Bauscia Cafè

Il pullman

La partita di due giorni fa in casa contro il Napoli è dura da digerire, per tutta una serie di motivi: si giocava in casa una semifinale di Coppa Italia che è un torneo “minore” fino a quando appunto non si arriva alle fasi conclusive, rapido nello svolgimento e che comunque può farti portare a casa un trofeo niente male; si giocava contro una squadra dalla scarsa identità, in pieno riassestamento e ancora in crisi; si veniva da un derby dirompente e emozionalmente importante; in ultimo: ritornava disponibile la coppia d’attacco titolare.

E’ chiaro che essersi ritrovati con una sconfitta casalinga e zero gol fatti, in pochi se lo sarebbero aspettato. Le giornate in cui tutto gira storto e semplicemente la palla non entra, o non riesci ad avere la giusta intensità e cattiveria per far il passaggio decisivo o per pensare all’azione da compiere un decimo di secondo prima del solito, semplicemente accadono. Quando poi ti scontri con una squadra costituita da calciatori individualmente molto bravi, che vengono disposti in campo in maniera molto difensiva, le cose si fanno più difficili. Insomma, non c’è nulla di male o di offensivo a dire che il Napoli è venuto a San Siro ed ha semplicemente fatto quello che qualsiasi squadra di provincia fa quando si trova in vantaggio in queste situazioni: ha parcheggiato il pullman.

Il calcio è uno sport meraviglioso perché al contrario di qualsiasi altra disciplina o quasi, il risultato non è mai scontato.
Non penso ci sia un luogo comune più grande di questo nel mondo calcistico, eppure è vero che la magia e di questo gioco risiede anche nel modo in cui le squadre decidono di approcciare, tecnicamente, tatticamente ma mi verrebbe da dire anche filosoficamente, all’evento sportivo.

La squadra di Gattuso ha – giustamente, sia chiaro – fatto ciò che riteneva più giusto per conseguire il proprio risultato positivo. E’ la stessa cosa che altre squadre fanno quando giocano contro di noi, è la stessa cosa che anche noi facemmo al Camp Nou ormai una decina di anni fa, è la stessa cosa che anche un genio del calcio olandese come Hiddink fece per bloccare la (fino a quel momento) perfetta macchina da gol del primo Barcellona di Guardiola. E così indietro fino a che memoria ci assista.

Una squadra corta e bassa e disposta con moltissimi uomini in area è un approccio che sempre più di frequente si vede nel calcio attuale, fatto più di ripartenze veloci una volta fatta allungare la squadra avversaria, chiamata al pressing (da qui nascono i noiosissimi e a volte pericolosi passaggi in aerea che sempre più spesso vediamo durante le partite) che di vero e proprio palleggio a tutto campo. Il catenaccio è un’arma facile tutto sommato da applicare, enormemente funzionale, e sempre attuale.
Fa quasi piacere vedere come il Napoli, una squadra che spesso e volentieri è venuta via da Milano con 3 punti in tasca, abbia approcciato alla partita, come una provinciale (senza offesa per nessuno ovviamente) qualsiasi. Molto esemplificativo di come i rapporti di forza in Italia siano profondamente mutati nel corso degli ultimi due anni.

Due anni fa il Napoli sarebbe venuto a San Siro a giocare a calcio, oggi a difendersi come un Lecce qualsiasi. Il risultato può essere stato lo stesso ma l'approccio diverso fa capire tanto della direzione in cui si sta andando. twittalo

A questo punto però sorge spontanea anche una domanda: la squadra che ci parcheggia il pullman davanti è effettivamente un grosso problema per noi? Oppure tutto sommato abbiamo armi per controbattere questa tattica e semplicemente quella di mercoledì scorso è stata una giornata storta?

persone furiose

La prima considerazione che dobbiamo fare è che abbiamo incontrato il Napoli non più tardi di due mesi fa. Giocarono una partita spigliata, un po’ naïf se vogliamo, vincemmo facendo 3 gol in casa loro con anche un paio di loro errori difensivi grossolani. Sicuramente Gattuso, che di esperienza in campo ne ha, ha imparato dai propri errori ed ha improntato la scorsa partita in maniera molto più cautelativa. Tra l’altro, sono abbastanza sicuro del fatto che anche il ritorno della semifinale seguirà più o meno lo stesso canovaccio. Si accettano scommesse.

La seconda considerazione è che analizzando i risultati di questa stagione, aldilà dell’unica sconfitta – anche essa a San Siro, contro la j**e – si notano 16 vittorie e 6 pareggi. Di questi 6 pareggi, 2 soli sono stati ottenuti fuori casa, mentre gli altri a Milano. I pareggi casalinghi sono stati contro – dall’avversario più recente al più vecchio – Cagliari, Atalanta, Roma e Parma.
Aldilà della partita contro i ducali, che davvero han giocato solo a difendersi e ripartire in contropiede, affondando gli spazi della nostra difesa scoperta, le altre tre squadre hanno in comune il fatto che sono tutte squadre che giocano in maniera molto offensiva, forse le più “attaccanti” della nostra Serie A. Quindi possiamo dire che paradossalmente non arriviamo al risultato pieno quando a Milano abbiamo di fronte una squadra che ci attacca, più che una compagine che punti a difendersi.

Sia chiaro che parliamo di numeri comunque piccoli, perché – per fortuna – di solito quest’anno in un modo o nell’altro le partite le portiamo a casa. Quindi è chiaro che il campione preso in esame non possa essere molto significativo. Analizzando i pareggi esterni non possiamo non pensare che a Firenze ci abbiano segnato al 94esimo in maniera sciagurata e che a Lecce abbiano fatto goal con un mezzo rimpallo. Però è a mio avviso interessante notare una cosa, considerando anche il pareggio in Champions contro uno Slavia Praga che è venuto a giocarsi la partita e una sconfitta a Dortmund partendo da uno 0-2 in nostro favore:

I problemi più grandi li abbiamo quando troviamo una squadra che si apre e ci attacca in maniera diretta, piuttosto che nell’affrontare chi punta sul contropiede.

Non fraintendetemi, si tratta di problemi relativi, la stagione sta andando oggettivamente molto bene ed è inutile stare a crearsi paranoie inutili dal nulla. E’ però a mio avviso importante sottolineare come magari non ci sia nulla di intrinsecamente sbagliato nel nostro approccio alla gara (cito testualmente il servizio di sport Mediaset di ieri: “Dipendenza da Lu-La: se non segnano sono guai” – incredibilmente sembra che se gli attaccanti nel calcio non facciano goal, sia più difficile vincere le partite, grazie Mediaset per questo sgooob, è #CrisiInter) quanto piuttosto certi risultati negativi siano per ora più figli del caso, di episodi sfortunati, o di una normale e fisiologica flessione dopo una partita così dispendiosa dal punto di vista fisico ed emotivo come quella di domenica scorsa.

LuLa bn
c’è grossa crisi


A mio avviso l’unica partita della stagione oggettivamente cannata non è nemmeno una partita, ma un secondo tempo, quello di Dortmund. Per il resto si tratta di normali risultati di una stagione di 50 partite che non possono di certo essere 50 vittorie (aldilà di quello che sta facendo in Premier il L’pool che è davvero incredibile e credo difficilmente replicabile nel prossimo futuro).

Insomma, con Lukaku, Lautaro, Sanchez e si spera presto Eriksen non più a mezzo servizio, io credo che le carte per vincere contro ogni avversario di qui a fine anno ci siano, sia che ci si trovi davanti una squadra che intende giocarsela, sia che invece abbia preferito lasciare il proprio pullman a murare la porta.

Un’ultima considerazione: finalmente nel finale della scorsa partita si è visto il tentativo di giocare a quattro dietro, con tre attaccanti – due esterni e uno centrale – e i tre di centrocampo fissi. Sicuramente una soluzione sospirata da molti e che, se gestita bene, può essere un’ulteriore arma a disposizione di Conte per sparigliare un po’ le carte in situazioni stantìe. Le occasioni avute negli ultimi minuti lasciano ben sperare, sono curioso di vedere se questa mossa avrà un seguito o se sarà stata un unicum in questa annata di difesa a tre.

Vujen

Classe '85, marchigiano, interista da tre generazioni. Appassionato di fotografia, Balcani e cose inutili ma costosissime. I suoi pupilli sono Walter Samuel e l'indimenticabile Youri Djorkaeff. Lautaro più altri 10.

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