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Ronaldo supera Marchegiani per il 3-0 nella finale di Coppa UEFA Lazio-Inter del 1998

Europa League 2020

Siamo onesti: nessuno si sarebbe augurato di leggere qualcosa di dedicato all’Europa League, neppure l’interista più masochista ed autolesionista del globo terracqueo. In ultima istanza tuttavia constatiamo con freddo realismo che ci siamo dentro e come il marinaio sfuggito al naufragio realizza una volta dentro la scialuppa: non ci resta che remare. Quello che ci serve però è una direzione, una bussola, una maggiore comprensione di questo mare apparentemente inospitale chiamato Europa League.

“Tutte squadre dell’alta aristocrazia borghese: c’è pure qualche grande nome…”

Prima di addentrarci nella discussione più prettamente di stampo sportivo, dove conosceremo molto sinteticamente alcune delle protagoniste della competizione, credo sia doveroso aprire la nostra chiacchierata cercando di rispondere ad alcune questioni basilari che riguardano la nostra squadra molto da vicino. Approfondiremo le difficoltà – temute da molti – di giocare tre partite in una settimana e ci interrogheremo sulle prospettive insite in una manifestazione come questa.

Per alcuni l’Europa League va snobbata, disprezzata, poichè non solo porta scarsi benefici di carattere economico, ma perchè consuma maleficamente le energie della rosa, finendo per compromettere anche gli obiettivi alla portata della squadra. Partiamo dalla conclusione: giocare una partita il Giovedì, se si dispone di un numero congruo di giocatori, non rappresenta un carico fisico dannoso per una squadra.

Credo che con un esempio tutto possa essere più chiaro: prendiamo in esame le rotazioni in attacco e il nostro primo impegno di questo genere. Il 16/02 giochiamo contro la Lazio, il 20/02 siamo impegnati contro il Ludogorets e infine il 23/02 contro la Sampdoria. Avendo a disposizione Lukaku, Lautaro e Sanchez quale può essere la gestione corretta delle energie?

Energie…

Per una questione di priorità, si decide di attribuire una certa importanza alla gara contro la Lazio. A Roma si possono schierare quindi [Lukaku & Lautaro], contro il Ludogorets [Sanchéz & Lautaro] ed infine la Domenica [Sanchéz & Lukaku]. Se nella gestione delle energie si dispone di una quarta punta come cambio a partita in corso, il carico su ognuno di questi giocatori non è particolarmente elevato e il livello medio che si propone è più che sufficiente ad affrontare ogni partita con la giusta qualità.

Se questo tipo di ragionamento si estende a tutti i reparti, con 18 giocatori a disposizione e qualche giovane alternativa è possibile gestire l’impegno senza creare problematiche sul piano della condizione ai calciatori. L’Inter è in grado oggi di disporre di questo numero di giocatori? Con qualche piccolo correttivo dal mercato di Gennaio la mia opinione è positiva: sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo.

L’aspetto che invece ritengo più “debilitante” del giocare tre partite a settimana è legato agli allenamenti. Ripeto: non al carico sulla condizione dei calciatori, ma alla preparazione della gara. Perchè potersi allenare una settimana piena è un vantaggio enorme, che ti garantisce di poter lavorare su ogni aspetto e porta benefici molto grandi quando si scende in campo la Domenica. Si può lavorare su qualcosa che non è funzionato la gara precedente, continuare a “rinfrescare” le proprie direttrici di gioco, insistere su concetti precisi e sul lungo periodo questo “fa guadagnare punti“.

Anche sul piano mentale giocare tre gare richiede una maturità ed un dispendio di energie nervose notevole. Con sei/sette giorni tra una gara e l’altra il giocatore ha più tempo per voltare pagina e focalizzarsi sul prossimo impegno. Ogni giorno al campo da allenamento ha sollecitazioni che lo spingono a concentrarsi sulla gara successiva indipendentemente dalla gara precedente e dalla situazione ambientale. Non tutti i giocatori sono in grado di mettere a fuoco in questa maniera in due/tre giorni e di farlo costantemente per lunghi periodi di tempo, specialmente se non sono abituati.

La capacità di focalizzarsi subito sul prossimo impegno, spinti dalla voglia di vincere, per alcuni è innata, mentre per altri va “allenata” come se fosse un’abilità tecnica.

In quest’ottica l’Europa League può essere per un gruppo come il nostro una grande occasione, una palestra che può plasmarci e farci crescere soprattutto sotto il profilo mentale. Possiamo inoltre acquisire consapevolezza e maggiore maturità come squadra.

Non abbiamo giocato un cattivo girone in Champion’s League, ma è evidente come rispetto ad altri club fossimo più indietro sul piano della maturità. Quando vai in vantaggio di due gol a Dortmund a fine primo tempo in una gara dove probabilmente ti basta un pareggio per passare il turno, se sei squadra matura a certi livelli puoi soffrire molto, ma alla fine il risultato lo porti a casa. L’Europa League ci può servire nel nostro percorso per crescere ulteriormente.

Il livello medio in EL rispetto alla CL è più basso qualitativamente, ma la richiesta sotto il profilo mentale è praticamente la stessa. twittalo

Viene richiesto un approccio di un certo tipo, concentrazione, attenzione ad ogni singolo dettaglio, intensità ed espressione di qualità.

L’ho tirata forse un po’ per le lunghe, ma il messaggio che vorrei passasse è che questa competizione, che a me personalmente fa sempre pensare al gol di Ronaldo e che mi accende la nostalgia, non ha veramente motivo di essere snobbata: giochiamocela al massimo delle nostre possibilità e vediamo, poi accada quel che accada.

A questo punto però sorge spontanea una domanda: chi altro c’è in Europa League? Tante squadre, oggettivamente. Forse troppe. Ho riflettuto parecchio su come presentarle e di chi parlare, ma non mi è venuto in mente un modo intelligente per farlo, quindi in maniera molto discorsiva andiamo a conoscere alcune squadre che – tolte le italiane – possono fare bene e rappresentare le future rivali della Beneamata.

Devo confessarmi. Ho un sogno fin da bambino, fin dai tempi di Yorke e Cole: vorrei alzare una coppa in faccia al Manchester United. In questa edizione della EL troviamo i Red Devils guidati da Solskjaer, ma da quando”Ole’s at the Wheel” i loro risultati continuano ad essere altalenanti. Stanno attraversando l’ennesima stagione complessa dal dopo Ferguson, con giovani interessanti, ma un gruppo privo di una identità chiara. Anche l’Arsenal non se la passa benissimo, dopo l’esonero di Emery – lo specialista dell’Europa League – Arteta siede da poco sulla panchina dei Gunners, addirittura decimi in classifica. Sono squadre che comunque hanno blasone e giocatori di livello, che in un dentro fuori possono potenzialmente giocarsela con chiunque e hanno sia i mezzi per arrivare in fondo sia per uscire in modo goffo e impronosticabile.

Poi ci sono i Wolves, squadra senz’altro insidiosa che ha già eliminato il Torino dall’Europa League nelle fasi preliminari. Hanno dei giocatori interessanti ed al momento sono settimi in Premier League: come certamente saprete è una squadra su cui esercita una certa influenza il super-procuratore Jorge Mendes e la loro crescita nelle ultime stagioni è stata repentina.

Sevilla – Espanyol

La Spagna annovera tre compagini ai trentaduesimi di EL. Il Sevilla, terzo al momento in Liga, è tra le candidate ad arrivare in fondo alla competizione e personalmente credo sia tra le principali favorite insieme all’Ajax. Espanyol e Getafe completano il pacchetto, ma mentre il Getafe al momento sesto in classifica può effettivamente rappresentare un’insidia con il suo collaudato 442, l’Espanyol al momento raschia il fondo della classifica e ha parecchi problemi da risolvere: spingendomi più in là di dove la prudenza suggerirebbe di restare, direi che potrebbe lasciarci molto presto.

L’Ajax ammirato lo scorso anno in CL aveva già raggiunto nel 2017 la finale di Europa League, poi persa contro il Manchester United di Mourinho. La squadra rispetto allo scorso anno ha perso qualche pezzo da novanta, ma dal mio punto di vista è anche maturata. Non si tratta di una meteora del calcio europeo, ma di un gruppo che negli ultimi anni si sta esprimendo ai vertici e che ha un gioco moderno e collaudato, in linea con la filosofia del club, che ha dimostrato di potersela giocare contro tutti. Al momento l’Ajax è in testa al campionato con 58 gol fatti in 18 partite e sta dando vita ad un interessante testa a testa con l’AZ Alkmaar, altra squadra interessante e da tenere d’occhio in questa edizione dell’Europa League. AZ che non può essere annoverata tra le favorite, ma che può togliersi delle soddisfazioni, anche dopo aver pescato al sorteggio gli abbordabili austriaci del Lask.

Parlando di Austriaci, ecco quello che per me potrebbe essere il “dark horse” della competizione: il Salisburgo. Attualmente primi in campionato con 66 gol fatti in 18 partite giocate, sono una squadra che ha tutto per arrivare in fondo alla competizione. Affronteranno ai trentaduesimi di finale l’Eintracht Francoforte, di cui abbiamo triste memoria, ma decisamente ridimensionato rispetto alla passata stagione e hanno buone chance di rappresentare uno spauracchio per molte squadre.

Benfica, Porto, Sporting Lisbona e Braga: ci sono tutte. Le squadre portoghesi si sono letteralmente affollate in Europa League. Benfica e Porto hanno due sorteggi estremamente difficili con rispettivamente Shaktar e Bayer Leverkusen, ma sono squadre che in genere in questo tipo di manifestazioni arrivano avanti. Al momento si stanno contendendo il campionato portoghese, subendo tra l’altro tutte e due un numero irrisorio di gol ed entrambe sono scivolate dalla Champion’s League: il Porto ai preliminari con il Krasnodar e il Benfica nel girone con Lipsia e Lione.

Lo Sporting a sensazione ha qualcosa in meno, ma ha ricevuto in dote un buon sorteggio ed è una squadra con storia e blasone. Il Braga è una squadra dal sapore nostalgico che nel 2011 ha fatto bene in Europa League arrivando ad una storica finale, ma si trova al momento a metà classifica in Primeira Liga portoghese e non penso lascerà il segno.

Anche la Germania propone tre squadre: Leverkusen, Eintracht Francoforte e Wolfsburg. Ad onore del vero non credo che nessuna delle tre abbia qualche possibilità concreta di arrivare a giocarsi la competizione: il Leverkusen ha più qualità rispetto alle altre due, viene dalla CL dove è uscita con Juventus e Atletico Madrid, ma si tratta di una squadra che complessivamente è di un livello più basso rispetto alle favorite. Comunque sia, da tenere d’occhio con curiosità per gli amanti del pallone c’è Havertz, uno dei talenti più cristallini del calcio mondiale.

Probabilmente non attrezzata per giocare la CL, come ha dimostrato, ma da tenere d’occhio in EL è storicamente lo Shaktar Donetsk. Hanno giocatori di qualità come Taison, Junior Moraes e Marlos e sono una squadra che è abituata a giocare questo genere di competizione. Il sorteggio li ha messi immediatamente a dura prova: affronteranno il Benfica.

Tolte le precitate, ci sono altre squadre storiche e di blasone che – tuttavia – a parer mio hanno pochissime chance di arrivare a giocarsela. Sono tante, mi rendo conto che alcune potranno fare meglio ed altre peggio, ma senza timore di smentita mi sento di dire che tra Celtic, Glasgow Rangers, Olympiakos, Copenhagen, Basilea e Club Brugges nessuno vincerà l’Europa League. Quindi affrettatevi a giocarvele come potenziali vincitrici.

Chiudiamo con i nostri avversari, i bulgari del Ludogorets. Personalmente li conoscevo soltanto perchè hanno giocato contro il Milan a Febbraio del 2018, uscendone sconfitti sia all’andata che al ritorno. Al momento sono in testa al loro campionato da imbattuti, 20 gare in cui hanno subito soltanto 8 gol. Sono arrivati secondi dietro all’Espanyol nel girone, dove hanno eliminato il ben più quotato CSKA di Mosca. Due giorni fa si è espresso in questi termini il Direttore Sportivo del CSKA Sofia, Cristiano Giaretta, che sicuramente li conosce più del sottoscritto, qui di seguito le sue parole.

“E’ una squadra sicuramente alla portata dell’Inter, ma non sarà una scampagnata. I giocatori a livello individuale sono di ottimo profilo, hanno possibilità importanti e la squadra è buona”.

Cristiano Giaretta, DS CSKA Sofia

Direi che siamo arrivati alla fine della nostra carrellata sull’Europa League. Competizione che magari non entusiasma i cuori, ma c’è di peggio: non giocarla affatto ad esempio. Questa competizione sarà per noi occasione di crescita e di confronto con altre realtà europee, fondamentale tassello di un percorso che ci auguriamo possa essere brillante e intriso dell’azzurro del cielo e del nero della notte.

Il_Casa

Interista, fratello del mondo. Dal 1992 un'unica fede a tinte rigorosamente nerazzurre. Sobrio come Maicon, faticatore come Recoba.

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