Bauscia Cafè
Romelu Lukaku e Lautaro Martinez esultano dopo un gol

Fratelli di Lecce

Oggi non parleremo di mercato. Me lo sono ripromesso, anche se la testa ed il cuore battono in queste ore in un’altra direzione. Niente storie improbabili tratte dalla mitologia norrena, almeno per questa volta. Parliamo di Inter, dell’Inter di oggi e focalizziamoci con compostezza sulla partita di domani, che oltre a segnare l’inizio del girone di ritorno vale tre punti: differentemente dai giocatori i punti non si comprano. Onestamente, non è semplice, ma cercando di elevare la concentrazione ai massimi livelli, evitando di finire strattonati dalle ultime notizie di mercato tra un paragrafo e l’altro, ci apprestiamo a calarci nell’impegno di domani, come se l’appuntamento al Via del Mare fosse il più prestigioso dei teatri: Amleto è di scena.

“Non prendere in prestito e non prestare,
perché il prestito spesso si perde con l’amico
E far debiti rovina il filo dell’economia.”

William Shakespeare su Spinazzola

Chiedo venia: non ho saputo resistere. Il Lecce sta attraversando un periodo decisamente delicato e la gara di domani è per loro di vitale importanza. La squadra di Liverani al momento è un punto fuori dalla zona retrocessione nonostante le ultime sconfitte, ben quattro consecutive. Nel girone di andata la squadra ha espresso a tratti un buon gioco e momenti di calcio memorabili, come la meravigliosa rete di Calderoni a S. Siro, ma ha anche concesso tanto, subendo 38 gol in 19 gare. Si tratta di una squadra con una sua identità e una proposta di gioco chiara, pur con interpreti in certe zone di campo modesti. Il Via del Mare inoltre, che sorge esattamente a 2.385Km da Middelfart, è uno stadio particolarmente caldo che – stando alle previsioni – sarà tutto esaurito. Ci attende un clima rovente e l’approccio sarà fondamentale.

Vorrei parlare però della nostra squadra, che merita rispetto e di essere anche apprezzata, dopo aver portato a casa addirittura 46 pti nel girone di andata. L’Inter appare cresciuta e maturata nelle ultime settimane e con il recupero degli infortunati al momento può – toccando ferro – vantare anche diverse scelte in certe aree del campo. Il 352 di Conte è un sistema che ha mostrato una certa efficacia di fronte a squadre che adottano il 4312, riuscendo a sfruttare il campo in ampiezza e facendo pesare la forza delle punte nel confronto con i difensori avversari. I nostri attaccanti, appunto, i nostri fratelli “di Lecce”.

Fratelli “di Lecce” – Parte I

Senza timore di scivolare in pratiche piacevolmente onanistiche, direi di aggiornare nuovamente il conto stagionale, che fa bene alla salute: Lautaro 15 gol e 3 assist, Lukaku 18 gol e 4 assist. Viviamo un presente gradevole: non ci sono particolari motivi di polemica o dibattito. In un contesto di questo genere ho pensato potesse risultare gradevole approfondire un tema in particolare e alla fine la mia scelta non poteva non ricadere sulla nostra coppia di attaccanti.

Abbiamo parlato di loro come uomini, approfondendone il lato umano e abbiamo già visto quanto sono importanti per noi in tante situazioni di gioco, ma c’è sempre tempo per parlare di ciò che amiamo. In particolare vorrei mettere in correlazione il loro rendimento ed il nostro percorso fino ad oggi, cercando – brevemente – di fornire qualche spunto per inquadrare certe situazioni che hanno avuto luogo in questi mesi.

Va bene, sospendiamo il ciarlare e mettiamo un po’ di carne al fuoco come conviene. Lukaku e Lautaro hanno affinato la loro intesa in campo per tutto il girone di andata. Si trovano, dialogano, collocandosi spesso scaglionati in campo. Il peso dell’importanza nella scelta delle vocali emerge forte in questo caso specifico. Scaglionati, vale a dire non piatti sulla stessa linea, ma su linee di gioco diverse, spesso andando a formare un triangolo con una mezz’ala, che generalmente si alza. Approfondiamo la questione e facciamolo andando a sezionare il gol che abbiamo segnato contro l’Atalanta.

1-0 vs Atalanta (fig.1)

Focalizziamoci sulle posizioni che occupano i nostri giocatori in campo. Come vedete abbiamo un esterno (Biraghi) larghissimo sulla sinistra, praticamente a mezzo metro dalla linea laterale. Dall’altra parte del campo, apertissimo sulla destra c’è il fluidificante di destra (Candreva) addirittura fuori dall’immagine. L’obiettivo è di allargare la difesa avversaria e di creare una situazione di 2vs2 tra la coppia di attaccanti ed i difensori. Nel caso in esame è Lukaku ad abbassarsi e a creare un triangolo tra lui, Sensi (in possesso) e Lautaro. Si viene cioè a disegnare in campo una situazione dove – se l’esecuzione delle giocate è buona – la difesa va sempre in difficoltà.

1-0 vs Atalanta (fig.2)

Sensi trova il corridoio per Lautaro, mentre Lukaku si gira in posizione attiva e prende distanza dal marcatore, rimasto quei due/tre metri staccato per paura di essere attaccato in profondità: a quel punto il belga è in posizione perfetta per essere servito da Lautaro. Sappiamo quello che accade. Lautaro di prima appoggia per il compagno e Lukaku lo serve sempre ad un tocco in profondità: conclusione dell’argentino ed Inter in vantaggio.

Vi invito però ad apprezzare le posizioni in questo rudimentale fermo immagine: Lautaro scarica e poi taglia alle spalle del difensore, portandosi dietro il suo marcatore e Lukaku decide di offrirgli nuovamente il pallone, ma il movimento precedente era stato eseguito così bene che – come si può vedere – potenzialmente quando la palla è arrivata all’argentino c’erano anche gli estremi per Lukaku di andare dentro, infilandosi tra l’esterno destro dell’Atalanta (troppo largo, attratto da Biraghi) e il centrale dietro su Lautaro.

Queste combinazioni sono soluzioni che le nostre punte, ma più in generale le punte nel calcio che propone Conte, cercano in continuazione. Sono vicine, si cercano e a seconda di come si sviluppa l’azione si muovono per occupare linee di gioco diverse. Non è banale e sono richiesti una certa attitudine ed un grande impegno per svolgere – tra gli altri – questo compito, che domanda una costante partecipazione fisica e prontezza mentale.

Le punte non possono uscire dalla partita. Mentalmente e fisicamente determinano l'efficacia del calcio che l'Inter propone. twittalo

Lo sforzo che richiede il mister ai suoi due attaccanti è importante. Questo tipo di lavoro se svolto correttamente può mettere in difficoltà chiunque, senza eccezioni. Ricordiamo per esempio con piacere il primo tempo contro il Borussia Dortmund, oppure la bella prova di Sanchéz e Lautaro al Camp Nou. Se le due punte si muovono bene e esprimono qualità nelle loro giocate, tutta la squadra sale di livello ed è letteralmente trainata dalla prova dei suoi attaccanti.

C’è anche il rovescio della medaglia, purtroppo. Schierare due attaccanti puri e richiedere loro un dialogo ed un movimento continuo può portare ad un calo repentino del rendimento della squadra quando la prestazione, anche all’interno della stessa partita, dei due attaccanti comincia a sbiadire. Sia per ragioni fisiche, sia per questioni di freschezza mentale, può succedere che nell’arco di una partita la prestazione della coppia di attaccanti abbia una flessione: in quel caso rischiano di emergere alcuni limiti – specialmente ad alti livelli – della nostra squadra.

Laddove le punte cominciano a faticare a fare salire la squadra, coprire il campo in ampiezza e attaccare la profondità ecco che la squadra “perde” i suoi appoggi. Un 433/4231 in situazioni di quel tipo tende ad essere più elementare: ha due esterni molto larghi che – in genere – sono relativamente semplici da trovare. Sono moduli più ariosi in fase di possesso palla e ti permettono anche di coprire più intuitivamente il campo in fase di non possesso. Il nostro 352 quando ci abbassiamo troppo diventa un 532, dove concretamente si hanno due linee |5-3| che difendono basse e due punte in smarcamento preventivo, con una generalmente più bassa ed una che allunga.

In questo caso anche riconquistata palla gli attaccanti sono più difficili da trovare rispetto a due esterni larghi e se in condizioni poco brillanti rischiano di non essere più in grado di svolgere il loro compito in modo efficace.

Nel calcio moderno il sistema a due punte muore nel momento in cui i due attaccanti non riescono più a coprire efficacemente tutto il fronte di attacco. twittalo

In un sistema come il nostro la prestazione di squadra è direttamente legata alla prova dei due attaccanti. Può suonare scontato, ma vado oltre: non mi sto riferendo al “finalizzare” l’azione, ma proprio alla produzione di gioco. Noi passiamo necessariamente dalle nostre punte e dal loro lavoro per definire il livello del nostro gioco.

Il termometro della nostra squadra è il rendimento delle nostre punte.

In quest’ottica il recupero di Sanchéz e il potenziale arrivo di un giocatore esperto come Giroud potrebbero farci svoltare la stagione più di quanto venga realmente percepito in queste ore. Avevo promesso di non parlare di mercato, vero: sono un bugiardo e sul giocatore francese voglio esprimere la mia opinione.

Olivier “El Jardineiro” Giroud

Molti stanno banalizzando il suo possibile arrivo, bollandolo come “un attaccante che segna poco”, ma Giroud è un giocatore estremamente intelligente e ancora di assoluto rispetto. Tecnicamente e strutturalmente si tratta di un giocatore di livello e tatticamente è perfetto per il gioco di Conte – che già conosce. Si combina perfettamente con Lukaku, Sanchèz e Lautaro ed è un uomo di grande esperienza, campione del mondo e ancora centravanti titolare della nazionale francese.

Abbiamo passato alcuni momenti della stagione con Lautaro e Lukaku sempre in campo, con Esposito e Politano adattato come possibili cambi a gara in corso e oggi si profila all’orizzonte un reparto offensivo composto da: Lukaku, Lautaro, Sanchèz, Giroud e Esposito. Un reparto completo, eterogeneo nelle caratteristiche e anagraficamente, che ci potrebbe permettere di affrontare la seconda metà di stagione con l’intenzione di giocarcela su ogni fronte. Su Giroud vorrei mettere in evidenza le parole di un giornalista che personalmente stimo, Massimo Marianella:

“Può convivere assolutamente con Lukaku. Il belga è migliorato tanto, sa allargarsi, sa trovare spazi, sa servire bene un compagno. Il francese è una prima punta, ha vinto da protagonista l’Europa League un anno fa andando in doppia cifra. Non viene a prendersi la pensione, è ancora di livello altissimo e sa fare tanti gol. Va in una squadra in cui può trovare posto e non ha mai creato problemi quando è andato in panchina. Altro straordinario acquisto dell’Inter, fatico a trovare errori dei nerazzurri in questa sessione di mercato”

Massimo Marianella

L’altro aspetto che sarebbe molto interessante da trattare, ma che approfondiremo in un’altra occasione è il lavoro dei centrocampisti ed in particolare delle mezz’ali. Il centrocampo dell’Inter è infatti estremamente dinamico, per scelta del tecnico e per le caratteristiche dei suoi interpreti. L’anno scorso, sia per gli interpreti che per lo schieramento, il nostro centrocampo spesso risultava “piatto“, nonostante Spalletti ricercasse un’interpretazione dinamica del 4231 in mezzo al campo.

Brozovic non è il classico mediano posizionale, al contrario copre vaste aree di campo ed è sempre presente sia in ripiegamento sia nell’accorciare in avanti. Cervello pensante della Beneamata è un giocatore che ha avuto un’evoluzione incredibile negli ultimi due anni e che ha tutto per completare la sua maturazione e diventare un top di livello mondiale.

Fratelli “di Lecce” – Parte II

Barella come mezz’ala è entusiasmante per quantità e qualità: contro il Cagliari in Coppa Italia ha messo a segno due assist e svolge magistralmente il suo ruolo nel centrocampo di Conte. Oltre a ricoprire egregiamente il suo compito in fase di non possesso, il giovane sardo in possesso è a suo agio nella gestione del pallone e sa allargarsi in modo efficiente, cosa che l’Inter fa sistematicamente (allargare una mezz’ala ndr.) per cercare l’ampiezza, trovandosi perfettamente a suo agio: Barella è la batteria del nostro centrocampo, un centrocampista box-to-box di cui da tempo sentivamo il bisogno.

A completamento del nostro centrocampo manca qualcosa e questa lacuna si è potuta toccare con mano negli ultimi due mesi. Nel primo periodo Sensi ha svolto fantasticamente il ruolo di raccordo tra centrocampo e attacco. Ma non solo, poichè oltre ad occupare gli spazi intermedi, Sensi è stato un faro qualitativo per la nostra squadra per la prima parte di stagione e una variabile di gioco che ha spostato in avanti la nostra espressione qualitativa. Peccato per gli infortuni che ne hanno limitato l’utilizzo, ma sono personalmente molto contento del suo ritorno, perchè ad oggi per caratteristiche è unico in rosa. Pur occupando nel nostro sistema la posizione di mezz’ala, la sua interpretazione si avvicina molto a quella di un trequartista moderno, in particolare nell’andare a definire il nostro asse qualitativo: De Vrij – Brozovic – Sensi – Lautaro&Lukaku.

E qui mi taccio. O almeno dovrei farlo laddove la prudenza mi suggerirebbe di usare il buon senso. Perchè nonostante tutto è proprio nel ruolo di Sensi che si potrebbe fare un ulteriore salto di qualità. Nelle ultime ore si parla con insistenza di un certo giocatore, che rappresenterebbe un miglioramento imprevedibile ed imponderabile fino a poco tempo fa e che – dal mio punto di vista – farebbe letteralmente lievitare la qualità della nostra squadra.

Oltre a permettere una gestione più razionale delle energie, specialmente di Sensi e Brozovic e ad arricchire il parco di soluzioni anche a partita in corso, otterremmo anche un monumentale “boost” di fiducia, una crescita enorme in quella convinzione di poter veramente lottare fino in fondo su ogni fronte.

Non parliamone tuttavia, pensiamo al Lecce, a cui mi rendo conto di non aver concesso molto spazio. Ho ritenuto fosse più interessante approfondire e confrontarci più sulla nostra squadra, andando anche ad accarezzare quelle che potrebbero essere le prospettive future. Tuttavia considero la partita di domani come un impegno molto difficile, una potenziale gara-trappola che dovrà rappresentare l’ennesimo passo essenziale nella corsa verso i nostri sogni.

Buonissimi con il “Lecce” a colazione.

Il_Casa

Interista, fratello del mondo. Dal 1992 un'unica fede a tinte rigorosamente nerazzurre. Sobrio come Maicon, faticatore come Recoba.

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