Ci sono stati molti spunti interessanti in questa partita. Il primo e più importante (tanto so che avete pensato solo a questo per tutta la gara), è stato vedere Christian Eriksen esordire in maglia nerazzurra. Pertanto togliamoci il pensiero e parliamo di lui. Il Sirenetto ha fatto una sgambata di una mezz’oretta per mettere un po’ di minuti nel motore e per prendere confidenza con i compagni, mandando un paio di timidi palloni al centro in qualche occasione e imbeccando perfettamente Lautaro Martinez in un’altra, non foss’altro per un pizzico di ritardo che ha messo la nostra punta in fuorigioco. Tutta esperienza per il Danese, che deve conoscere i compagni, capirne i movimenti, capire come ricevere il pallone e come darlo via. La sensazione è che tra lui e le nostre due punte titolari ci siano tre calciatori dalla ottima intelligenza calcistica, e non ci vorrà molto tempo prima che comincino a trovarsi a meraviglia. In cuor mio desideravo che esordisse a San Siro nel derby del 9 Febbraio, come emulazione dell’ultimo trequartista che abbiamo avuto; ovviamente va benissimo così, ora Eriksen deve inserirsi in squadra velocemente e questi 30 minuti sono stati importanti per fargli capire il contesto in cui è arrivato.
In realtà, si può dire che Eriksen sia stato in campo per tutta la partita, sebbene in forma eterea. Conte infatti ha schierato la squadra con la figura di un raccordo tra le punte, interpretato a inizio partita da Alexis Sanchez. Non una novità assoluta, perché lo stesso Alexis recentemente e, in almeno un’occasione, Sensi (ad esempio contro l’Udinese) hanno ricoperto posizioni lievemente avanzate rispetto ai centrocampisti, ma primo esperimento sistematico dal primo minuto. Era chiaro che Conte volesse provare i movimenti di tutta la squadra in risposta a un trequartista, come se fosse una mini amichevole precampionato. Ovviamente Sanchez, che ringraziamo, si è prestato a fare il supplente ma non è minimamente il tipo di calciatore che è Eriksen, per caratteristiche. Ha faticato a trovare la sua posizione in campo, si è accavallato con le punte che giravano e con i centrocampisti che si inserivano, ha ricevuto spesso spalle alla porta, e ha avuto anche una Fiorentina che per larghi tratti del primo tempo si è difesa con dieci-uomini-dieci dietro la palla. Nel secondo tempo, però, Vecino ha cominciato a muoversi di più liberando spazi, abbiamo usato di più le fasce, e le cose sono migliorate sensibilmente. Vedremo già da Udine questo sistema con il titolare della cattedra in campo con la speranza che possa dare una maggiore velocità ed imprevedibilità al nostro gioco, due caratteristiche che sono un po’ venute a mancare da dicembre ad oggi.
L’altra cosa che è uscita dalla partita di oggi è in realtà una conferma, cioè che abbiamo un centrocampista box-to-box veramente forte. Ieri sera Nicolò Barella ha coperto tutto il campo, recuperato palloni, creato spazi, si è inserito, ha fatto un goal dall’alto coefficiente di difficoltà. Per polmoni, intensità e qualità è il centrocampista ideale di Antonio Conte a cui può affiancargli il play basso (Brozovic), l’interditore con corsa (Vecino), il giocatore di qualità (Eriksen), avendo la sicurezza che può adattarsi alle caratteristiche di tutti questi compagni vicino. Ad oggi, è la cosa più vicina a N’Golo Kante che Conte potesse allenare dal Chelsea del 2016.
Tra i vari esperimenti tattici di ieri sera una, grande, certezza: quella di avere un centrocampista tuttofare di grande livello come Nicolò Barella. twittaloLa Fiorentina, dal canto suo, è una squadra con più potenzialità di quante gliene si attribuiscano. Ha una rosa fatta di alcuni calciatori giovani dei quali sentiremo parlare di sicuro ad alti livelli nei prossimi anni ma che forse sono ancora un pò acerbi per poter garantire continuità nelle prestazioni. Per questo motivo, compensano questa che al momento è una limitazione con una buona intensità ed organizzazione di gioco, che Iachini ha saputo dare a differenza di Montella che confidava più nella qualità in potenza della sua rosa. I viola si sono presentati al Meazza con una buona organizzazione difensiva, assai coperti, cercando di ripartire in contropiede grazie alla velocità degli esterni (ciao Dalbert, bello arare la fascia avendo Candreva come avversario, eh?) e delle punte. Chi mi legge sa della mia stima per Vlahovic, che ritengo un possibile top top mondiale. Ha fisico e una ottima tecnica, movimenti da attaccante moderno, può essere servito sia da fermo che in corsa, e possiede un sinistro micidiale. Mi pare anche già molto più smaliziato rispetto agli esordi in A. Da prendere. Seriamente, da prendere.
Quindi, cosa ci portiamo a casa da questa partita infrasettimanale? Un bel po’ di fiducia, per il passaggio del turno, un bel po’ da lavorare dal punto di vista tattico per assimilare questi piccoli cambi di gioco di Conte (ad esempio, coinvolgendo di più le fasce come nel secondo tempo), poco acido lattico nelle gambe (sempre utile), e soprattutto un trequartista Danese con i fiocchi che potremo goderci per questa e per le prossime stagioni, si spera in un’Inter sempre più forte.