Bauscia Cafè

Ho preso Sensi a entrambi i fantacalcio a cui partecipo

Ho preso Sensi a entrambi i fantacalcio a cui partecipo.

Potrebbe sembrare il titolo di un nuovo film di Kaufman, oppure una frase famosa di qualche rockstar, magari scritta sull’ultima lettera prima di suicidarsi. Le parole di addio a questo mondo, il lascito con cui rendere l’idea di una vita vissuta sempre al massimo, consumata da un autolesionismo distruttivo.

Mi piacerebbe che le persone si riferissero a me in questo modo, se dovessi andarmene. Dà l’idea di un vero maledetto, uno che la vita l’ha succhiata fino al midollo. “Oggi si è spento Grappa, un ribelle dei nostri tempi. Prese Sensi a entrambi i fantacalcio a cui partecipò”. 

Invece ho l’impressione che queste parole serviranno soltanto a farmi prendere per il culo. Cosa che ho già iniziato a fare da solo, peraltro. Non riesco proprio a spiegarmi cosa ho combinato, e perché. Non riesco a spiegarmi Stefano Sensi, in primis. Uno che può giocare a calcio soltanto nel mese di Settembre. A cavallo tra estate e autunno è un adone, dipinge football a tutte le ore, scalda anche i cuori più arcigni; poi arriva Ottobre e muore. O meglio, sparisce nel nulla. È il nostro Majorana, solo che almeno il buon Ettore ebbe il garbo di andarsene una volta per tutte, mentre questo qua ogni tanto torna a farci gli scherzetti, per poi andare a nascondersi di nuovo e lasciarci col cerino in mano. 

Forse ho acquistato per due volte Sensi perché sento il bisogno di assaporare appieno l’aura di rogna che ha accompagnato tutte le nostre ultime uscite, e il cui fetore si annuncia sempre più pungente nelle prossime ore. Ché io ora sono qui che scrivo cazzate con moderata tranquillità, ma se tra poco arrivano notizie strane dai tamponi la prossima la giochiamo con Stellini in difesa e Pintus incursore. 

C’è poco da fare. Dopo aver perso un derby come quello di cinque giorni fa, dopo la positività del nostro miglior acquisto a tre ore dalla prima partita di Champions, dopo i due punti buttati contro un Borussia che si è limitato ad attendere che ci tirassimo le palate in testa da soli, e infine dopo il – probabile – primo caso della storia del Var in cui il software per il fuorigioco non è riuscito a produrre un’immagine dirimente, francamente si fa fatica a guardare alle prossime gare con troppo ottimismo. Eppure, sebbene secernesse rogna da tutti i lati, la gara di mercoledì mi è sembrata la migliore giocata finora sotto diversi aspetti. Per la prima volta si è vista una parvenza di equilibrio difensivo, il campo è stato coperto con raziocinio e non abbiamo rischiato di prendere un’imbarcata ogni volta che perdevamo un pallone. Poi, certo, a metà secondo tempo avrebbe fatto comodo qualcosa dalla panchina, dove però le soluzioni scarseggiavano. Dalla rosa completa di qualche settimana fa siamo tornati alla condizione che conosciamo meglio, quella di emergenza, coi giocatori contati. Se ci penso, sono anni che, per un motivo o un altro, abbiamo i giocatori contati. È il nostro status naturale. Se non ne abbiamo diciotto fuori non riusciamo ad emozionarci a sufficienza. E va bene, questa stagione è e sarà assurda per tutti, ma noi manteniamo comunque un nostro particolare estro nel perdere uomini con tempismo e assortimento perfetto. Estro che ha portato diversi di noi alla beffarda e tragica condizione di rimpiangere di non aver potuto mandare in campo Gagliardini. “Eh se c’era Gagliardini”, siamo arrivati a dire sulla chat di gruppo di Bauscia. E quando si giunge a tanto, significa che la situazione comincia a essere complicata.

Eppure lo sappiamo bene che di complicato non c’è granché. Che sì, il nuovo corso tattico è pieno di problemi, e il fatto che il Covid se la prenda con giocatori accuratamente selezionati non è che aiuti più di tanto, però ecco, se un anno fa mi avessero detto che oggi avremmo avuto Eriksen, Vidal, Hakimi, Young e Kolarov, oltre a Sanchez di nuovo abile (infortunio di ieri a parte), avrei pensato a prospettive più che rosee per il futuro.

E quindi, dai, facciamoci questo favore. Prendiamo tutti Sensi al fantacalcio, come gesto simbolico, come speranza in un futuro migliore. Perché il colpo di tacco all’ultimo secondo non finirà sempre tra le braccia del portiere, e il Var non si guasterà proprio sul più bello; perché magari la prossima volta che un avversario già ammonito maciulla la caviglia di uno dei nostri lo buttano fuori, e perché i tamponi smetteranno di essere positivi. Prendiamolo quel disgraziato, e crediamoci, anche se poverino non si regge in piedi e al primo soffio di vento gli si stacca una gamba. Ma non importa. Crediamoci, perché è giusto così.

Grappa

Acquavite ottenuta dalla distillazione della vinaccia, dal contenuto alcolico non inferiore a 37,5% in volume. Molto in voga fra gli screanzati d'ogni genere.

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