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Su Pazzini e Ranocchia, Leonardo e il futuro

Gli 8 gol di Pazzini hanno portato all’Inter una decina di punti: senza di lui non saremmo entrati in Champions.
Pazzini non fa giocare bene la squadra, non ha le qualità di Milito e di Eto’o, ne ha altre: è un finalizzatore acrobatico, ha bisogno di cross dal fondo e di compagni che lo alleggeriscano dalla marcatura dei difensori. L’anno prossimo è difficile immaginarlo in panchina.

Ranocchia, a Cesena, ha compiuto altri due errori catastrofici, il primo dei quali è costato il gol di Budan (unica punta, solo soletto al centro dell’area).
È probabile che la coppia Lucio-Ranocchia non abbia la chimica giusta, nessuno dei due è rapido sul breve, ma comincio a temere che il giovane Ranocchia sia un nuovo Bini, piuttosto che un nuovo Nesta.
Tuttavia, la stagione nerazzurra gira intorno a due momenti topici, avvenuti nel meraviglioso secondo tempo dell’Allianz Arena. Protagonisti: Ranocchia e Pandev.
Sul 2-2, a metà ripresa, mentre l’Inter si riversava in avanti, Mario Gomez ha avuto un’occasione clamorosa, un contropiede in superiorità numerica che avrebbe chiuso la partita.
Gomez ha puntato Ranocchia, Ranocchia non ha avuto paura, e con perfetta scelta di tempo gli ha tolto il pallone senza nemmeno commettere fallo.
Poi, a 3 minuti dalla fine, Eto’o ha compiuto un capolavoro, disorientando l’intera difesa bavarese, appoggiando verso il sinistro di Pandev… Senza quel gol, non ci saremmo esaltati all’abbinamento con lo Schalke, e avremmo preparato il derby senza il macigno psicologico della Champions.
Senza il gol di Pandev, l’Inter sarebbe uscita dalla Champions ad opera di una squadra blasonata, e avremmo riesumato i 3 gol incassati dal Tottenham a San Siro, con l’uomo in più, e il conseguente secondo posto nel girone.
Senza le prodezze di Ranocchia e Pandev, avremmo vissuto una primavera diversa, più banale, meno densa di rimpianti.
Ora, fra i tifosi si è determinata una spaccatura netta sul futuro allenatore: per molti, Leonardo non si è dimostrato all’altezza e non lo può diventare.
Trovo questa analisi non priva di fondamento ma, tutto sommato, se davvero il tornante decisivo di questa stagione è stata la notte di Monaco, dopo un mercato estivo fallimentare e tanti infortuni, mi riesce difficile identificare in Leonardo il primo colpevole.
Difficile negare che il suo bilancio in campionato sia ottimo: 46 punti in 20 partite, 15 vittorie, 1 pareggio e 4 sconfitte (purtroppo il derby e la Juve).
È un bilancio strano, perché questa Inter ha compiuto rimonte notevolissime (Catania, Palermo, Genoa, Lazio e Cesena – senza dimenticare il Bayern), guadagnando 25 punti nei secondi tempi, un’enormità, con più della metà dei gol (33 su 62) segnati nell’ultima mezz’ora.
Nell’insieme, in 52 partite disputate, l’Inter ha segnato 93 gol (arrivare a 100 vorrebbe dire molto…) e ne ha subiti 64.
Però, ha ragione quel simpaticone di Mauro Suma: non ha senso fare tabelle che estrapolano i punti che l’Inter avrebbe fatto se Leonardo fosse stato in panchina fin dalla prima giornata, anziché dalla sedicesima.
Anche Ranieri, l’anno scorso, raccolse più punti di Mourinho, ma poi sappiamo chi ha festeggiato…
Ha ragione Pazzini quando dice che lo scudetto è stato perso nel girone d’andata: nessuno l’ha mai vinto raccogliendo appena 33 punti.
Ma sul girone d’andata, Leonardo che colpe ha?
Solo se arriva Guardiola capirei la sua sostituzione.

Rudi

Rudi Ghedini, bolognese di provincia, interista dal gol sotto la pioggia di Jair al Benfica, di sinistra fin quando mi è parso ce ne fosse una.

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