Intervista che qui al Cafè abbiamo visto in parecchi (ciò vi fa capire anche che vite pregne abbiamo) e di cui abbiamo abbondantemente discusso, forse perfino un filino troppo, secondo il parere di chi vi scrive.
Ora; aldilà del fatto che sia sempre e comunque interessante sentire parlare di calcio una persona che appunto il calcio, ai massimi livelli, lo fa davvero, piuttosto che i soliti esponenti del carrozzone mediatico italico che devono continuamente provare a giustificare i loro stipendi con sensazionalismi a scadenza giornaliera; ho trovato comunque un pochettino stucchevole e patinato, l’ambiente che ha accolto l’allenatore. Non che mi stupisca particolarmente la cosa, come abbiamo appena detto, gli interlocutori son quelli che sono; però nonostante una sequela di aneddoti e di racconti dei “dietro le quinte” oggettivamente interessanti perché nuovi al grande pubblico, il tutto mi è sembrato molto studiato ed accomodante, molto ossequioso nei confronti di un allenatore celebratissimo che è comunque fermo ai box, per un motivo o per un altro (motivi che noi non conosciamo realmente e che personalmente non ci devono interessare) da ben due stagioni. Il tutto mi è sembrato molto alla stregua di un piccolo “the Truman Show”, che magari possiamo simpaticamente ribattezzare “The Allegri Show”.
Il livornese, animale da palcoscenico come pochi, non si è tirato indietro e ha raccontato molte cose (o forse molto poche? A meno di voler considerare l’informazione “il portiere deve parare, l’attaccante fare gol” come tale) con la sua classica retorica de “è tutto molto semplice” no matter what.
“Se mi chiedi come si faccia a fare l’allenatore, non saprei risponderti”.
Sarà effettivamente così? Che uno degli allenatori più vincenti dell’ultimo decennio italico non sappia dare spiegazione di ciò che fa, di ciò che ha lavorato, in ultima analisi di ciò che è. Come a voler screditare qualsiasi aspetto che è invece in contrapposizione mitizzato, imbellito, infiocchettato dai rivali in questo gioco delle parti in cui forse ancora vale la massima “in medium stat virtus”, la verità sta nel mezzo.
In un momento storico in cui si romanza la qualsiasi, ed è pieno di esponenti della scuola Adanica, narratori che infarciscono la più banale e noiosa informazione calcistica con un una bella spolverata di esotismo – che alla fine a dire di aver girato il mondo ci si scopa sempre, siamo onesti – misto nostalgia da anni ’90 e magliette Fila, nonostante per loro stessa ammissione non abbiano finito le scuole superiori e abbiano letto un numero di libri pari alle dita di una mano monca, si contrappone il pensiero Allegriano, simile nella genesi ma che poi evolve in un anti-Adanesimo spinto, esasperando quella che è la schiettezza, la sintesi, l’ignoranza nel senso più violento del termine; quasi a voler banalizzare se stessi ed il lavoro che si svolge, quasi a voler far da contraltare a qualsiasi critica di pensiero relativo all’aspetto calcistico.
Entrambi le parti sono concordi in una cosa sola. Studiare non serve ad una sega. La realizzazione personale e professionale te la fai sulla strada, passo dopo passo, con le tue gambe e con le tue esperienze. Intanto fai, poi lo aggiusti; questo il senso. Che sarebbe anche interessante in teoria (nella pratica un po’ meno, andatelo a dire a studiosi di concetti oggettivamente complessi) come approccio generale, se solo non fosse che si stia parlando fondamentalmente del nulla. Il primo approccio parla di calcio in maniera “innamorata” (vabbè) e volendo spiegar concetti che però rimangono teorici, fine a se stessi, non coadiuvati dai fatti e men che meno testati in prima persona; il secondo approccio tende forse per contrappasso a voler rendere semplice e teoricamente alla portata di tutti dei lavori che evidentemente così semplici non sono, almeno a certi livelli. E a meno – come penso io – di non ritenere Allegri un allenatore reazionario che abbia avuto nella sua carriera il merito (e non è scontato, badate bene) di non far crollare le barche di cui era comandante, ma di portarle in maniera molto scientifica al porto più raccomandabile, durante le varie burrasche, stagione dopo stagione. Campionati vinti da favorito, con una squadra costruita da altri, così come fatto in realtà anche dal tanto disprezzato Sarri (a ben vedere negli ultimi dieci anni qualsiasi allenatore bianconero si è portato a casa qualcosa; quest’anno in panchina siede altro, non dico cosa perché non mi va di prendere querele); un cammino apprezzabile in Europa, in cui si è andati vicini a superare la loro ossessione e che invece è andata a finire come sempre, e l’ultima eliminazione contro l’Ajax ed il suo approccio ben descritto ieri da Hendrick. Una partita che smaschera appunto il credo Allegriano in cui le cose siano apparentemente semplici, forse pure troppo, e che vadano semplicemente gestite: l’entropia farà il suo corso. Non è così, non è stato così, ed è anche un po’ triste pensare che nessuno in studio abbia avuto il coraggio di chiedergli cosa – e se – abbia imparato da quella sconfitta contro una squadra sulla carta molto inferiore alla corazzata piemontese.
Ecco appunto come le varie filosofie che quotidianamente ormai dividono il nostro mondo – attenzione, ahimè non solo in mondi futili come il calcio – in Yin e Yang, in bianco e nero, possano cadere finalmente sotto i duri colpi che i fatti reali giorno dopo giorno vengono a loro inflitti, con qualcuno che si prenda la briga di chiedere se effettivamente abbia senso continuare a dover portare avanti un personaggio, un modo di pensare, una filosofia anche quando – si direbbe quasi scientificamente – ci siano esperimenti che la derubricano per quelle che sono – modi di pensare fallaci e che esistono fino a prova contraria; fino a quando cioè il poeta del Sudamerica si metta in gioco in prima persona così come il vincente Max provi a prendere una outsider da portare alla vittoria sovvertendo i pronostici, creando e non gestendo, costruendo e non amministrando.
Ed ecco che questo, che definirei terrapiattismo calcistico, potrà quindi dimostrarsi per quello che è, una sequela infinita di chiacchiere da bar e vuote frasi di circostanza atte a vendere una idea, un prodotto, un personaggio; e lasciare spazio ad una dialettica, una costruzione concettuale che finalmente potrà analizzare le cose contestualizzandole, criticandole quando opportuno, esaltandole quando davvero meritevoli. In maniera complessa, ragionata, serena.
Sincera.
Sull’argomento del post mi sembra interessante il seguente articolo…bravo sto Zangari…
https://www.google.com/amp/s/m.fcinternews.it/amp/editoriale/l-inter-metafisica-di-allegri-364069
Vista la distanza temporale che passa tra l’ultima gara giocata, col Torino il 14 marzo e la prossima da giocare, col Bologna il 3 aprile, potrebbe non essere un male la convocazione delle nazionali (al netto degli infortuni di ogni genere).
Per una squadra che si prepara al rush finale, 20 giorni di inattività non è che siano il massimo della vita.
è un po’ di tempo che mi sento di una pigrizia mentale al limite dell’inedia, e il tuo articolo (peraltro scritto magnificamente) mi suona troppo colto e complesso. purtroppo e per fortuna, non ho visto l’intervista evito queste perversioni) e del tuo articolo posso solo sottolineare che “lo studiare non serve ad una sega” (magari se fai il falegname o l’onanista, si), è di una verità assoluta. ed il personaggio in questione mi sembra il prototipo di questa affermazione. insomma, un altro forrest gump che ce l’ha fatta.
scusa èèè, ma quale perversione. e’ stata una chiacchierata tipo bar, raccontando episodi e opinioni, magari un po’ dissacrando certi ruoli, il che non fa mai male.
Ma nessuno ha detto “che studiare non serve a una sega”..
vado a memoria, mi sembra che lo abbia detto all’interno di un discorso piu’ ampio,..dove ha fatto anche degli esempi pratici…, diceva che certe cose “tipo fare l’allenatore” o ce le hai dentro o non c’e’ Supercorso che tenga…
che e’ la verita’…!!
Poi ovvio certe conoscenze tecniche le devi avere…
Discussione futile..
Abolite le nazionali e ridatemi la mia Internazionale. E nessuno si farà male.
Per me Allegri non sarebbe un upgrade al rinato C,
L’unica differenza notevole è che il primo sa ballare e gli piace il palcoscenico l’altro no, per il resto se sottocontrollo e sottoscorta C per me è superiore come motivatore e come astuzia.
gli piace il palcoscenico pure al secondo, urca se gli piace!!
e lo abbiamo testato e tastato tutto lo scorso campionato, in questo è stato tranquillino perché ha dovuto abbozzare ad un mercato che nessuno ha potuto fare e perché è primo in classifica
ma non ho nessun dubbio che dal 1 luglio a mercato open ci sarà ancora il meglio.
@Vujen
Post interessante…ma io vado controtendenza.
Io ho visto la trasmissione e devo dire che mi è piaciuta ed anche tanto.
Si parla ovviamente di un punto di vista ma si parla di calcio vero…cosa ormai sempre più rara.
Non prendo per oro colato e non prendo come il Verbo quel che dice Allegri ma penso che il suo punto di vista sul calcio sia riuscito a comunicarlo bene…ed ho trovato molto interessanti e condivisibili anche alcune cose che ha detto.
Certo poi se ascolto Mourinho, Sacchi, Sarri o anche Adani o Conte….o Zeman … posso trovare interessante – e trovo in realtà interessante – anche il loro punto di vista che sarà diverso.
Punto di vista che posso – nella mia lontananza culturale da questi professionisti e maestri di calcio – trovare più o meno condivisibile.
Quel che forse può lasciare perplessi, ma non può essere una sorpresa, è la pochezza e la lingua a tappetino degli interlocutori…ma per esempio Caressa quello è…non è che se lo fai parlare con Mourinho lui diventa Gianni Brera per magia….
visto che si parla di Allegri come possibile candidato alla panchina della mia squadra, l’inter, esprimo il mio parere.
NON LO VOGLIO
non e’ per antipatia, non e’ per il suo passato, non mi interessa. e non e’ perche’ non lo ritenga bravo.
e’ semplicemente perche’ non e’ adatto alla nostra squadra.
lui ha sempre allenato squadre dotate di fuoriclasse assoluti o quasi.
il suo credo e’: primo non prenderle e poi buttatela la’ che il fuoriclasse prima o poi inventa qualcosa. niente gioco di squadra organizzato in attacco.
noi non abbiamo quella squadra, quei giocatori, e quindi allegri non e’ adatto.
se possibile, mi tengo conte. altrimenti un giovane in ascesa
Nel frattempo Nedved, in un’intervista a dazn, fa i complimenti a Conte e Marotta (per loro un grandissimo Maestro).
“La rivalità c’è e ci sta sempre ma deve rimanere tale, in amicizia”.
In amicizia, 🖕
Non ho visto l’intervista di Allegri, ma credo che non si discosti molto dalla solita retorica che caratterizza il quotidiano fiume di chiacchiere sul calcio.
Il dubbio che mi sorge è questo: il dibattito calcistico è scaduto a causa dell’analfabetismo di ritorno del popolo italiano, oppure è esso stesso il vettore di tanta ignoranza?
non e’ solo un problema di calcio, ma di comunicazione in generale.
il livello culturale italiano medio e’ quello di Radio24.
una volta, consigliavano di comprare i bond Parmalat, sapendo perfettamente che erano un bluff.
oggi propinano quotidianamente un programma volgermente inutile o inutilmente volgare come quello di cruciani e parenzo.
nell’uno e nell’altro caso sono in stile cattocomunista. si differenziano solo per la voce suadente di Barisoni contro quelle stridule del duo sunnominato.
O il prodotto di tutte e due
Intanto si legge quanto segue: “Dal congelamento alla cancellazione, dopo 10 anni il Fair Play Finanziario come lo conosciamo oggi potrebbe andare in soffitta. Domani l’Uefa discuterà in videoconferenza al Parlamento europeo un nuovo sistema di regole per il calcio continentale che parte dall’idea di passare dallo ”spendere quanto si incassa” a ”spendere il necessario senza sprechi”
Strano eh? I grandi club con calo ricavi e montagna stipendi sarebbero esclusi da CL di default per cui il mantra di Platini viene magicamente rivisto.
Ora si che ci servirebbe un proprietario arabo che decida di spendere 500 mn sul mercato
Ho recuperato ieri la puntata, la fiera del paraculismo e delle domande concordate.
Credo siano riusciti a non dire nulla per un ora
Il livello culturale medio italiano è talmente sotto zero che ha la possibilità di assurgere a capopopolo un qualsiasi villano purchè emetta grida belluine dalla sua bocca, dai contenuti molto poveri ma comprensibili ai più e di sicuro effetto come “padroni a casa nostra”, “statali fannulloni”, “andate a lavorare”, “la signora X si turasse la bocca con quello che dico io”.
Max, da buon furbacchione Livornese, l’ha capito e per trasposizione calcistica fa passare volontariamente il messaggio del mister pane al pane e vino al vino, stile Mazzone, Boskov, Orrico e tanti altri. Come se, ad un’allenatore preparato ed esperto quale è, fosse sufficiente dire al portiere “para” e alla punta “segna”.
Ovviamente, pagare le spese dell’analfabetismo funzionale italiano, capita all’Adani di turno, in quale, attraverso una dialettica più articolata e ad un punto di vista seppur semi-onirico, prova a spiegare un concetto cercando di dare un respiro molto più ampio e profondo, rispetto al solito mantra populista.
Il risultato? “Allegri è un grande, Adani non capisce in cazzo”.
Così è, se vi pare……
Ma sai sono punti di vista e secondo me per tali vanno presi.
Allegri ha posto l’accento su alcuni aspetti specifici e caratteristiche che secondo lui deve avere un allenatore.
Forse la verità sta nel mezzo.
Adani ha un occhio più da “critico” del calcio che a me non dispiace affatto e che spesso mi fa vedere cose che altrimenti non noterei.
Poi ci sono alcune cose “di campo” che Allegri può spiegarmi meglio…
Per me è interessante ascoltare entrambi….prendendoli come esempi di opposti…
Inter-Sassuolo il 7 aprile ma cambia l’orario: alle 21,
in contemporanea con Bayern-Psg
Beh…
Il Divino Max uno scudetto insperato lo ha vinto, quello con il bbilan nel 2010/11.
Resta ancora da capire come una squadra reduce da un triplete e campione del mondo in carica, sia potuta arrivare seconda, con tanto di esonero di un allenatore, rimpiazzato con un dirigente sportivo…
Perfetto Vujen. Ti invidio un po’, perché hai espresso in maniera impeccabile quello che era anche il mio pensiero sulla vicenda, complimenti.