Bauscia Cafè

L’ora del realismo

Passato l’inevitabile scotto della delusione, si rende ora necessaria una fortissima dose di realismo. Come dicevamo ieri su Facebook, le garanzie di preservare un ruolo da top-club sono terminate nel momento in cui Allegri si è seduto sulla panchina della Juventus. Un suo arrivo avrebbe assicurato l’assenza di interventi pesanti sulla rosa, e forse anche un suo rinforzamento complessivo; ma sfumato lui, e andato Conte, il vantaggio che avevamo di cui godevamo fino a quattro giorni fa nei confronti delle avversarie si è dissolto di colpo. Ancora non possiamo sapere se sia effettivamente scomparso del tutto, ma di certo lo è in gran misura, in quanto larga parte di esso era ascrivibile al nome di Antonio Conte. Il verdetto finale ce lo darà il mercato, nostro e degli altri, ma una cosa è certa: da una potenziale posizione di predominanza assoluta siamo passati, nella migliore delle ipotesi, a un livellamento con le principali avversarie.

Chiarito questo, possiamo passare ad analizzare la scelta del nuovo tecnico.

Simone Inzaghi, a livello tattico, è il profilo più simile a Conte disponibile sul mercato. In particolare, è simile al primo Antonio, quello degli anni juventini: con lui condivide ovviamente il modulo, alcune tipologie di giocatori utilizzati (soprattutto le caratteristiche dei difensori, degli esterni e delle punte) e anche determinate impostazioni in fase di possesso: non è un caso, infatti, che in questa stagione la squadra di alta classifica con meno dribbling a parte l’Inter sia stata proprio la sua Lazio, cosa che testimonia una strategia simile nella costruzione delle proprie azioni offensive. Rispetto a questo spartito generale, Inzaghi presenta chiaramente delle differenze e interpretazioni personali, ma è lecito pensare a una sua elevata compatibilità col tipo di impostazione che ha caratterizzato l’Inter nel biennio contiano.

Pertanto, da questo punto di vista la ratio della scelta di Marotta appare piuttosto chiara. Il nostro AD, inoltre, non è esattamente conosciuto per operare delle scelte esotiche in tema di allenatori. Negli ultimi 20 anni, i tecnici su cui ha puntato – per quanto in contesti diversi, come quelli di Sampdoria, Juventus post calciopoli e Inter 2018 – sono stati tutti italiani, con elevata conoscenza del contesto della serie A. Nello specifico, parliamo di Novellino, Mazzarri e Del Neri (Samp), di nuovo Del Neri (Juve), Conte e Allegri (Juve), e infine Conte (Inter). Analizzando i risultati ottenuti, non si può certo dire che siano state scelte che non abbiano pagato, a parte qualche comprensibile passaggio a vuoto.

Simone, sè liberato er posto all’Inter

Partendo da questo assunto, appare chiaro come anche il nuovo allenatore dell’Inter dovesse corrispondere a queste caratteristiche; oltre ad avere già dimostrato, possibilmente, di essere in grado di vincere qualcosa. Tutto ciò ha ristretto, e di molto, il campo dei papabili, anche volendolo allargare agli allenatori stranieri con esperienza in Italia. Tolto Allegri, infatti, solo Sarri e Inzaghi combaciavano con la descrizione proposta (escludendo nomi irrealistici come quello di Ranieri o Ancelotti, o altri imprendibili). A questo punto, isolati i due ipotetici sfidanti, entra in gioco il discorso tattico: con Sarri, al netto delle compatibilità col suo gioco dei giocatori attualmente in rosa (che ci sono) ci sarebbe stato bisogno di impostare un intero disegno tattico da capo, senza poter sfruttare granché di ciò che ha lasciato in dote Conte. Il tutto sapendo che, a causa degli impegni internazionali estivi, ci saranno a disposizione solo due-tre settimane scarse per preparare la prossima stagione con la rosa al completo.

La continuità tattica, in un contesto simile, assume dunque un aspetto molto importante, in quanto può permettere al nuovo allenatore di accorciare considerevolmente i propri tempi di inserimento (e ridurre al contempo le possibilità di rigetto).

Venendo poi all’aspetto caratteriale, altro nodo centrale quando si parla di allenatori dell’Inter, Sarri – che, beninteso, è un grande tecnico – viene da un anno in cui ha avuto grosse difficoltà alla Juventus sia dal punto di vista della gestione dei media (sbroccando più volte nonostante l’ambiente iperprotetto) che da quello della gestione dello spogliatoio: per ammissione sia di Chiellini che di Ronaldo, il tecnico toscano ha fallito nelle relazioni con i giocatori, perdendo di fatto la fiducia di molti elementi chiave sin dai primi giorni di ritiro. Anche al Chelsea ha avuto problemi di questo tipo (ricordiamo il clamoroso episodio di Kepa che rifiuta la sostituzione). Nonostante ciò, è riuscito a vincere, a testimonianza delle sue ottime capacità: ma in entrambi i casi è strato costretto a lasciare a fine stagione.

Tutto questo per dire che Sarri, nonostante il curriculum maggiormente corposo, non presentava molte più garanzie di Inzaghi a livello caratteriale. Attenzione, questo non significa che Inzaghi fornisca garanzie di qualsiasi sorta: come abbondantemente trattato su questi schermi negli ultimi anni (l’ultima volta non più di tre mesi fa), l’ex tecnico della Lazio è solito pronunciare sparate allucinanti davanti ai media, soprattutto durante i post partita; sparate nelle quali ha più volte espresso opinioni fortemente antisportive (soprattutto nel recriminare rigori e affini) e anche veri e propri deliri, totalmente sconnessi dalla realtà, come successo appunto dopo l’ultimo Inter-Lazio. È tutto da scoprire il modo in cui saprà o meno gestire gli inevitabili bombardamenti che gli pioveranno addosso da tutte le parti, aggravati dalla pesantissima eredità che Conte gli ha lasciato in dote e dalle comprensibili difficoltà che troverà nel conquistare uno spogliatoio che si era unito, ciecamente, intorno al suo comandante.

Detto ciò, Simone presenta però il requisito della compatibilità tattica che, evidentemente, è stato ritenuto di fondamentale importanza da parte della nostra dirigenza.

Quello che ci sembra legittimo credere è che Marotta abbia visto in lui un potenziale nuovo Conte e che abbia deciso di puntarci seriamente, ritenendolo l’unica scelta plausibile al di fuori di Allegri (tanto che siamo convinti che Sarri non sia mai stato una vera possibilità). Che il nuovo tecnico rappresenti un importante downgrade rispetto a prima è fuori da ogni dubbio; che porti con sé la pressoché assoluta certezza che partiranno dei pezzi pregiati, idem.

Inzaghi è alla prima grande occasione in carriera ed accetterà di buon grado quel che gli verrà consegnato dalla società, ed è stato scelto anche per questo. In ciò consiste il realismo menzionato ad inizio articolo. twittalo

Però, se c’è un motivo per rimanere ottimisti e provare quantomeno a vivere normalmente durante questi giorni, consiste nel fatto che – nell’opinione di chi scrive – Inzaghi è una delle migliori opzioni percorribili tra quelle rimaste in ballo, per i motivi sopra elencati; inoltre, ripercorrendo le ultime ore, il sospetto che le cose potessero andare molto peggio (se per qualche motivo non si fosse liberato dalla Lazio, per dire) è davvero molto, ma molto forte. Gli altri nomi circolati ieri, nomi terrificanti e forieri di disgrazie, avrebbero significato la garanzia di un baratro assoluto: sono veri e propri fossi scampati, delle garanzie di esonero entro ottobre-novembre in pieno stile De Boer. Con Inzaghi, al netto della profonda e radicata (e qui parlo a titolo personale) antipatia nei suoi confronti, questo timore – almeno attualmente – non c’è, e la scelta ha una sua logica. Anche se è una logica che fa male, lo sappiamo tutti, e continuerà a farlo ancora per un bel po’.

Grappa

Acquavite ottenuta dalla distillazione della vinaccia, dal contenuto alcolico non inferiore a 37,5% in volume. Molto in voga fra gli screanzati d'ogni genere.

PODCAST

Twitter

Instagram

Instagram has returned empty data. Please authorize your Instagram account in the plugin settings .

Archivio