Duelli fisici vinti, palloni ripuliti, azioni ribaltate in progressione, tiri da fuori: dopo tanti anni torniamo ad avere attaccanti che attaccano, nel senso letterale del termine, e possiamo apprezzare una riconquistata inclusione e organicità del reparto offensivo nel resto della squadra.
Aldilà del risultato, che sarebbe stato possibile anche con le precedenti gestioni e i precedenti interpreti, la sensazione è che questa Inter sia più adatta alle caratteristiche della serie A rispetto a quelle schierate da Spalletti e Mancini: il modo in cui sta in campo e costruisce le azioni offensive -verticale, fulmineo, essenziale- è estremamente efficace soprattutto per affrontare una delle difficoltà principali del nostro campionato, ovvero le squadre chiuse, arroccate a difesa della propria porta (non a caso, il problema maggiore che si è avuto nelle scorse stagioni). Un tempo la produzione di azioni offensive pesava principalmente sui due esterni alti, nessuno dei quali puntava la porta, e sull’estro del trequartista, che insieme dovevano mettere il centravanti in condizione di segnare; adesso i due attaccanti sono direttamente coinvolti e coprono porzioni di campo molto più ampie, puntando entrambi la porta anche partendo da lontano.
Senza farsi prendere da facili entusiasmi il 26 di agosto, si può affermare che quella intrapresa sia una direzione assai promettente, adatta alle caratteristiche del campionato e della rosa che si va costruendo. Rosa alla quale mancano gli ultimi tre innesti, dai quali dipenderà molto della tenuta a lungo termine di questa squadra: un’altra settimana e lo strazio del mercato terminerà, permettendoci di farci un’idea più chiara su quelli che potranno essere gli obiettivi di questa stagione.
Nel frattempo, benvenuti a tutti i nuovi, e bentornati ai vecchi rinvigoriti