Bauscia Cafè

Stacco (oddio, stacco…una cosa del genere, dai…)

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Claudia Vatteroni – ‘Staccare le spina’ – Acrilico – 2009
Stacco.
Ne ho bisogno.
Silenzi. Rabbia. Incazzature. Disamore.
Che si trasformano in tossine e scorie. Da smaltire.
Ho bisogno di staccare la spina per un po’ – che detta così sembra una di quelle frasi vuote in apparenza, ma che in realtà sono vuote davvero.
Stacco per una ‘pausa di riflessione’, dove in realtà non rifletterò su nulla, perché più rifletto e più m’incazzo.
Faccio il vuoto pneumatico attorno al mio mondo Inter, lascio fuori emozioni e speranze.
Almeno per un po’.
E stacco.
Stacco perché rispetto a potenziale e aspettative, ho passato la peggiore stagione che io ricordi in tutta la mia vita nerazzurra (militanza non posso più dirlo dall’ultima volta, resto sul vago di proposito).
Stacco perché so di meritarmi poi, come minimo, 357 motivi per i quali invece non bisogna staccare, con una dissertazione magistrale sull’interismo da uomini veri e che è facile tifare quando si vince, come se avessi passato i diversi lustri di militanza nerazzurra (ahia, mi è scappato…) a vincere ininterrottamente trofei su trofei, io, noi, che abbiamo apprezzato la gabbia di Orrico e gli schemi del pifer di Beppe Chiappella, applaudito Libera e Juary, noi vecchi rincoglioniti con le cicatrici che ci sentiamo un po’ a disagio, pazienza, ci sorbiremo la lezione di come e quando tifare, anche se nulla ci vieterà di rispondere poi con un distinto, elegante e nonchalante ‘ma sti gran cazzi’.
Stacco perché la parola ‘vergogna’ accostata all’Inter non riesco a pronunciarla e allora cerco giri di parole, sinonimi, metafore, per esprimere quel misto di disagio, squallore, malessere, rabbia, rancore verso dirigenti, giocatori, allenatore(i) e qualunque tesserato Inter della stagione 2016/2017, per avermi fatto provare il suddetto mix disgustoso in quest’annata di merda allo stato solido, liquido e gassoso.
Stacco perché sennò staccherei qualcos’altro dal corpo di giocatori senza un minimo di dignità che hanno collezionato figure in ogni stadio, da Crotone fino a Verona, passando per S.Siro, in Israele come a Praga, dal Manzanarre al Reno, così da unire buona parte del globo in un’unica, coerente e inesorabile striscia di mediocrità.
Stacco perché rileggendo qui quello che si scriveva in novembre, c’è la tentazione di fare copia/incolla, cambiando solo la data, che tanto sostanza e contenuti (ndr, le cazzate) sono inesorabilmente gli stessi, sette mesi vissuti come un libro aperto con il finale già scritto ma con capitoli se possibile ancora peggiori di quanto si temeva, libercolo di quart’ordine dal quale tenere lontane le nuove generazioni nerazzurre per non traumatizzarle a vita.
Stacco perché non ne posso più di ascoltare tesserati Inter rilasciare dichiarazioni aberranti, quelle senza un minimo di logica e buonsenso di dirigenti che già non ci avevano capito un cazzo ad agosto e che con il passare dei mesi hanno collezionato figure imbarazzanti, risultato scontato di decisioni lisergiche da veri dilettanti allo sbaraglio, con un’approssimazione e una sciatteria che in un qualsiasi altro contesto ti varrebbero la perdita del posto di lavoro seduta stante, ma anche quelle di calciatori che ci tengono a dire che sì, in effetti, è vero, hanno ‘mollato’, perché sai com’è, lavorare nove mesi stanca e non si può farlo sempre, devi essere motivato oltre che profumatamente pagato, dichiarazioni pure queste che ti costerebbero un licenziamento per giusta causa oltre che una salutare dose di calci nel culo.
Stacco perché Spalletti è un allenatore contro il quale non ho nulla in particolare, piangina e paraculo il giusto per riuscire a sopravvivere nelle paludi putride del calcio italiano, comunque non peggio di altri colleghi, al limite anche tecnico che ha fatto giocare bene le sue squadre, insomma, allenatore che non mi suscita nessuna particolare emozione anche se forse il problema è proprio quello, calma piatta, zero sogni, ‘scelta utile’, razionale, o forse unica scelta possibile, ma il vero problema è che già me lo immagino invecchiato e stralunato nel dopo-partita di una gara persa a novembre, con i parassiti che infestano i vari studi televisivi che lo incalzano e gli chiedono come mai ‘l’Inter non abbia ancora un gioco dopo cinque mesi, mentre l’Abbiategrasso di Salcazzoni gioca a memoria’.
Stacco perché mi sono bastati alcuni mesi di calciomercato quando ancora il calciomercato non era iniziato, per farmi fuggire a migliaia di chilometri virtuali di distanza, con l’Inter che secondo ‘gli esperti di calciomercato’ (‘Piccino, cosa vuoi fare da grande? Mah guarda mamma, esito ancora tra esperto di calciomercato e serial killer…’) il lunedì ha un budget di tremila milioni mentre il martedì tira sui ticket restaurant per prendere uno sconosciuto del Nizza (Nizza, oh yes), tutti che aspettano i ‘grandi colpi’ con Sabatini capace di tramutare l’acqua in vino e, si dice, si narra, anche Nagatomo in un giocatore di calcio, dobbiamo andare per forza in Champions League ma poi trattiamo giovani speranze che non hanno fatto la differenza in squadre da ottavo/decimo posto nella competitivissima Serie A.
Stacco perché il disgusto del mondo Inter, accompagnato dai miasmi di tutto ciò che ruota attorno al calcio italiano, mi da il vomito, con stampa e televisioni che quest’anno hanno raggiunto lo zenit di servilismo, incompetenza e mediocrità, sbeffeggiati all’estero come si fa con l’amico scemo che dice l’ennesima cazzata e tu lo guardi con un misto di compassione e costernazione (a tal proposito ricordo ancora l’espressione di alcuni giornalisti sportivi francesi alla notizia che i colleghi italiani pensavano seriamente che Dybala meritasse il Pallone d’Oro o, per rimanere in ambito Inter, che Pioli riuscisse a far rendere la squadra secondo il suo vero potenziale laddove Mancini e De Boer erano stati dei deficienti…)
Stacco perché prima non seguivo nulla e guardavo solo la partita mentre quest’anno ho finito non guardando più le partite e cercando ovunque risposte allo scempio – e lì, lo ammetto, mi sono imbattuto in Versioni 3.0 del tifoso interista, dall’esperto dei miei coglioni che si lucchetta il profilo social, agli insider che sanno tutto mentre a me non ha mai detto nulla nemmeno la macchina per le foto tessera.
Stacco perché in fondo stacco da vincente, dopo la più grande soddisfazione calcistica degli ultimi sei anni, raccolta in modo insperato in quel di Cardiff in una sera di inizio giugno, soddisfazione che la dice lunga sulla qualità degli anni del dopo-Madrid, che si sono abbattuti su di noi come una punizione biblica dopo la troppa grazia.
Stacco perché vorrei sognare ma mi rendo conto che i sogni sono ormai fuori moda e la logica vuole che prima si torni a essere meta gradita per investitori, generali e giocatori e poi forse, magari, può darsi, se limitiamo le cazzate, si potrà tornare a sperare di esultare nelle notti di maggio (o in quelle di gennaio, va bene lo stesso).

Stacco.
Niente di grave.
Quasi fisiologico.
Mi prendo una vacanza, non leggo nulla, non spero, non sogno, non m’incazzo.
Ma il 1 settembre mi presenterò. Puntuale. Vestito bene. Sbarbato. Ci sarò.
Ci sarò io. Ci saremo tutti, noi interisti fedeli, secula seculorum.
E lì, noi tutti, insieme, uniti, saremo giudici implacabili.
Ce lo devono. Ce lo meritiamo.

Adriano 5thofNovember

Adriano 5th of November

Nasce già extra-extraparlamentare. Se un giorno sarà scelto per una missione sulla stazione spaziale in orbita attorno a Marte, si porterà la maglia di Bonimba, una scacchiera, la manovella di un winch e un erogatore. Forse.

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