Bauscia Cafè

Indifendibile

Settimana di coppa. Siamo pronti per giocare una partita valida per l’andata degli ottavi di finale di Europa League con, se come sembra Keita Balde dovrà dare ancora forfait, un solo attaccante di ruolo in rosa. Il buon Lautaro Martinez ha ora come ora come prima alternativa quel gran bomber che risponde al nome di Ranocchia Andrea, nato ad Assisi (PG) 31 anni fa, di professione difensore centrale.
Se ce lo avessero detto non dico questa estate, ma due mesi fa, giuro che non ci avrei creduto.
La rosa non è mai stata particolarmente florida dal punto di vista numerico nel recente periodo, e di certo qualche ragazzo della primavera verrà aggregato alla trasferta (mi auguro), ma ciò che fa notizia è ovviamente l’assenza – imperterrita e continua – del nostro numero 9.
Dal 13 di Febbraio infatti si convive con una situazione grave, severa, incredibile sotto molti aspetti. Sicuramente terribilmente seria per ciò che rappresenta e per ciò che porterà – e sta già portando – in dote alla nostra società.

Conoscete tutti la storia, è inutile riepilogarla per l’ennesima volta considerando che poi effettivamente le uniche cose certe sono state: 1) il cambio del ruolo di capitano della squadra 2) il rifiuto dell’ex-capitano (leggete bene, rifiuto) di partire con la squadra per Vienna 3) l’indisponibilità dello stesso al reintegro in gruppo causa infiammazione al ginocchio, vera o presunta che sia.
Tutto il resto è baccano da talk show, lacrime proprie della peggior tv spazzatura, mancanza di professionalità e provincialismo, illazioni da tutte le parti, insiders, voci fuori dalle righe, toni alzati, bastian contrari e interviste nel merito anche al mio vicino di casa pizzaiolo.
Davvero una storia grottesca, in tipico stile italiano con sfumature da telenovela latino americana, di quelle doppiate malissimo e con la musica fatta col Commodore. Una roba brutta brutta insomma.
La cosa che più mi stupisce è non tanto la nostra innata capacità di suicidarci sempre e comunque, a ciò siamo abituati da tempo, in campo e non (e ci saremmo anche rotti di assistere a questi harakiri sistematici), quanto l’incredibile e per certi versi inaspettata serietà con cui anche i sostenitori delle squadre rivali stanno trattando l’argomento. In un mondo di tifosi in cui si fa dello sfottò l’unica ragione di vita, sull’argomento si tace parecchio, almeno nei soli toni da bar.
Io credo sinceramente che sia perché una roba del genere non si sia mai vista, almeno non a questi livelli e non nell’ultimo mezzo secolo. Almeno a mia memoria. Non si è semplicemente mai visto un capitano di una squadra che viene destituito dei gradi e semplicemente se ne va, a metà stagione. Sparisce, si sottrae alle sue responsabilità per cui – tra l’altro – immagino stia continuando ad essere puntualmente e profumatamente pagato.

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C’è come dicevo molto baccano in questi giorni, e si stanno delineando un po’ due scuole di pensiero. Banalmente le riassumo con “L’Inter ha fatto bene perché questo creava casini” contro “Sono delle vittime, la società vuole cederlo e lui ama l’Inter”.
Ma secondo me non è questione di “scegliere una parte da cui stare”, perché non c’è nessuna parte. Non è “Marotta contro Icardi”, “Perisic contro Icardi”, “Spalletti contro Icardi”, ma è l’Inter come società che viene ostracizzata dal calciatore più pagato della rosa in un momento in cui aldilà degli equilibri di spogliatoio, si gioca ogni 3 giorni e con solo un’altra punta di ruolo arruolabile. Il giocatore ha rifiutato la prima convocazione a caldo (già questo è incredibilmente grave) e poi si è dichiarato indisponibile fisicamente. Il motivo non sta a me conoscerlo, non sta a tutti noi a dire il vero, per quanto la curiosità sia comunque molta, così come molti i dubbi nell’immaginarsi un giorno di sapere come siano andate le cose quel giorno di metà Febbraio, e quali siano stati e veri motivi e le vere reazioni.
Si può essere destituiti, si può giocare male (a proposito, giusto per relativizzare tante cose: nell’anno sportivo 2018/2019 per ora Icardi ha collezionato un gol ogni 158 minuti, Lautaro – al primo anno in Italia, va detto – un gol ogni 151) ma la mancanza di professionalità e maturità del giocatore e del suo entourage mi spiazzano sistematicamente, ogni giorno.
Si può avere ragione nel merito, che appunto non conosciamo, e sbroccare se davvero la società abbia deciso di venderti – con tutto che difficilmente una società che decide di venderti ti offre un aumento di ingaggio, e voglia destabilizzare la situazione con conseguente abbasso del valore del cartellino e interesse delle altre squadre verso di te a metà anno, ma più probabilmente verso fine anno ti comunica la scelta per tempo, ma vabbè magari sbagliamo noi comuni mortali a pensare così- ma non ci si può comportare come un bambino viziato in pieno delirio di onnipotenza. Questo davvero è inaccettabile.
Quella lettera delirante in cui si parlava solo al singolare dell’Inter – Maurito bello, lo vieni a spiegare a noi cosa è l’Inter? – quei like galeotti e metti scientemente ad obiettivi sensibili in grado di far incazzare ancora di più una tifoseria tradita e delusa, sono le ultime, in ordine di tempo, mosse di un uomo che è stato evidentemente sopravvalutato in quanto a sensibilità e attaccamento ai colori. A questo punto giustificando ancora di più la scelta di destituirlo dei suoi gradi, gradi che (e pensate voi se mi tocca citare Mughini!) va ricordato, non gli vengono attribuiti per grazia divina ma gli sono stati concessi in passato dalla stessa società che oggi, per un motivo o per l’altro, ha pensato di aver commesso un error nel farlo.

Il giocatore può essere fortissimo, e senz’altro lo è, ma l’uomo è indifendibile. E questa incredibile vicenda sta portando alla luce la silhouette di una personalità più intenta a rinfacciare che a capire i propri errori. Ma chi ama non rinfaccia, caro Mauro. Chi ama, se ama davvero, capisce. Chiede scusa, e ritorna sui suoi passi. Solo così si costruisce una storia d’amore. Capendo. Capendo l’Inter, con l’Inter, per l’Inter. Per citarti (no, il libro non l’ho letto, scusa).
La frattura è a mio avviso insanabile, la più grave a mia memoria degli ultimi lustri, vista l’importanza della squadra e del giocatore nello specifico, e non credo – mi stupirebbe davvero molto – rivedremo più l’argentino con la nostra maglia. Una maglia che rimarrà, col suo blu e col suo nero, nonostante tutto e nonostante tutti, nonostante gli egoismi e le presunzioni di tanti, troppi personaggi a cui si è data fiducia e amore, ovviamente mal riposti. Si è tagliato un rapporto con un adolescente Balotelli che, fomentato dalla tv berlusconiana, si è creato terra bruciata ed ha avuto la colpa di gettare a terra una maglia alla veneranda età di 19 anni, non vedo come si possa perdonare una persona che ha dato sicuramente molto alla società ma ha ricevuto anche terribilmente tanto, e che sta sputando nel piatto da cui ha mangiato riccamente da ormai tre settimane.
Curati il ginocchio Mauro, curatelo a fondo. Pensa a te, non fare l’eroe ora. Grazie, so che vorresti tanto ma non ne abbiamo bisogno. Abbiamo già noi. Ci bastiamo, eccome se ci bastiamo.

Vujen

Classe '85, marchigiano, interista da tre generazioni. Appassionato di fotografia, Balcani e cose inutili ma costosissime. I suoi pupilli sono Walter Samuel e l'indimenticabile Youri Djorkaeff. Lautaro più altri 10.

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