Bauscia Cafè

Il giorno in cui il Torino è morto

Nascondi le cose lontane,
tu nebbia impalpabile e scialba,
tu fumo che ancora rampolli,
su l’alba,
da’ lampi notturni e da’ crolli,
d’aeree frane!
G. Pascoli

Il 3 maggio 1949 il Torino di Valentino Mazzola aveva affrontato il Benfica di Francisco Ferreira. I due erano amici e quando Ferreira chiese a Mazzola di giocare un’amichevole per il suo addio al calcio, Valentino disse subito di sì. Quel Torino era una squadra magnifica, capace di vincere 5 scudetti consecutivi tra il 1942 e il 1949 (i campionati 1943-44 e 1944-45 non vennero disputati a causa della Seconda Guerra Mondiale) e di fornire anche 10 giocatori alla Nazionale Italiana dell’epoca.
La partita finì 4-3 per il Benfica, davanti a una folla di 40.000 persone e il Toro a cena fu ospite dei padroni di casa, sarebbe ripartito già il giorno successivo alla volta di Torino.  Tutto quello che c’è da sapere sulla partita si trova in edicola in questi giorni: La Stampa ha infatti deciso di pubblicare un interessante film-documentario italo-portoghese “Benfica-Torino 4-3” nel quale si parla sì della partita, ma anche dell’impatto che l’incidente ebbe in Portogallo, anche e soprattutto fra i giocatori del Benfica che fino a poche ore prima erano in gioiosa compagnia di Mazzola e compagni.
Il 4 maggio 1949 c’era una gran folla di tifosi all’aeroporto ad aspettare la squadra. C’era una nebbia fitta e bianca su Torino quel giorno e a un certo punto si sentì un’esplosione provenire dalla collina di Superga, che si erge 600 metri sopra Torino. Qualcuno uscì dall’aeroporto gridando “Il Toro e morto! Il Toro e morto!” e fu il panico, tutti si aggiravano alla ricerca di una smentita. Ma fu proprio così: l’aereo su cui viaggiava il Grande Torino si schiantò sulla parte posteriore della Basilica di Superga immersa nella nebbia, dove ora giace una lapide in memoria di quella tragedia.
Persero la vita i giocatori: Valerio Bacigalupo, Aldo Ballarin, Dino Ballarin, Emile Bongiorni, Eusebio Castigliano, Rubens Fadini, Guglielmo Gabetto, Ruggero Grava, Giuseppe Grezar, Ezio Loik, Virgilio Maroso, Danilo Martelli, Valentino Mazzola, Romeo Menti, Piero Operto, Franco Ossola, Mario Rigamonti, Giulio Schubert. Gli allenatori Egri Erbstein, Leslie Levesley, il massaggiatore Ottavio Cortina con i dirigenti Arnaldo Agnisetta, Andrea Bonaiuti ed Ippolito Civalleri, i giornalisti Renato Casalbore (fondatore di Tuttosport), Renato Tosatti (Gazzetta del Popolo) e Luigi Cavallero (La Stampa) e i membri dell’equipaggio Pierluigi Meroni, Celeste D’Inca, Celeste Biancardi e Antonio Pangrazi.

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“Gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede.
E così i ragazzi crederanno che il Torino non è morto: è soltanto in trasferta.” Indro Montanelli
Alla fine della stagione mancavano quattro partite, che il Torino fu obbligato a giocare con la formazione giovanile. Anche i suoi avversari schierarono le formazioni giovanili e i granata vinsero tutti e quattro gli incontri, conquistando il campionato 1948-49 davanti all’Inter.
Io ho riassunto in poche parole una storia che merita di essere raccontata meglio. C’è chi l’ha fatto prima di me in maniera magistrale, vi consiglio questo articolo, per me in rete si tratta del miglior pezzo sul Grande Torino.
Tra le fonti:
Torino FC 
Histórias de Futbol 
Il Grande Torino 
Sport Vintage 

Miss Green⁵

Sono nata e cresciuta all’ombra dello stadio, nel piazzale ho imparato ad andare in bici e in motorino. Da piccola dicevo che Malgioglio era mio padre, si somigliavano molto.

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