, pur essendo molto più debole, ci dà filo da torcere con una vittoria per 2-1 maturata nel finale grazie ad un gol di Balotelli dopo il vantaggio di Diego e il pareggio di Lucio. In semifinale, battuta all’andata a San Siro la Fiorentina con gol di Milito (è l’ultima partita di Toldo in nerazzurro prima del ritiro e la prima di Mariga appena arrivato dal Parma), l’Inter di Mou al ritorno scende in campo col dente avvelenato dopo il pareggio di 3 giorni prima sempre a Firenze che ci ha fatto perdere il primo posto in classifica (in seguito riconquistato anche grazie al regalo di Pazzini contro la Roma). Questa volta grazie ad Eto’o l’Inter si impone 0-1 e si guadagna la finale di Roma proprio contro i giallorossi con cui battagliamo in campionato.

E una battaglia vera e propria si tiene all’Olimpico (anzi più un match di boxe ripensando al pugno di Mexes a Materazzi) in data 5 maggio che per noi nerazzurri più che una poesia del Manzoni è stata per anni la data infausta in cui perdemmo lo scudetto nel 2002. Iniziata con l’infortunio di Sneijder e con le colorite proteste di Mou che cerca dopo pochi minuti di scrutare dallo schermo di un addetto ai lavori a bordo campo se ci sia o meno l’offside sul gol annullato a Milito (il Var arriverà solo nel 2017), poco prima dell’intervallo è proprio Milito a indirizzare la gara con un gran gol all’incrocio. Nei restanti minuti di gioco prima Mexes contro Materazzi e poi Totti, espulso per una vergognosa caccia all’uomo contro Balotelli terminata con un fallaccio da dietro, alzano il livello dello scontro.

Ma il primo passo verso lo storico Triplete è segnato e la Coppa Italia riprende la strada per Milano dopo 4 anni.

2010-2011: L’ultimo Trofeo

Battuto agli ottavi in casa il Genoa per 3-2 con doppietta di Eto’o e gol di Mariga (debutto da titolare per Ranocchia arrivato proprio dai rossoblù), ai quarti l’Inter va a Napoli e dopo anni di vacche magre (l’ultima vittoria risaliva al 1997) riesce a passare il turno dopo 120 minuti combattuti e terminati a rete inviolata anche grazie alle parate di Castellazzi: ai rigori è decisivo l’errore di Lavezzi e il gol da dischetto di Chivu ci consente di passare in semifinale contro la Roma. All’andata a Roma grazie ad un gran gol di Stankovic (la classica fiammata del Drago, come la chiamava Scarpini) l’Inter riesce a vincere 0-1 in un periodo non facile in seguito alle sconfitte determinanti con Milan in campionato e Schalke in Champions; al ritorno (Zanetti premiato per la millesima partita ufficiale in carriera) grazie ad un 1-1 con gol di Eto’o si regala la seconda finale consecutiva a Roma, stavolta contro il Palermo.

In un Olimpico gremito (presenti sul tetto dello stadio anche degli attivisti di Greenpeace per sostenere il referendum per il No al nucleare) una doppietta di Eto’o (37 gol stagionali) e il gol dell’uomo delle finali Milito stendono per 3-1 i siciliani regalandoci la Coppa Italia e anche il trofeo per i 150 anni dell’Unità d’Italia alzato da Materazzi accanto a Capitan Zanetti.

2011-2012: Napoli Fatale

Agli ottavi affrontiamo nuovamente il Genoa a San Siro: la partita, finita 2-1, viene decisa da un gran gol di Maicon e dall’unico gol di Poli con la maglia nerazzurra. Tra i giocatori scesi in campo in quel match Faraoni attualmente al Verona e Castaignos, meteora interista ricordata perlopiù per il gol decisivo a Siena.

La corsa dei nerazzurri si ferma ai quarti a Napoli in una buona partita dell’Inter di Ranieri (si interrompe la striscia di 8 vittorie consecutive) decisa da una doppietta di Cavani, di cui il primo gol su rigore causato da un Thiago Motta probabilmente già con la testa al PSG e Parigi dove andrà poco dopo.

La Coppa Italia la vincerà proprio il Napoli in finale con la Juventus.

2012-2013: Palacio in porta e Jonathan alla Maicon

L’Inter di Stramaccioni si trova agli ottavi di fronte al Verona (ai tempi in serie B) sconfitto 2-0 nella nebbia meneghina grazie ai gol di Cassano e Guarin. Più che per il risultato la partita viene ricordata dai tifosi perché negli ultimi minuti si infortuna alla spalla Castellazzi e, avendo i nerazzurri esaurito i cambi, in porta prende posto Palacio che, con la maglia XXL di Belec, si rende protagonista anche di una bella parata sul tiro di Carrozza.

Partita appassionante anche ai quarti contro il Bologna terminata 3-2 e risolta da Ranocchia solo ai supplementari dopo che il doppio vantaggio interista con Guarin e Palacio (gran gol da fuori area) viene recuperato dagli emiliani: è la prima partita da titolare di Rocchi e una delle prime di Benassi che nel corso della stagione a causa di molti infortuni si ritrova spesso in campo).

La corsa dei nerazzurri si arresta contro la Roma che, dopo il 2-1 all’andata, a San Siro vince 2-3 con doppietta di Destro e gol di Torosidis. Nella mente dei nerazzurri quella partita resta per il gran gol del Divino Jonathan che al termine di un’azione con Alvarez (poi autore del secondo gol) e Rocchi segna un golazo alla Maicon fulminando Stekelenburg.

Quell’anno la Coppa Italia la vincerà la Lazio proprio contro la Roma nel derby romano più importante della storia, deciso da Lulic.

2013-2014: Dai Trentaduesimi di finale

L’Inter di Mazzarri essendo arrivata nona l’anno prima con Strama si trova costretta ad iniziare la Coppa Italia dai trentaduesimi di finale in Agosto contro il Cittadella. La partita, facilitata anche dalla superiorità numerica per espulsione di Pecorini dopo mezz’ora, finisce 4-0 con doppietta di Palacio, gol di Jonathan (ancora lui) e Ranocchia. Tra i debuttanti in quella partita in maglia nerazzurra sia Belfodil sia Icardi, arrivati insieme ma con destini ben diversi nella storia interista. Ai sedicesimi l’Inter affronta il Trapani in quella che in teoria dovrebbe essere la più semplice delle partite ma che invece è più complessa del previsto con il 3-0 del primo tempo (Guarin, Belfodil e Taider su rigore) che nel secondo diventa un 3-2 per la gioia dei tifosi siciliani che riempiono il primo Blu.

I nerazzurri usciranno amaramente agli ottavi ad Udine col gol decisivo di Maicosuel ricordato dai più per il rigore sciagurato sbagliato contro il Braga nei preliminari di Champions. La traversa di Kuzmanovic l’unica azione degna di nota dei nerazzurri, che schierano tra gli altri Carrizo, Andreolli, Mudingayi, Milito (titolare per la prima volta dopo l’infortunio col Cluj dell’anno prima) e il debuttante Ruben Botta subentrato nel finale.

La finale la vincerà il Napoli contro la Fiorentina.

2014-2015: Di nuovo sconfitti a Napoli

La nuova Inter di Mancini agli ottavi se la vede a San Siro contro la Sampdoria: la partita finisce 2-0 con gol del debuttante Shaqiri, su assist di Podolski, e Icardi (che sbaglia anche un rigore nel primo tempo). Oltre al tandem Shaqiri-Podolski che poi saluterà Appiano in estate, in quella partita trovano spazio due giovani promesse quali Bonazzoli e Puscas che in questi anni si sono un po’ persi (soprattutto il primo dei due).

Per la seconda volta in pochi anni l’Inter viene eliminata ai quarti a Napoli al termine di una partita comunque positiva dei nerazzurri (tra i titolari il giovane Puscas e Santon rientrato dopo anni) e persa solo negli ultimi secondi per un gol di Higuain sugli sviluppi di una rimessa laterale.

Quell’anno la Coppa se la aggiudica la Juventus che, battendo la Lazio, inizierà così una striscia di 4 vittorie consecutive.

2015-2016: Sfiorata un’Epic-rimonta

Agli ottavi l’avversario è il Cagliari (quell’anno in B) sconfitto con un netto 3-0 grazie alle reti di Palacio, Brozovic e Perisic. Tra i presenti in campo molti giocatori poi spariti dai radar nerazzurri: titolari il terzino Montoya poi andatosene a Gennaio e il giovane Manaj al debutto dal primo minuto, mentre a gara in corso c’è spazio anche per Dodô e Gnoukouri che tanto bene ha fatto l’anno prima sia nel derby sia contro la Roma (dei problemi cardiaci ne hanno poi complicato il prosieguo della carriera). Ai quarti l’avversario tanto per cambiare è il Napoli, ma questa volta la partita sorride ai nostri colori con la prima vittoria in 90 minuti dal 1997 (in campionato è arrivata solo la settimana scorsa grazie a Lukaku-Lautaro). Tra gli 11 scesi in campo con la terza maglia gialla c’è anche Biabiany che ha fatto parte della Rosa nerazzurra in periodi diversi, ma a decidere la partita saranno prima Jovetic e poi Ljajic nel finale con un gran contropiede. Poco prima del fischio finale una lite furibonda tra i due mister porta all’espulsione di Mancini, che davanti ai microfoni accusa poi Sarri di essere un razzista omofobo per averlo apostrofato come “finocchio”.

In semifinale ci troviamo contro la Juventus detentrice del titolo: all’andata a Torino una sonora sconfitta per 3-0 (doppietta di Morata e gol di Dybala) con Murillo protagonista in negativo sembra tagliarci fuori, ma al ritorno sfioriamo una rimonta storica ed inaspettata con una doppietta di Brozovic e un gol di Perisic che trascinano la partita ai rigori, dove però l’errore di Palacio consegna la finale ai bianconeri.

In finale la Juventus batte il Milan 1-0 ai supplementari.

2016-2017: Aspettando Gabigol arriva Murillo

Nella travagliata stagione 2016-2017 gli ottavi contro il Bologna regalano spettacolo e più sofferenza del previsto, proprio come 4 anni prima (Pioli allora allenava i felsinei). San Siro si aspetta magie da Gabigol ma la prodezza arriva da Murillo che segna l’1-0 in rovesciata, cui poi segue il raddoppio di Palacio. I due gol del Bologna ci costringono ai supplementari e stavolta è Candreva, non più Ranocchia, a garantirci il passaggio del turno ai quarti dove ci aspetta la Lazio.

Una delle rare partite storte di Miranda che si fa espellere regalando il rigore del raddoppio a Biglia (il primo gol era stato di Felipe Anderson) consegnano ai biancocelesti le semifinali e rendono inutile il forcing finale seguito al gol di Brozovic. Si ferma così a 9 la striscia di vittorie consecutive di Pioli che poi in Primavera sarà sostituito da Vecchi per la crisi di risultati.

In finale la Juventus sconfigge proprio i biancocelesti per 2-0.

2017-2018: Ad un passo da una figuraccia storica

Un’Inter prima ed imbattuta in campionato affronta la favola Pordenone, squadra di Serie C arrivata agli ottavi dopo aver battuto Venezia e Cagliari. Nonostante giochino molte riserve (tra i pali il debuttante Padelli, poi Pinamonti, Dalbert e Karamoh) tutto lascia pensare ad una vittoria facile facile ma così non è, anzi i friulani vanno più volte vicino al gol e gli errori di Karamoh, Perisic e Icardi mandano le squadre ai rigori dove gli sbagli di Skriniar e Gagliardini mandano due volte in vantaggio il Pordenone. Alla fine le parate di Padelli e il sangue freddo di Icardi, Vecino e Nagatomo (!) ci salvano da una figuraccia storica.

Sarà però il Milan ad eliminarci ai quarti: la partita si gioca il 27 dicembre, in una sorta di Boxing Day poi esteso al campionato l’anno seguente. L’errore di Joao Mario davanti a Donnarumma senior al debutto in rossonero pesa moltissimo e ai supplementari Cutrone decide la partita segnando l’1-0 decisivo.

Sarà la Juventus a vincere la Coppa battendo 4-0 proprio i rossoneri in finale.

2019-2019: La prima (e unica) di Dalbert e l’errore del Ninja

In un San Siro a porte chiuse post Inter-Napoli del Boxing Day l’Inter batte facilmente 6-2 il Benevento, squadra di Serie B, con il gol su rigore di Icardi, il primo e unico gol in nerazzurro di Dalbert e le doppiette di Candreva e Lautaro. Tra i nerazzurri gioca titolare Vrsaljko che a causa dei problemi fisici sarà costretto ad operarsi dopo poche settimane terminando anzitempo l’esperienza a Milano.

L’ultima partita del decennio in Coppa Italia è in casa contro la Lazio ed è di nuovo amara come due anni prima: gli errori di Candreva e Lautaro sottoporta e i miracoli di Handanovic portano la sfida ai supplementari dove Immobile sembra consegnare la vittoria ai biancocelesti ma D’Ambrosio, l’uomo delle partite importanti, si guadagna a pochi secondi dalla fine un rigore realizzato da Icardi. Sbagliano prima Lautaro e poi Durmisi ma è decisivo l’errore di Nainggolan che si fa parare il rigore da Strakosha e Leiva manda in semifinale la Lazio poi vincitrice della Coppa contro l’Atalanta.

Tra i nerazzurri a segnare il rigore oltre a Brozovic e Icardi c’è anche il terzino Cédric Soares, preso per sostituire Vrsaljko e rimasto solo 6 mesi ad Appiano.

Julione94

Toscano emigrato a Roma, già a 3 anni girava con la maglietta di Ronaldo il Fenomeno. Con un nome e cognome così simile al portierone dell’Inter di Herrera la passione per i numeri 1 era inevitabile. Pessimista esistenzialista, ancor di più dopo aver visto una tripletta di Ekdal in 15 minuti a San Siro.

PODCAST

Twitter

Instagram

Instagram has returned empty data. Please authorize your Instagram account in the plugin settings .

Archivio