Bauscia Cafè

Cronaca di una classica domenica di Gennaio

Sveglia ore 5:00 GMT+1. Colazione frugale ad occhi ancora impastati, doppio strato protettivo perché si sa a Gennaio tira il vento su al secondo anello, ore 5:45 motore acceso. Dopo circa un’ora di tragitto ci si becca con altri zombie della domenica pre-alba, si fa una macchina sola e si guida, piano, che c’è sonno. La strada è vuota, praticamente popolata da altri fuori di testa come noi. Abbiamo modo di scoprirlo alla prima pausa caffè, più o meno ad altezza Bologna.

Gente letteralmente da tutta Italia, arrangiata tutta allo stesso modo. Tutti con gli stessi colori.

Padri di famiglia, ragazzine, un nonno con due nipoti. Un gruppo di ragazzi. Il piumino e poi magari il particolare che non ti aspetti. Il cappellino colorato, o il portachiavi. Molte sciarpe, la stagione è quella. Poi certo c’è chi è già in trance agonistica e va in giro con la maglia da gara sopra il maglione da taglialegna. Che poi alla fine il concetto di eleganza in certi casi non serve proprio.

Si riparte, ogni chilometro una macchina in più, si arriva a Melegnano che è giorno pieno, c’è il sole e il traffico. Ci si imbottiglia subito, in mezzo a pullman provenienti dall’Emilia, dalle Marche, dall’Umbria.

Venti euro il parcheggio di San Siro, panino al prosciutto “finger food on the asphalt”. C’è chi improvvisa tavolate, si vocifera ci sia una carbonara in corso due file di parcheggio più in là. Mezza bottiglia d’acqua e poi in coda ai tornelli, 20 minuti dopo, ore 12.15, siamo in posizione. C’è il sole “all’inglese”, di quelli non intensi, con luce rarefatta che si dirada ancora di più tra le curvature della copertura, mitica e pure un po’ romantica, del Meazza. Davvero bello, davvero affascinante.

Luce a San Siro

C’è il pienone. Gente assonnata, un po’ stropiacciata dalla levataccia: “buongiorno permesso” “prego si figuri” “oggi è dura” “lei da dove viene” e così via.

La partita inizia, si vede che siamo tirati parecchio, il Cagliari gioca tranquillo, le prime occasioni le hanno loro, poi per fortuna il Toro Lautaro sblocca il risultato e si sta tutti un po’ più felici, anche se tre minuti per decidere se assegnare un gol del genere sembrano, almeno dagli spalti, davvero eccessivi. Fine primo tempo. Foto di rito, tutti in piedi, si riparte. E si inizia male male, un po’ di preoccupazione c’è, ci mangiamo diverse occasioni, fino al pareggio e a tutto ciò che ne consegue. Dagli spalti è stata una cosa impressionante:

Lautaro scaraventato in aria, per l'ennesima volta, che perde la testa e dà a chi ha chiaramente manie di protagonismo, l’alibi perfetto per nutrire il proprio ego. twittalo

Fischi assordanti, davvero da mettersi i tappi nelle orecchie tanti i decibel, dai 70.000 zombie della domenica pre-alba. Strascichi nulli ormai, siamo in pieno recupero, e sensazione di impotenza dilagante. Arrivano i messaggi dai parenti a casa, il rigore su Young c’era. E come ti vuoi sbagliare, d’altronde dal vivo si avevano pochi dubbi.

L’uscita dallo stadio è surreale, nessuno parla, sono tutti incazzati neri. Si inizia a dialogare un po’ in zona parcheggi, non abbiamo giocato bene è vero. Ma insomma lo si capisce quando certe partite non sono limpide. Non sono naturali. Amen, mezz’ora per uscire dal parcheggio e poi via per 500 km. Radio accesa, Collovati che non perde occasione per dire che “ovvio che l’Inter a Gennaio è in crisi” per colpa di un gol al 93esimo con indecisione di Skriniar a Firenze, gol rocambolesco a Lecce e gol su tiro rimpallato che colpisce il palo contro il Cagliari. Crisi nera.
Finiscono le partite delle 15.00, pausa per sgranchire le gambe, inizia il derby di Roma. Lazio presa a pallate tutta la partita, 14 o 15 rigori in campionato, riesce a fare un punto facendo un gol con la bellezza di zero tiri in porta. Inter in crisi. Lazio buon pareggio, prestazione un po’ così ma viva la Roma, bella squadra. Tutti felici.

Si arriva a casa, non prima di aver salutato gli altri fuori di testa come noi. Sono le otto passate, un sonno bestiale, e uno stomaco che grida vendetta per il digiuno del giorno appena trascorso. Si mangia qualcosa di caldo e poi ci si appisola davanti allo spettacolo del San Paolo, dove una squadra allo sbando riesce a vincere contro la mitica compagine da tutti (gli altri) data già a +6 e ormai in fuga lanciata. Dopo la Lazio altra sconfitta per i supereroi di Torino. Che hanno vinto metà delle partite con un gol risicato di scarto, metà – anche loro – su tiri rimpallati, che hanno speso 85milionidieuro (tutto attaccato) per un difensore che era diventata la quarta scelta, al netto degli infortuni – pagano 9 milioni l’anno uno che ha la madre tipo WandaNara e gioca di schifo, e che vanno avanti, oltre che al giocatore più pagato al mondo, anche grazie ai due punteros che dovevano dar via, senza riuscirci. Alla fine di tutto ciò si è guadagnato un punto. Sentiamo i commenti degli esperti, la palpebra fatica a star sù. Gobbi con un semplice “incidente di percorso”. Lazio con 1 gol su 0 tiri in porta, Inter in crisi. Et voilà.

Cronaca di una classica domenica di Gennaio.

Vujen

Classe '85, marchigiano, interista da tre generazioni. Appassionato di fotografia, Balcani e cose inutili ma costosissime. I suoi pupilli sono Walter Samuel e l'indimenticabile Youri Djorkaeff. Lautaro più altri 10.

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