Bauscia Cafè

L'arte di arrangiarsi

La vittoria -netta, sicura, per certi versi anche inaspettata- contro la malcapitata Fiorentina alla prima di campionato ha restituito alla tifoseria, accorsa in massa a San Siro nonostante il caldo, le ferie e le disillusioni ataviche delle nostre trattative estive, un accenno di positività; in effetti solo a pensare a dodici mesi fa, con un nuovo allenatore straniero subentrato da una manciata di giorni al fuggitivo Mancini, con una squadra completamente da ricalibrare e con la prima delle troppe asfaltate stagionali ad opera del roboante Chievo di Maran, c’è di che star su di morale. I primi pensieri relativi ad un nerazzurro addirittura corsaro a Roma il prossimo sabato si insinuano nei meandri delle menti più ottimistiche, ed anche chi si è sempre dimostrato molto critico nei confronti dei ragazzi deve ammettere che beh, la scorsa domenica si è vista una squadra molto migliore rispetto a ciò che si pensava. Piena di difetti, per carità, con alcuni punti deboli ormai ben noti, ma sicuramente con la voglia di portare a casa una partita finalmente giocando con e per i propri compagni. Una roba che nemmeno pensavamo fosse concettualmente possibile, con questi uomini, sino a qualche tempo fa.

La nostra preoccupazione ora è far si che non passi il concetto del “siamo a posto così”, ipnotico mantra che riecheggia negli ambienti della Pinetina da ormai parecchi anni e che, anno più anno meno, si dimostra essere presto o tardi per ciò che è: una colossale vaccata.
La buona partita impostata da Mister Spalletti, oggettivamente il personaggio di maggior carisma di tutta la parte tecnica della Milano mai retrocessa, non deve illudere: la coperta è corta, cortissima, per certi versi corta in maniera colpevolmente ridicola. L’allenatore toscano di solito riesce a cavare il sangue da una rapa (ricordiamoci che fu sua l’intuizione di mettere Totti come “falso nove”), ma certe situazioni qui presenti sono oggettivamente più da Mago Merlino che da bravo allenatore. Proviamo a spiegarle brevemente, così che non ci siano dubbi sul fatto che beh… non siamo apposto così”.

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Partiamo dalla difesa. In porta tutto bene, e possiamo dire finalmente anche per quanto riguarda le fasce. Anzi, a questo punto, con gli ultimi arrivi di Cancelo e Dalbert, siamo anche paradossalmente in sovrannumero! Oltre ai due già citati, ci sono D’Ambrosio, Nagatomo, Ansaldi e Santon. Sei giocatori per due posizioni. Ci sarebbe da dire che non è la quantità a fare la qualità, ma speriamo che in questo i due nuovi ci stupiscano positivamente. E’ indubbio comunque come la coperta troppo lunga sulle fasce sia strettissima, cortissima in mezzo. Ad oggi, considerando il fatto che come ammesso da Spalletti andrà via Ranocchia, abbiamo due centrali per due posti. A Miranda e Skriniar possiamo aggiungere il giovanissimo e promettente Vanheusden e sì, in momenti d’emergenza D’Ambrosio è in grado di fare il terzo centrale con discreti risultati, ma tant’è, siamo solo questi qui. E’ impensabile affrontare un campionato con due centrali (ed un primavera). Abbiamo proprio ieri definito l’acquisto -costoso, come da prassi ormai- di un prospetto atalantino, che arriverà solo nel 2019. Nel frattempo, un altro centrale almeno pare serva come il pane, o anche meglio come l’aria. Arriverà? Beh, spero proprio di sì.
Spostandoci più avanti, la situazione è più complessa, perché meno lineare e decifrabile sarà la disposizione in campo. Di buono c’è che i nostri mediani, vecchi e nuovi, sono in grado di fornire al Mister la liberà di poter strutturare le partite decidendo se giocare a 2 o a 3 in mezzo, con tutto ciò che ne consegue dal punto di vista tattico. Vecino, Gagliardini, Joao Mario, Borja Valero, lo stesso Brozovic (se rimarrà) possono infatti dar luogo a combinazioni interessanti, a sfumature tecnico-tattiche di volta in volta diverse, a seconda dell’avversario da affrontare. Ciò che salta all’occhio è però la mancanza di un giocatore che sappia far da collante tra centrocampo ed attacco, e soprattutto che abbia nelle proprie corde quell’abilità da incursore che tanto piace e serve al gioco di Spalletti. Un centrocampista da una decina di gol a stagione, gol che per ammissione di Sabatini “dobbiamo comprare”, ancora non c’è in rosa, e chissà a questo punto se arriverà. Per carità, va detto che il mister è colui che ha fatto diventare Naingollan, polmone d’acciaio in quel di Cagliari, una macchina da 10 gol e passa a stagione a Roma, e non c’è da escludere che possa cercare di far evolvere alla stessa maniera un Joao Mario o un Brozovic, per non dire un Vecino. Da tentare a riuscire però il passo è lungo, e non sempre arriva a compimento. Di sicuro c’è che questo “trequartista solido” a Milano non s’è visto, e non credo arriverà in questa sessione di mercato. Speriamo di sbagliarci, ma non si hanno notizie in tal senso.

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In avanti la situazione è invece semplicissima: abbiamo Icardi, Perisic, Candreva e Eder, che al momento è la riserva di tutti e tre. Andato via Biabiany, in partenza Jovetic e Gabigol, rimane l’oriundo a dare “sicurezza” ad un reparto nevralgico per le nostre fortune. Pinamonti è più un desiderio che una realtà, ed è indubbio come non si possa affrontare in maniera competitiva un campionato con quattro uomini in totale, per coprire tre posizioni. Anche qui qualcuno dovrebbe arrivare, si parla con insistenza, e anche con una certa confusione di Schick. Il ceco, il cui prezzo lievita di giorno in giorno ormai, è sicuramente in grado di fare da vice-Icardi. Difficilmente mi permetto di dire, può fornire la stessa efficacia in fascia, e ci sarebbe da capire se vale la pena spendere 30 e più milioni per una riserva. Per un giocatore di prospetto senza dubbio, ma che ha dalla sua 11 gol in serie A in un campionato, in tutto. Non sta a noi fare mercato ci mancherebbe, ma di sicuro questo è un pensiero che abbiamo bello prepotente in testa.
Alla fine della fiera quindi, analizzando con un minimo di criterio la rosa ci accorgiamo di come manchino almeno due giocatori, volendo essere pignoli tre, per avere una rosa in grado non dico di affrontare il campionato senza pensieri, ma se non altro di non trovarsi in crisi ed a corto di uomini ad ogni acciacco o squalifica. La partenza roboante contro una squadra più in alto mare di noi non deve illudere: l’Inter ha bisogno di fare ancora tantissimo in sede di mercato. Ad una settimana dalla chiusura ci sono molti giocatori in partenza (Ranocchia, almeno uno tra Santon e Ansaldi, Jovetic, Gabigol, forse anche Brozovic) e sicuramente altri dovranno arrivare.
Speriamo che Ausilio e Sabatini facciano in tempo. Sarebbe sinceramente un peccato -per questi tifosi, per questo mister, finalmente “giusto”- non completare un progetto di rinascita che si nutre della voglia di tutti, indiscutibile e forte, per poter finalmente sbocciare appieno.
Non perdiamoci proprio sul più bello, per favore.

Vujen

Classe '85, marchigiano, interista da tre generazioni. Appassionato di fotografia, Balcani e cose inutili ma costosissime. I suoi pupilli sono Walter Samuel e l'indimenticabile Youri Djorkaeff. Lautaro più altri 10.

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