Eppure il massimo sforzo non è bastato.
Non è bastata la grande partita di Lautaro (quello bocciato da molti, ci sta) o la sontuosa prestazione di Barella e del suo gemello (Santo Cielo, ma come fa ed essere ovunque?). Non è bastata la perfetta preparazione al match del mister e dello staff.
Ci son volute un paio di giocate fenomenali da parte dei loro Alessandri Borghesi per ribaltarla. C’è voluta tutta la paura di VAR e arbitro, tutto il fiato che non ha avuto per fischiare lo abbiamo usato per mandarlo dove merita.
Cosa resta, dunque, di questa serata spagnola?
Restano zero punti e l’amaro in bocca, un’altra bella fetta di paradiso giocata per sempre e una notte pressoché insonne.
Ma resta anche una grande consapevolezza dei nostri mezzi, resta la ferma convinzione che sia possibile andare e giocarsela con tutti.
Resta la temporanea gioia di aver goduto di una grande, grandissima prestazione di squadra, che va oltre gli 11 in campo.
E non parlatemi di testa alta, lasciamo ste cose ai gonzi e ai gobbi: del resto li abbiamo sempre presi per il culo, loro e la loro testa altissima.
Abbiamo perso, l’ha detto anche Conte: non c’è niente di cui essere felici, andarci vicino conta solo a bocce, il nostro processo di crescita non passerà dalla felicità per una sconfitta, passerà da una vittoria importante che questo gruppo -continuando su questa strada- potrà ottenere.
Facciamo che lasciamo girare le palle ancora qualche ora.
E poi sarà Bene contro Male, ancora una volta.
W l’Inter.