Sì, ci siamo!

L’Inter ha battuto il Barcellona in una partita assurda. Molto equilibrata per un tempo, con l’Inter che nei primi 45 minuti è ripartita alla grande arrivando più volte a mancare il tiro o passaggio decisivo per pochi centimetri. A senso unico nel secondo, con l’Inter che dal 65’ in poi si è rintanata nella sua area per impedire al Barca di calciare. I blaugrana hanno colpito un palo in contropiede e sono stati penalizzati da una decisione sbagliata del VAR di non assegnare rigore per un tocco di mano di Dumfries, ma non hanno creato vere occasioni da gol. Insomma è stata una partita strana e difficile da proiettare sul futuro. Però se c’è una cosa che questa vittoria può far capire a tutti è che questa non è una squadra scarsa. Sarà forse una squadra incline a giocare “da provinciale”, “da piccola”, “da mediocre”, “all’italiana” e potrei continuare per ore ma mi fermo perché penso abbiate capito. I giocatori hanno dei valori, sono capaci di mordere alle caviglie il centrocampo del Barcellona, assaltarne gli esterni e annullare Robert Lewandowski.

Robert fuckin Lewandowski

Non so se avete realizzato Robert Lewandowski, uno che al minuto 44 quando Calhanoglu ha provato ad andargli addosso lo ha ribaltato con una gamba senza neanche accorgersene. Uno che per anni ha viaggiato ad un gol o più di media a partita, uno a cui le barzellette su Chuck Norris si applicherebbero con serietà. Beh, ieri non si è visto. Annullato. Scomparso. Cancellato completamente dal campo. Non so da quant’era che non riuscisse ad avere nemmeno un’occasione in tutta la partita, forse non è nemmeno mai successo. Beh ieri è successa una cosa così, una rarità del genere. Tra una settimana al Camp Nou ci sarà da andare con l’elmetto perché giocatori di quel calibro non se la fanno andare bene, però intanto questa prestazione è stata clamorosa. Ecco perché il primo “bravo” di quest’articolo va a Stefan De Vrij, aggressivo e concentrato come non si vedeva da troppo tempo. E con lui Bastoni, perfetto. Meno appariscente magari ma proprio per questo ancora più “bravo”, perché è stato presente con la testa e ha coperto tutto quello che c’era da coprire. Il fiore all’occhiello della sua serata è stata una diagonale a metà primo tempo su Robert Lewandowski: si è oscurata la vallata di fronte al polacco che pregustava già il gol.

Gli esterni di riserva

Gli esterni secondo me sono l’esempio perfetto di ciò che cerco di dire: Darmian è un panchinaro, forse il panchinaro per antonomasia. Però ha fatto una partita perfetta. Non ha mai sofferto Raphinha o Marcos Alonso e ha spinto tantissimo, mettendo anche l’assist per il gol. È stato fantastico, adorabile. Poi a sinistra Dimarco. Ennesima prestazione monstre, stavolta contro un avversario di livello alto – in particolare Dembelè. La sciabolata morbida che ha dato il via all’azione decisiva certifica un talento cristallino che inizia adesso ad essere accompagnato anche dalla maturità necessaria a stare a certi livelli e vincere certe partite. Ha avuto ancora un paio di amnesie difensive, ma è riuscito a recuperare – speriamo voglia dire che tra non troppo possa eliminare anche quelle. Ecco, anche lui teoricamente sarebbe una riserva. Se tu hai due riserve così, la squadra non può essere scarsa.

Centrocampo, il regno del Barça

Henrikh Mkhitaryan. È stato perfetto. Ha corso una maratona, raddoppiando ad ogni pallone Dembelè e poi scalando su Sergi Roberto sullo scarico. Ha preso falli, non si è mai fermato e non ha buttato via un pallone in tutta la partita. Da quando è all’Inter penso che abbia sbagliato due o tre giocate, non di più. Allora ripeto l’assioma: se hai una riserva così, la squadra non può essere scarsa.

In mezzo Calhanoglu è stato il meno appariscente dei tre. Era fuoriruolo, c’è poco da dire. Si è anche visto in certi momenti, quando perdeva la posizione o sbagliava scelta incasinando l’azione e facendo giocate pericolose. Dopo il Milan e la Roma, quella mozzarella orizzontale attorno al quarto d’ora gridava vendetta. Però è stato bravo a non mollare mai e ad accettare di fare il lavoro oscuro o brutto, prestando attenzione proprio a posizione e uscite. Quello secondo me è stato il suo merito più grande, che forse gli vale la palma di migliore in campo. Ovviamente grazie anche al gol, un tiro che nel suo bagaglio ha e per cui gli si possono fare solo i complimenti.

Gavi, Pedri… Ma quanto li abbiamo lodati in quest’ultimo anno? Il futuro, talenti, canterani… Era una gara a chi la sparava più grossa. Il primo (18enne) di fatto non è sceso in campo. Il secondo ci ha provato con tutto il suo talento naturale ma ha fatto pochissimo. Nicolò Barella è stato la nostra risposta. Quanto ha corso? Quante mezze palle ha preso? Quante sovrapposizioni ha fatto? Come sabato ha sbagliato due rifiniture potenzialmente decisive, ma ciò che è più grave è il giallo per proteste al 23’. Se non si toglie questa cosa non crescerà mai. Resterà sempre il grande centrocampista che adesso è, senza diventare il top mondiale che potrebbe essere se mantenesse quel minimo di lucidità in più. Ieri però è stato mostruoso, ha vinto settemila contrasti, recuperato duecento palloni e corso diecimila chilometri. Si è vista anche un po’ di esperienza, cosa che finora gli era sempre difettata. Partita epica, bravo Nic.

Il Toro

Lautaro. Io non so se stesse male, però ieri non ha beccato una giocata che fosse una. Nel primo tempo si è fatto anticipare su due palloni decisivi, nel secondo ha sbagliato un paio di imbucate veramente semplici e potenzialmente letali. Non ha fatto una buona partita. Però ha scollinato. Ha imparato a convertire tutta la frustrazione dei periodi negativi in energia e voglia di aiutare la squadra per vie traverse. Lottando, correndo, aggredendo, contrastando. A pochi minuti dalla fine ha mostrato una scena commovente: ha sbagliato la scelta (era stanchissimo), ha sbagliato la giocata, ha perso palla, l’ha riguadagnata, l’ha ripersa, ha vinto il contrasto che ne è scaturito, ha vinto un altro contrasto, è inciampato e in caduta ha allungato per Mkhitaryan. Ce l’ha fatta. “L’ultimo pallone andava portato in salvo. Sembrava incredibile, ma ce l’abbiamo fatta”. Anche lui ha preso un giallo da evitare pur di litigare con Gavi, anche lui deve eliminare questi errori. Adesso però tutti gli riconoscono l’enorme impegno che profonde alla causa in ogni partita e gli riconoscono una certa leadership.

Una squadra che non può essere scarsa

Insomma, questa squadra scarsa non è. Ha giocatori di valore. Se ve ne foste dimenticati ieri non hanno giocato Marcelo Brozovic e Romelu Lukaku, probabilmente i due migliori di tutta la rosa. Giocatori abituati a questi livelli e anche a finali e semifinali internazionali. E ripeto: se batti il Barcellona senza due così, la squadra non può essere scarsa. Ora c’è da capire perché però i primi due mesi sono stati da squadra decisamente scarsa, rimboccarsi le maniche e ripartire perché la strada per la risalita è lunghissima e gli errori da farsi perdonare tanti. Penso alla guida tecnica, Simone Inzaghi. 

Ieri per la prima volta da mesi la squadra ha lottato su ogni pallone. È stata comunque leggera, specialmente in alcuni momenti in cui bisognava dare un calcione o spendere un sacrosanto fallo tattico e invece si è lasciato ripartire il Barcellona. Nel primo tempo Mkhitaryan, nel secondo Dimarco hanno clamorosamente mancato il fallo e entrambe le volte Dembelè ci ha graziati – la seconda anche con l’aiuto del palo. I più maligni diranno che i calciatori lo hanno fatto per evitare di essere sostituiti in tempo zero ma comunque sia in entrambe le occasioni anche il resto della squadra non era disposto bene. Questi sono gli errori che ci costano le partite in campionato, siamo sempre troppo esposti ai contropiede e una volta che perdiamo palla in uscita gli avversari sono automaticamente in porta.

Il terzo clean sheet stagionale è arrivato non con lo Spezia né con il Viktoria Plzen ma con il Barcellona. Il VAR e la fortuna ci hanno salvati in due momenti ma non è stato un caso. Il Barcellona ha avuto due occasioni in tutta la partita e Onana non ha fatto una parata. Non apprendere la lezione sarebbe un reato: difendiamo come abbiamo difeso stasera, guai a fare altrimenti.

Il tempo è scaduto e non ci sono più bonus: quello di stasera deve essere il segnale, l’approccio mentale e tattico da riprodurre per poter risalire. #BausciaCafé #InterBarcellona twittalo

Postilla numero 1: Correa e Dzeko

Per il primo abbiamo abbandonato ogni parvenza di dignità. Non è scarso, non è stupido, deve avere qualche enorme problema a livello mentale: non aiuta i compagni, non lotta, non ci prova. Ad oggi è impresentabile, gioca contro. Dzeko da grandissimo giocatore quale è stato la testa ce l’ha migliore ma è sempre più grave la quantità di palloni che perde in uscita, anche ieri lo ha fatto più volte e da una di quelle è scaturito il palo di Dembelè. Entrambi sembrano volersi nascondere, sbagliare e poi non preoccuparsene più di tanto: “sì mi faccio anticipare, ma faccio finta di averci provato così i tifosi non se la prendono con me”. No, questa cosa non ci sta più – parlo in particolare per Correa – questa è l’Inter e un soggetto così non può stare in campo. Dzeko invece ci prova, anche ieri si è speso molto in copertura e questo è davvero encomiabile. Bene il suo spirito di abnegazione da questo punto di vista.

Da parte mia dico “Meno male che torna Lukaku”: due così in una squadra ambiziosa non ci possono stare – e lì sì, la squadra è scarsa.

Postilla numero 2: André Onana

Dopo la partita di ieri era l’argomento più gettonato. Negli ultimi articoli qui su Bauscia abbiamo parlato tanto di Handanovic, nei termini più opportuni secondo ciascuno di noi. Cercando di essere obiettivi, ieri Onana è stato da 6. Non ha fatto parate, è stato ottimo (prendendosi molti rischi) nel gioco con i piedi e si è segnalato soprattutto per qualche uscita. Alcune semplici e doverose ma comunque ben fatto. Una un po’ a farfalle, ha solo sfiorato la palla in maniera inspiegabile e lasciato la porta sguarnita e la palla a un metro dalla linea. C’è un però: se non avesse fatto quell’uscita Fati avrebbe colpito da solo dentro l’area piccola. Uscire è stato l’unico modo per evitare un gol fatto. D’altra parte l’uscita è stata sbagliata. Un’altra non uscita da segnalare è stata attorno alla mezzora del secondo tempo: senza nessuno in zona la palla è rimbalzata nell’area piccola. Lui sarebbe dovuto uscire e non lo ha fatto, così Dumfries è stato costretto a imitare Neo di Matrix per evitare l’autorete. Sono due errori gravi. Il primo ammissibile il secondo no. Ciononostante, la sensazione è stata molto positiva e tutti o quasi hanno chiesto al termine che non si torni più indietro al numero uno sloveno. Io credo che domenica riproverei Onana e lo farei per qualche partita consecutiva ma attenzione a idolatrarlo: stiamo parlando di un portiere che di errori gravi in 3 partite giocate ce ne ha fatti vedere già tanti e sarebbe sbagliato parlarne in termini assoluti. Handanovic non è il cattivo Onana non è il buono e nemmeno viceversa. Sono due portieri con grossi difetti, non ha senso stare troppo a litigare su quale deve giocare. Anche perché a decidere sarà sempre e solo Inzaghi.