Confesso di essere il primo a prendere la bella classifica che abbiamo al momento e proiettarla per le 13 partite che ancora ci separano dal 24 Maggio, con tanto di partite più abbordabili da vincere assolutamente, e scontri diretti dove poter distanziare le rivali per lo scudetto. Ed è un gioco innocente che, a prima vista, non fa del male a nessuno se fatto dal tifoso comune. Quello di immaginare a quanto sarà la quota scudetto e proiettare il numero di punti che – ipoteticamente – ancora ci mancano, può anche essere un metodo per esorcizzare la recrudescenza di ansie che temevamo ormai dimenticate dopo più di dieci anni dall’ultima volta. E lungi da me il voler reprimere questo atteggiamento. Chi deve reprimere questa tentazione con ogni mezzo, invece, è chi scende in campo (o in panchina) con la maglia nerazzurra perché, automaticamente, si crea un meccanismo psicologico di sopravvalutazione/sottovalutazione delle partite che mancheranno da qui alla fine, nonché di confronto rispetto alle prestazioni buone o cattive delle rivali dirette per lo scudetto. Questa fino alla 38esima giornata sarà una lotta lunga e snervante che però ci vede avvantaggiati sia dal punto di vista della classifica e della qualità che stiamo mettendo in campo. Le vittorie nei recenti scontri diretti, e le due – importanti – degli ultimi due turni contro Genoa e Parma fanno ben sperare verso un buon proseguo del campionato anche e soprattutto dal punto di vista dell’atteggiamento di base.
Se siete arrivati fino a qui, vi sarete accorti che non ho ancora nominato per una volta la parola Atalanta, avversaria di stasera. So perfettamente dell’importanza dell’avversario e della possibilità – anche psicologica – di riscavare il solco tra noi e tutte le altre con una vittoria che avrebbe un significato doppio in questo caso. Se c’è un aspetto sul quale noi siamo migliorati tantissimo dall’anno scorso ad oggi è stato proprio quello della preparazione del piano partita, il come affrontare l’avversario sfruttando sia le nostre qualità che i loro punti deboli, essendo pericolosi fin dal fischio di inizio della partita. Ne è riprova il fatto che, negli ultimi 8 incontri di campionato (ossia dalla sfida del 17 Gennaio contro la Juve) abbiamo segnato per ben 4 volte entro il 15’ minuto, e sette volte su otto (ossia sempre tranne lo 0-0 contro l’Udinese) siamo andati in vantaggio prima noi. Abbiamo finalmente un playbook vario che può essere adattato da avversario ad avversario, ed è lavoro di Conte e del suo staff quello di preparare il piano ideale contro l’Atalanta.
Poi ci sono gli 11 più panchina che scendono in campo. Abbiamo la fortuna di avere un gruppo forte, allenato bene, e molto unito, tutte garanzie di qualità per alzare la Coppa Campioni d’Italia. L’altro ingrediente che si deve aggiungere è quello della concentrazione, totale ed assoluta, indipendentemente dall’avversaria di turno. Oggi l’Atalanta è come se fosse l’ultima giornata del campionato, e domenica prossima ci sarà solo e soltanto il Torino, indipendentemente da come finirà stasera contro gli Orobici. I giocatori dovranno rimanere concentrati ed evitare di guardare troppo in avanti in caso di vittorie (come per fortuna stiamo facendo) e allo stesso tempo evitare assolutamente di guardarsi indietro in caso di passi falsi, inevitabili perché non esistono le squadre perfette, ma che non devono scalfire di un millimetro la solidità acquisita negli ultimi tre mesi.
Atalanta significa squadra corta e avanzata, esterni alti e centrocampisti di qualità. Ma significa anche centrali che possono essere bucati dalle nostre punte. twittaloLa nostra Inter, per quanto forte, è composta da un gruppo di calciatori dal palmares ancora scarso, dei quali pochi si sono trovati a combattere fino alla fine per trofei importanti, e ancora di meno hanno effettivamente alzato coppe al cielo. Per alcuni dei nostri migliori (penso a Barella, oppure a Lautaro), stiamo per entrare in terreno inesplorato e in questo senso l’esperienza dei vari Vidal, Sanchez, Perisic, Eriksen e Lukaku (non tutti necessariamente dal palmares chilometrico, ma gente già molto navigata che sa da esperienze passate che cosa vada fatto e cosa debba essere evitato) sarà basilare a partire dai minuti in campo fino all’ultimo degli allenamenti defatiganti, per mantenere sempre alta la concentrazione. Per loro, portare in un gruppo con poca dimestichezza verso la vittoria, il loro bagaglio di esperienza, fa parte integrante dell’ingaggio che viene pagato loro. Ovviamente, alla testa di tutto, deve starci Antonio Conte. È esattamente il motivo per il quale è qui.
Per fortuna, dopo il grande derby con il Milan, siamo entrati nel terreno inesplorato di cui scrivevo prima. Una cosa è inseguire e sorpassare, ma condurre il campionato è tutto un altro sport. Noi adesso siamo gli attesi. Noi siamo quelli che devono mantenere il passo. E – proprio oggi – noi siamo quelli con il carico da 1000 che deve affrontare lo scontro diretto per rispondere alle vittorie delle due dirette inseguitrici. Come entreremo in campo e sapremo mantenere il livello del gioco per tutti i novanta minuti sarà quasi più importante del risultato stesso, perché loro sono forti nel pressare alto, sono bravi nello spingere con i loro esterni (e sia Hakimi che Perisic sono ottime ali, ma un po’ meno ottime se devono costantemente essere chiusi nei loro 20 metri), e sono molto bravi nel mantenere il possesso di palla tra il nostro centrocampo e difesa, una zona di campo nella quale storicamente (anche se ultimamente molto meno) soffriamo gli inserimenti. Allo stesso tempo loro dovranno temere la nostra velocità, non potranno permettersi di tenere i loro difensori centrali alti più di tanto, e dovranno stare attenti a loro volta a non farsi prendere nell’uno contro uno dai nostri, di esterni.
Insomma, ci sono tutti gli ingredienti per vedere una gran bella partita, nell’animo del neutrale. Per l’animo dell’Interista, saranno novanta minuti molto intensi che alla fine saranno solo un altro mattoncino verso il traguardo del 23 Maggio. Per i calciatori, sarà il primo scontro diretto della nostra fuga che dovrà essere affrontato in totale concentrazione, qualsiasi sia l’andamento e l’esito finale. Perché la partita più importante del mondo da oggi in poi è sempre la prossima che si deve affrontare. Senza piani, e senza tabelle.