Bauscia Cafè

Godiamocelo, finché possiamo

Ieri sera ho avuto la pessima idea di guardare la finale di coppa Italia.
Al netto degli episodi a dir poco discutibili, di una telecronaca Rai ai limiti dell’imbarazzo e dell’occasione persa dall’Atalanta, sono rimasto colpito dall’esultanza quasi nevrotica dei giocatori bianconeri a fine gara.
Per carità, giustissimo gioire per un trofeo che salva una stagione che, senza la qualificazione Champions, resterà fallimentare da qualsiasi punto di vista, ma è il contorno a lasciarmi basito, per quanto nulla ormai possa più stupirmi: la leggenda Buffon e l’ennesima coppa conquistata sul campo, il Maestro Pirlo che finalmente ha capito come plasmare la propria creatura dopo il rodaggio iniziale, il carattere di Bonucci, che in qualsiasi altro paese del mondo verrebbe trattato come un inno all’antisportività per l’atteggiamento avuto sin dal primo minuto di gioco e che invece, nella nostra bella Italia, diventa simbolo di grinta, spirito, forza d’animo, capacità di fare spogliatoio.

Ambasciatore ONU

Già da alcune settimane tira un’arietta poco gradevole, quando si tratta di celebrare il 19° Scudetto della nostra Inter: agli obbligatori titoli di rito con complimenti evidentemente poco sinceri al percorso della squadra e di Conte (ma con opportune parentesi negative sul cammino europeo, ovviamente) si sono presto sostituiti editoriali e approfondimenti sulla situazione economica di Suning e del club, sulla necessità impellente di vendere i big, sui mal di pancia del mister che è pronto a mollare tutto qualora non trovasse certezze sulla competitività della rosa per la prossima stagione e sulle capacità di investimento degli Zhang.

La notizia dell’ingresso di OakTree al posto di Lion Rock trova spazio da ieri un po’ ovunque: quotidiani, aggregatori e sedicenti opinionisti sportivi hanno come sempre sgomitato scrivendo in caps-lock o urlando in tv “IO LO SAPEVO”, ma la verità è che nessuno sapeva un emerito cazzo e che molti ci saranno persino rimasti male.
Non è un caso che alcuni si siano prontamente reinventati esperti di finanza accostando le sorti dell’Inter a quelle del Milan, ad esempio, dimostrando ancora una volta non soltanto malafede, ma ignoranza pura e l’unica volontà di infangare e ridimensionare la celebrazione del nostro titolo di Campioni d’Italia, istillando dubbi e confusione nella mente del tifoso medio, troppo impegnato a incazzarsi sull’accozzaglia di strilli che lo circondano per godersi questo meraviglioso, e tutt’altro che scontato, Diciannovesimo Scudetto.

Questo tran-tran tanto fastidioso quanto cialtronesco andrà avanti, potete starne certi, per tutta l’estate, supererà le correnti gravitazionali (ciao Franco ♥) e sarà colonna sonora dell’anti-interismo militante a prescindere da quella che sarà la realtà autentica della nostra situazione.

Non ci sarà rinnovo o dichiarazione che tenga, di fronte alla voglia di mandarci affanculo.
Ecco quindi che quelle esultanze rabbiose di ieri che hanno fatto tirare un sospiro di sollievo anche a tanti commentatori “sportivi” si uniscono come per magia a quello che verrà nelle prossime settimane: per sintetizzare ed estremizzare il concetto, a questo paese che vinca l’Inter proprio non va giù.
Non lo dico io, lo dicono le reazioni degli addetti ai lavori, il calcio scritto e quello ospitato negli studi televisivi.

L’editoriale di Avon Fanfaroni

Con il sentito augurio che quanto fatto dal profilo Instagram di Antonio Conte qualche giorno fa – disinnescare una nuova, potenziale CrisiInter™ dissacrando chiunque osasse persino immaginarla, possa diventare una sorta di istituzione, con l’Inter che si fa carico in prima persona di informare il tifoso, sbugiardando e sputtanando al tempo stesso il mare magnum di merda e di clickbaiting che distorce la realtà dei fatti, io vi invito a qualcosa di semplice, eppure non scontato: godetevi la nostra vittoria.

Perché è uno Scudetto bello, non banale, meritato, esaltante, che segna una discontinuità con quanto visto in Italia nell’ultimo decennio. E questo a molti dà fastidio, mentre a noi deve soltanto farci capire quanto grande e godurioso sia stato questo 19.

Seconda stella a destra, questo è il cammino. twittalo

NicolinoBerti

Coglione per vocazione, interista per osmosi inversa dal 1988 grazie a un incontro con Andy Brehme. Vorrei reincarnarmi in Walter Samuel, ma ho scelto Nicola Berti per la fig...ura da vero Bauscia.

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