Bauscia Cafè

L’importanza del fattore c..asa

Spesso si dice che per vincere lo scudetto sia necessario prendere pochi gol. Sicuramente la difesa è un fattore decisivo ma lo scorso campionato ci ha purtroppo insegnato sulla nostra pelle che c’è anche un’altra variabile decisiva per la vittoria finale: i punti accumulati nelle gare casalinghe. Purtroppo su questo siamo carenti da troppi anni.

Immergiamoci (cit.) brevemente nei dati sui rendimenti delle squadre che hanno vinto il campionato recentemente e capiremo l’importanza di tornare a rendere San Siro un campo inespugnabile.

Negli ultimi 15 anni di campionato (precisamente dal 2006 – 2007) solo tre volte è capitato che vincesse lo scudetto una squadra che avesse accumulato meno punti in casa di una delle altre diciannove avversarie.

Nel 2010-2011 quando il Milan raccolse 43 punti contro i 48 punti dell’Inter di Leonardo, nel 2012-2013 quando la seconda Juventus di Conte fece 45 punti contro i 46 punti ottenuti in casa dal Napoli di Mazzarri e nel 2015-2016 quando la Juventus di Allegri raccolse 50 punti nell’allora Juventus Stadium contro i 51 raccolti dal Napoli di Sarri al San Paolo (il rendimento in trasferta dei partenopei consegnò poi lo stesso lo scudetto ai bianconeri).

Tutti gli altri anni invece ha regolarmente vinto lo scudetto chi ha fatto più punti in casa: l’Inter nel 2006-2007 (48 punti), nel 2007-2008  (48 punti a pari merito con la Roma), nel 2008-2009 (47 punti) e nel 2009-2010 (49 punti) e la Juventus nel 2011-2012 (45 punti), nel 2013-2014 (57 punti con 19 vittorie su 19), nel 2014-2015 (51 punti), nel 2016-2017 (55 punti) ed infine sia nel 2017-2018 sia nel 2018-2019 con 49 punti casalinghi.

L’Inter di Leonardo raggiunse una striscia record di 11 vittorie consecutive in casa

La stagione scorsa è emblematica di quanto il rendimento casalingo incida sulla vittoria finale: pur avendo preso ben sette gol meno della Juventus di Sarri (36 a 43) non siamo riusciti a vincere il tricolore perché in casa abbiamo fatto solo 39 punti perdendo con Juventus e Bologna e lasciando molti punti per strada con vari pareggi evitabili (Parma, Cagliari, Sassuolo e Fiorentina su tutte). Anche quest’anno purtroppo l’inizio non è stato dei migliori con la vittoria sudatissima contro la Fiorentina, la sconfitta in casa col Milan che non accadeva da dieci anni e anche il pareggio col Borussia Mönchengladbach che, pur essendo avvenuto in Champions, conferma comunque la tendenza a lasciare per strada troppi punti nel nostro stadio. Parallelamente stiamo subendo più gol dell’anno scorso rischiando di essere deficitari anche nel secondo fattore decisivo per la vittoria finale ovvero, come detto, il numero di gol subìti nell’arco di una stagione.

Purtroppo non aiuta la pandemia attuale con l’assenza di una tifoseria calda e passionale come quella nerazzurra che si fa sentire molto sugli spalti, ma mancano ancora un bel po’ di mesi prima di rivedere gli stadi riempirsi quindi le porte chiuse o semichiuse non possono essere un alibi per perdere punti in casa, tanto più perché ci troviamo in una situazione che affligge tutte le squadre non solo la nostra.

Uno dei due gol di Lukaku contro il Borussia M’ gladbach

In conclusione, se vogliamo tornare ad alzare lo Scudetto dobbiamo tornare a raggiungere quella soglia di punti casalinga (43-45) sotto il quale nessuna squadra ha mai vinto il tricolore negli ultimi 15 anni. I modi per raggiungere tale soglia sono tanti ma direi che ce ne sono almeno tre imprescindibili: vincere contro le squadre di bassa e metà classifica, non perdere nei big match e negli scontri diretti (si no se puede ganar hay que saber empatar per citare il saggio Godin post Inter Roma dello scorso dicembre) ed in generale essere capaci di prendere pochi gol perché là davanti almeno un gol Lukaku, o chi per lui, lo fa sempre o quasi.

Crediamoci, e non lasciamo niente di intentato: quest’anno a fine stagione dobbiamo guardarci indietro e non avere rimpianti per i punti lasciati per strada, soprattutto al Meazza.

La splendida coreografia di San Siro pre Inter Tottenham

Julione94

Toscano emigrato a Roma, già a 3 anni girava con la maglietta di Ronaldo il Fenomeno. Con un nome e cognome così simile al portierone dell’Inter di Herrera la passione per i numeri 1 era inevitabile. Pessimista esistenzialista, ancor di più dopo aver visto una tripletta di Ekdal in 15 minuti a San Siro.

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