Bauscia Cafè

Il mercato di gennaio

Un difensore, un terzino, un centrocampista e un attaccante: Rafa Benitez chiama e Massimo Moratti risponde, e come al solito non ci pensa due volte per accontentare il suo allenatore. Poco conta che anche l’allenatore sia cambiato, nel frattempo.
Dopo i famosi cinque acquisti dell’estate 2009 si bissa, seppure in colpevole ritardo, in questo gennaio 2011 e finalmente arrivano quei quattro tasselli che in molti chiedevano da troppo tempo. Giovani, promettenti, pronti a lottare per fare il grande salto nella loro carriera: Andrea Ranocchia, Yuto Nagatomo, Houssine Kharja e Giampaolo Pazzini. Non nomi altisonanti nè futuri Palloni d’Oro: semplicemente gli uomini giusti al posto giusto. Semplicemente quelli che servivano.
Andrea Ranocchia ha già quattro presenze in nerazzurro. Pochi minuti senza toccare palla contro il Catania, poi un debutto “vero” non proprio esaltante in Coppa Italia contro il Genoa. Neanche il tempo di sentire gli incredibili primi mugugni di qualche tifoso, però, che il nuovo numero 15 nerazzurro fa vedere contro Napoli e Palermo di che pasta è fatto. Nato ad Assisi nel 1988, passa da Perugia, Arezzo, Bari e Genoa prima di arrivare all’Inter lasciando dietro di sè una scia di commentatori estasiati che non esitano a definirlo un campione, un fenomeno, addirittura -ed è il termine più usato da chi lo ha visto da vicino- un predestinato (Ventura, Toni e Pedullà) così come non esitano a lanciarsi in paragoni illustri (Preziosi: “Ho dato all’Inter il nuovo Nesta“). E’ un libero classico, Ranocchia, dotato di eccellenti fondamentali e di un’ottima visione di gioco che gli permette di dirigere al meglio i movimenti della difesa ma che, allo stesso tempo, lo mette in difficoltà se si tratta di giocare con un compagno di reparto con caratteristiche simili come Lucio. I suoi compagni ideali sarebbero probabilmente Cordoba, Chivu e naturalmente Samuel, ma più tempo passa in campo insieme a Lucio più la loro intesa sembra migliorare.
Yuto Nagatomo è l’ultimo arrivato, al termine di una frenetica trattativa con il Cesena intavolata e conclusa in meno di 24 ore, a sentire il dg bianconero Minotti, e che ha portato a un accordo sulla base di un prestito con diritto di riscatto fissato a 4 milioni. Classe ’86, Nagatomo deve aspettare i 22 anni prima di riuscire a debuttare in J-League, ma da lì in poi è un crescendo inarrestabile. Centrocampista offensivo prima, poi esterno destro, infine terzino: ambidestro, molto veloce e con una grande resistenza, trova in questo ruolo la sua collocazione definitiva. Capace di giocare sia a destra che a sinistra (ma è da quest’ultimo lato che si disimpegna meglio) non fa mai mancare il suo contributo in fase offensiva anche se, come il primo Maicon, deve probabilmente  migliorare un po’ in fase difensiva. Sta vivendo la sua stagione migliore, meravigliando gli osservatori che lo hanno visto in azione con la maglia del Cesena e meritando gli onori della cronaca per il recente assist a Tadanari Lee che ha deciso la finale dell’ultima Coppa d’Asia e ha permesso al Giappone, a Nagamoto e al suo ct Zaccheroni (!) di vincere la competizione. Poche ore dopo l’acquisto il sito dell’Inter è impazzito: il Giappone è già in fermento per il primo samurai nerazzurro.
Non ha lo stesso fascino nè arriva con le stesse pretese Houssine Kharja, in prestito con diritto di riscatto dal Genoa. Classe ’82, ex compagno di Jimenez alla Ternana ed ex-Roma (stagione 2005/2006, 25 presenze e 1 gol), ha la caratteristica principale di metterla dentro quando gioca contro l’Inter. Già il fatto di non averlo come avversario in questo girone di ritorno ci risparmierà più di un grattacapo. Battute a parte, Kharja è chiamato a tappare il buco lasciato da Muntari. La maglia di Veron è un’eredità ovviamente insostenibile, ma il marocchino unisce una grande corsa a dei piedi per niente ruvidi. Pronti via è stato buttato nella mischia da Leonardo nei 45 minuti di fuoco del secondo tempo contro il Palermo, e lui si è presentato con l’assist per il primo gol di Pazzini e con un raffinatissimo tocco sotto d’esterno a lanciare lo stesso Pazzini nell’azione che si è poi conclusa con il rigore del definitivo 3-2. Dei nuovi arrivati è l’unico che sarà sicuramente una riserva, Kharja, ma una riserva di lusso: sicuramente più affidabile e ordinato di Muntari, viste le tante partite ravvicinate e le precarie condizioni fisiche dei compagni di reparto potrà avere moltissime possibilità di scendere in campo, se saprà mettere in luce il suo talento.
Infine, lasciando da parte i giovanissimi come Bardi, Mannini, Spendlhofer, Knasmullner e Castaignos (anche se alcuni sono già più di semplici promesse e potrebbero vedere il campo già in questa stagione) resta Giampaolo Pazzini…ma di lui abbiamo già detto tutto e, cosa che più conta, per lui ha già parlato il campo.
Un altro enorme applauso la dirigenza se lo è meritato per il mercato in uscita, forse finalmente risolutivo di troppe situazioni difficili. Ceduti a titolo definitivo Amantino Mancini (Atletico Mineiro), assente dal campo da tempo immemorabile, e Ludovic Biabiany (Sampdoria) che nonostante il gol nella finale del Mondiale per Club ha dimostrato che le perplessità manifestate a suo tempo da Josè Mourinho su una sua possibile utilità nella rosa dell’Inter erano più che giustificate. Sono stati poi ceduti in prestito con diritto di riscatto Sulley Muntari (Sunderland) e Nelson Rivas (Dnipro Dniprooetrovsk), altri due abbondantemente ai margini del progetto. Ora ad Appiano è rimasto il solo Suazo (in scadenza a giugno) come rappresentante di quel manipolo di “invendibili” che fino a sei mesi fa sembrava dovesse condizionare le sorti dell’Inter per chissà quanto tempo a venire.
Per ultimo, dopo l’ennesima prova incolore, lascia Milano in prestito gratuito e senza diritto di riscatto anche Davide Santon, direzione Cesena. “Sono deluso da me stesso -ha dichiarato il terzino- sono arrabbiato perché se parto è colpa mia, dovevo dare di più. Ieri sera ho saputo della trattativa, non ero convinto ma adesso vado al Cesena per giocare. Comunque è un arrivederci: a giugno voglio tornare all’Inter“. Sembra averla capita, Davide, e noi tutti insieme a lui speriamo che questo prestito serva a schiarirgli le idee, a fargli ritrovare quella brillantezza e quella consapevolezza necessarie per tornare a mettere in mostra un talento cristallino, che tutti avevamo potuto ammirare nella stagione del suo debutto in prima squadra.
Ora però il tempo del mercato è finito, ora ci aspetta il campo. Ci aspetta una primavera di fuoco. Con quattro facce nuove, pronte ad incendiare quest’ultima parte di stagione.

Nk³

Il calcio è uno sport stupido, l’Inter è l’unico motivo per seguirlo. Fermamente convinto che mai nessun uomo abbia giocato a calcio come Ronaldo (ma anche Dalmat non scherzava). Vedovo di Ibrahimovic, ma con un Mourinho in panchina persino i Pandev e gli Sneijder possono sembrare campioni. Dategli un mojito e vi solleverà il mondo.

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