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Il girone della marmotta

Come in “Ricomincio da Capo” Bill Murray si risvegliava sempre nel giorno della Marmotta, il tifoso interista da quattro anni è condannato a rivivere le stesse sensazioni durante i gironi di Champions. Lo potremmo definire “il girone della marmotta”, augurandoci tanto che quest’anno si faccia finalmente eccezione.

Cambiano gli allenatori e le fasce di sorteggio ma mediamente i fatti si ripetono nello stesso, maledetto, ordine a partire da fine agosto, con i sorteggi, per arrivare ai primi di dicembre con la sesta e ultima giornata del girone. Ripercorriamoli rapidamente.

Agosto 2018, secondo anno di Spalletti: arriviamo in Champions grazie al gol di Vecino all’Olimpico e ci sentiamo di nuovo nell’olimpo dei top club, come sottolineato dal claim della campagna abbonamenti di quell’anno “a riveder le stelle”. Essendo posizionati in quarta fascia il sorteggio ci pone subito in un girone non semplice contro Tottenham, Barcellona e Psv. I sei punti frutto della buona partenza con le vittorie sugli inglesi (leggendaria) e ad Eindhoven, sommati al buon punto in casa contro il Barca, ci fanno ben sperare nel passaggio del turno ma, complici l’inesperienza di molti ragazzi e gli errori dell’ allenatore, andiamo a Londra puntando al pareggio e come sempre succede in questi casi torniamo a casa con le pive nel sacco. Grande attesa per l’ultima gara col Psv, ampiamente alla portata, ma l’errore di Asamoah e la masochistica gestione finale dell’1-1, quando a Barcellona bastava un solo gol del Tottenham per eliminarci, ci portano in Europa League. L’amarezza è tanta, anzi tantissima, ma è il primo anno dopo sei anni fuori dalla competizione, e partivi dalla quarta fascia, per cui ci prendiamo un maalox e ce ne facciamo una ragione, sperando di essere più fortunati negli episodi l’anno seguente.

Delusione post Psv

Cosa che puntualmente non avviene. Con Conte allenatore, mai troppo fortunato in competizioni europee, ci ritroviamo nel girone di nuovo il Barcellona insieme al temibile Borussia Dortmund e al più abbordabile Slavia Praga. Come l’anno prima, i tifosi commentano a caldo: “saranno decisive le sfide col Borussia, ma guai a perdere punti con lo Slavia”. Detto fatto, pronti via e pareggiamo in casa, rischiando anche di perdere, contro la squadra più debole sulla carta. Con la seconda gara persa a Barcellona, seppur disputata benissimo nei primi 45′, la strada si mette subito in salita ripida e la vittoria in casa col Dortmund porta già a fare i soliti calcoli: “basta non perdere in Germania e vincere a Praga e ce la facciamo, tanto il Barca sarà già qualificato all’ultima gara” diranno i più. Nonostante la sconfitta patita in rimonta a Dortmund, la vittoria con lo Slavia ci porta nuovamente a disputare la sesta e ultima gara con la convinzione di poter dipendere da noi. Purtroppo i molti errori e la qualità dei ragazzini della cantera spagnola ammutoliscono San Siro e ci portano nuovamente in Europa League, ma stavolta con la netta sensazione che ciò che temevamo fossero errori o circostanze sfortunate in realtà hanno a che fare con problemi più profondi e che in campo europeo l’approccio e la tattica richiesti siano opposti da quelli che ci vedevano primeggiare o quasi in Italia in quei mesi.

Veniamo al terzo anno in Champions, il secondo di Conte. Poche settimane prima del sorteggio ci siamo giocati a testa alta la finale col Siviglia ma senza alzare al cielo la coppa. L’amarezza è ancora tanta ma la sorte stavolta sembra sorriderci: un Real mai così in difficoltà nell’ultimo decennio, il Borussia M’gladbach, squadra dignitosa ma con poca esperienza europea, e lo Shaktar Donetsk, maciullata poche settimane prima in semifinale di EL. Nuovamente si ripete lo schema classico: “va bene perdere punti con la spagnola, ma con Borussia e Shaktar almeno almeno 9-10 punti li devi fare”. Risultati delle prime quattro: pareggi male la prima in casa coi tedeschi, pareggi mangiandoti i gomiti in Ucraina e le perdi entrambe col Real, con una discreta figura in Spagna senza prendere però neanche un punto (ricorda qualcosa?). La bella vittoria in Germania porta di nuovo il tifoso interista a pensare: “essu via, giochiamo in casa con la più scarsa del girone, gliene abbiamo fatte 5 quattro mesi fa, non esiste che ci inceppiamo di nuovo il terzo anno di fila”. E invece accade di nuovo, ci tremano le gambe al traguardo e non riusciamo a fare un misero gol, venendo eliminati non solo dalla Champions ma anche dall’Europa League. Sembra la fine dell’Era Conte ma la squadra in campionato mette il turbo e perderà pochissimi punti fino a maggio, portando a credere che quella che sembrava una disgrazia in realtà sia stata la preziosa opportunità di concentrarci solo sul campionato e riportare lo scudetto finalmente a casa dopo 11 anni.

Conte accigliato in una conferenza pre- gara di Champions

E veniamo ad oggi. Ad agosto arriviamo al sorteggio in prima fascia: sebbene per la prima volta la seconda fascia sia la più difficile in natura, come il tordo in Fantozzi (e infatti ripeschiamo il Real), dalla terza e dalla quarta escono lo Shaktar, di nuovo, e una squadra, lo Sheriff, di cui il tifoso medio non conosce non solo l’esistenza ma neanche l’origine geografica, la Transnistria.

All’ottimismo dei due anni precedenti si somma quest’anno un buon sorteggio dell’ordine delle giornate: la prima col Real in casa e poi Shaktar, Sheriff x2 e di nuovo Shaktar in casa. “Magari non arriveremo primi, ma se quest’anno non ci qualifichiamo con squadre come Shaktar o lo sceriffo dobbiamo andarci a nascondere”. Pronti via, sconfitta immeritata contro gli spagnoli e terzo pareggio a reti inviolate contro gli ucraini. A condire il tutto una partenza a razzo dei moldavi che fanno 6 punti e vanno addirittura a vincere a Madrid. Insomma, siamo di nuovo ad un passo dal burrone ma ad oggi, 11 ottobre, non tutto è perduto: con 9 punti nelle prossime quattro gare dovremmo auspicabilmente approdare agli ottavi. E, sulla carta, vincere le due con lo Sheriff e in casa con la bestia nera Shaktar non sembra proibitivo.

Il problema è proprio quel “sulla carta”, è sempre quello che ci frega da anni. In 20 gare disputate in Champions ne abbiamo vinte solo 5, pareggiate 7 e perse ben 8.

Premesso che nessuno può più pensare alla sfortuna, agli arbitraggi o all’allineamento non ideale degli astri, viene allora da chiedersi: perchè? Perchè ogni anno queste difficoltà? Perchè a volte partiamo bene e finiamo male e altre partiamo male e finiamo comunque male? Le ragioni sono molteplici e servirebbe un altro articolo per elencarle: se è vero che ogni competizione e ogni avversario fa storia a sè, direi che sono tre le variabili che ci vedono deficitari.

1 L’esperienza nelle coppe europee. Questo valeva soprattutto i primi anni, ma vale in parte anche adesso: è arrivato Dzeko, abbiamo un Perisic che ha vinto la Champions due anni fa ma gli altri sono tutti o giovani di belle speranze e gran carattere o signori calciatori che però, alla soglia dei 30 anni non hanno mai alzato molti trofei, soprattutto in campo internazionale, e questo a certi livelli conta sempre di più.

2 La tattica. Non voglio avventurarmi in disamine dettagliate sulla disposizione in campo e sui moduli, anche perchè su questo blog c’è chi se ne intende molto più di me, ma è evidente che ogni anno l’impostazione delle nostre partite in Champions ricalca sostanzialmente quelle giocate in Italia. Peccato che il tipo di gioco e il tipo di avversari siano molto diversi e che spesso ci troviamo a pagare un atteggiamento tattico che invece in Serie A ti consente di arrivare se non primo, almeno tra i primi 4.

3 Infine un’ultima variabile, che può sembrare fumosa e aleatoria ma che purtroppo secondo me incide: il Dna europeo. Tolto l’anno di grazia 2010, negli ultimi 20 anni siamo arrivati una sola volta in semifinale e siamo spesso usciti ai gironi, agli ottavi e, se andava bene, ai quarti, pur vincendo il campionato. Una cosa simile succede da decenni anche alla Juventus, anzi il loro squilibrio campionati/Champions è molto più pesante del nostro, mentre se guardiamo all’altra squadra di Milano ogni volta che scende in campo europeo sembra indemoniata e capace di tutto, anche di battere le squadre top di Premier e Liga.

Purtroppo temo non sia una casualità visto che parliamo di decenni di storia dei club.

Pazienza, quest’anno non tutto è ancora perduto: ragioniamo step by step, rimbocchiamoci le maniche e vediamo di portare a casa tre, anzi sei, sacrosanti punti contro lo Sheriff. E’ finalmente giunta l’ora di ascoltare quella musichetta anche negli scontri a eliminazione.

Julione94

Toscano emigrato a Roma, già a 3 anni girava con la maglietta di Ronaldo il Fenomeno. Con un nome e cognome così simile al portierone dell’Inter di Herrera la passione per i numeri 1 era inevitabile. Pessimista esistenzialista, ancor di più dopo aver visto una tripletta di Ekdal in 15 minuti a San Siro.

17 Commenti
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Fabio
Fabio
2 anni fa

Qualcuno sa spiegarmi cos’è il DNA di una società di calcio?

Roger Roger
Roger Roger
Leggenda Bauscia
2 anni fa

Cassano che da dell’incompetente a Marotta? 😀 😀

Cipe64
Cipe64
2 anni fa

Tutto vero ma aggiungerei un paio di variabili di non poco conto:

4. Una guida adeguata, brava a capire cosa si deve fare in questo tipo di competizioni (Mou con il Porto vinse con dei perfetti sconosciuti tra veri colossi di squadre)

5. La variabile detta “Culo” che poi ci si deve anche meritare per arrivare fino in fondo.

Ultima modifica 2 anni fa by pppfrrr
ambroeus
ambroeus
2 anni fa

insomma, eviterei di parlare di sortilegi e cose simili, perchè suona un po’ di profezia che si auto adempie e sappiamo bene come le trappole della mente possono risultare fatali. Credo che se non riusciremo a raggiungere gli ottavi sarà per motivi di ordine tecnico/tattico, quest’anno così come negli anni precedenti. Inzaghi deve risolvere un po’ di problemi eventualmente anche ricorrendo a soluzioni transitorie, come rinviare a tempi migliori l’inserimento di Chalanoglu (spero che mi smentisca con una doppietta a Tiraspol). Certo che se non si migliora un po’ tra un mese ci troviamo fuori dall’Europa e lontano dal vertice del campionato.
Poi vorrei solo ricordare ai fratelli interisti che quelli là che vantano il DNA europeo non vedono una coppa dal 2007, poi hanno collezionato solo figuracce, e oggi stanno a zero punti nel girone.Insomma, non posso vedere che siamo proprio noi a dare risonanza alla prosopopea dei gonzi.

Cipe64
Cipe64
Rispondi a  ambroeus
2 anni fa

@ambroeus
Anche io non darei risonanza alla prosopopea.

Insomma siamo il primo ed ancora unico Club italiano ad essere nella elite dei Tripletisti (sxxxte tutti…)
Siamo anche l’ultimo Club Italiano ad aver vinto CL e Coppa Intercontinentale…

In Italia adesso sono altri ad inseguirci in status internazionale.

Orgoglio gente…orgoglio.
Siamo l’Inter.

Ultima modifica 2 anni fa by pppfrrr
ambroeus
ambroeus
Rispondi a  Cipe64
2 anni fa

E ce la facciamo suxxxe! 👍👍

Semperfi
Semperfi
2 anni fa

Da qualche tempo (Testone init), le nostre avventure Europee non sono state un gran che. A parte la finale di EL, siamo naufragati nei fattori matematici, possibilità aleatorie e probabilità a otto varianti, senza però riuscire a scavalcare il muro del girone. Il perchè non lo so, a mio avviso non siamo coscienti delle nostre possibilità, forse il freno a mano è dovuto al fatto che esistono dei clubs pompati che si spartiscono quasi sempre il bottino, ma almeno il girone si dovrebbe passare senza tanti calcoli. Questa volta ci spero proprio, sarebbe un bel risultato e darebbe ulteriori motivazioni alla nostra difesa del titolo nazionale. A proposito, adesso ci sono Lazio e giuve da affrontare insieme agli impegni di coppa, un bel tour de force che metterà a prova le nostre ambizioni per questa stagione. Senza tanti calcoli o previsioni mi aspetto un impegno e concentrazione a 360 gradi, per dimostrare ancora una volta la nostra forza e convinzione sia in Italia che in Europa, mi raccomando il mondo ci osserva.
Forza Ragazzi e Forza Inter.

Jad
Jad
2 anni fa

Bel post Julione.
Concordo sui punti 1 e 2.
Sul 3 (DNA) non molto. (diciamo in parte)
Credo di più al reale valore della sommatoria giocatori/allenatore.
Es 2 anni fa, sbattuti fuori dalla CL e poi finale EL (è un merito andare in finale. I gobbi ci frastagliano i maroni con ste 2 finali CL. Diamoci qualche piccolo merito anche noi).

-non pronti per la CL ma per l EL si… che è un gradino più sotto. –

Anche in passato es anni 90, niente CL però si vinceva la Uefa che era una gran bella coppa ma pur sempre un po’ sotto a quella delle orecchie.
In CL anni 2000 abbiamo iniziato a far risultati quarti, semi in continuità e alla fine l abbiamo vinta (migliorando la squadra, migliorano i risultati).
Detto questo abbiamo il potenziale per superare i gironi e l anno scorso c’è andata di mega sfiga (che però, a mio parere, è stata la vera svolta scudo. Niente coppe)

matrix23
matrix23
2 anni fa

Un giorno, quando era negli Allievi del Banfield, si mise a giocare con un tagliaerba. Un giornalista lo vide, poi lo rivide segnare un gol importante e decisivo alla Bombonera, nel weekend, contro il Boca.
Fece due più due e gli affibbiò uno dei soprannomi più originali nella storia del pallone.
In una intervista di qualche anno Cruz fa ha detto: “Se mi è dispiaciuto lasciare l’Inter nell’anno del Triplete? Sicuramente mi avrebbe fatto piacere vincere la Champions League in nerazzurro, ma non ho alcun rammarico.
Sentivo di non essere al centro del progetto di Mourinho e quindi non mi andava di prendere soldi per stare in panchina o in tribuna.
Moratti voleva a tutti i costi che rimanessi all’Inter, ma io non sono mai stato abituato a rubare lo stipendio. Sapevo che non fosse nemmeno una questione di cifre, perché con il presidente non c’è mai stato alcun tipo di problema. Ho preferito mettermi in discussione altrove, pur avendo l’Inter nel cuore”.
Oggi Julio Cruz compie 47 anni, buona vita Jardinero

Leo
Leo
Novellino Bauscia
2 anni fa

Il succo del discorso è che in Europa, per un verso o per un altro, come entriamo dalla porta, subito ci buttano dalla finestra. Inoltre con la squadra depotenziata di quest’anno è già tanto che non ci buttino nel cesso.

Roger Roger
Roger Roger
Leggenda Bauscia
2 anni fa

Vediamo cosa accadrà, importante è restare bilanciati, e qualche soddisfazione potremo togliercela.
Quello che io vedo è che in Europa, molto più che in Italia, ci vuole ritmo per primeggiare. E a noi manca, soprattutto per caratteristiche dei giocatori.
Anche lo scorso anno abbiamo fatto il vuoto in Italia controllando il ritmo contro squadre spesso disposte a stare al nostro passo. In Europa è diverso, ti prendono a mille e noi soffriamo.
I gonzi secondo me più che al dna possono vantare dalla loro l’approccio “corrida” che ben si adatta all’Europa. Ma ci vogliono gambe fresche e caratteristiche che molti dei nostri non hanno, spesso per limiti di età.

Gus
Gus
Rispondi a  Roger Roger
2 anni fa

Si, secondo me hai centrato un punto importante. Condivido: in Europa, oltre alla famosa e metafisica mentalità (che si aggiunge all’ancor più metafisico DNA) a noi manca ritmo. Non l’arrembaggio da “rincorsa del risultato compromesso “, proprio il costante ritmo gara sopra i nostri abituali giri. Di nuovo, da non confondersi con l’ormai abusato concetto di gegenpressing: parlo di velocità nel far girare la palla, intensità, movimenti costanti senza palla (come sempre, guardare una partita a caso di premier per capirsi). O sei una squadra spagnola, che ha negli standard collettivi un palleggio tecnicamente sopra la media (e allora puoi rallentare e mandare fuori giri gli avversari, vedi primo tempo di Italia-Spagna), o inevitabilmente un possesso “all’italiana” in Europa non paga.

Roger Roger
Roger Roger
Leggenda Bauscia
Rispondi a  Gus
2 anni fa

Esatto. Hai spiegato molo meglio di me cosa ho in mente 😀

Semperfi
Semperfi
Rispondi a  Roger Roger
2 anni fa

Caratteristiche dei giocatori? boh credo che abbiamo almeno 8/11 di caratura mondiale anche da pallone d’oro che le pompate ci vogliono strappare ogni stagione, per me è una questione di mentalità e convinzione nei nostri mezzi, altrimenti si potrebbe far passare la nostra ultima CL come una regola che conferma una eccezzione, i gonzi se mi permetti non fanno testo, vediamo di capire come vincono le pompate senza tanti tabù, questa volta si deve passare il turno e vincere con Lazio e giuve..
Azz chiedo troppo? 😄

Roger Roger
Roger Roger
Leggenda Bauscia
Rispondi a  Semperfi
2 anni fa

Gus qui sotto ha spiegato bene cosa intendo. Noi diamo il meglio con ritmi controllati in cui possiamo far valere fisicità di alcuni dei nostri guerrieri e tecnica di altri.
Ma se i ritmi si alzano, ed in Europa molte squadre giocan a ritmi alti perchè i loro campionati sono a ritmi alti, emergono limiti. Brozo a ritmi alti in cui s deve giocare di prima, per fare un esempio, fa fatica per limiti tecnici. Sanchez che pure ha tecnica, per fare un altro esempio, soffre per limiti fisici, idem Dzeko. Kessie, per dire, si trova meglio così come un brahim diaz abituato a muoversi sempre.
Poi fortunatamente si gioca in Italia e spesso la prestanza dei nostri paga.
Ma noi, almeno questo è il mio parere, non siamo una squadra che ha nell’intensità la sua predominante caratteristica, tranne poche eccezioni (Barella e Lautaro)

Cipe64
Cipe64
Rispondi a  Semperfi
2 anni fa

No

Feyerabend
Feyerabend
2 anni fa

intanto commento che dovrei essere primo. anche se magari non del girone.

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