Bauscia Cafè

Domani nella battaglia penserò a lui

Sono passate quasi 24 ore e io non riesco a pensare ad altro.

Ho una tempia che rimbomba e il rumore che fa sembra proprio ripetere senza pietà “s’è rotto Zanetti”. Sono entrata in una bolla spazio temporale nella quale non esistono 4 partite alla fine del campionato, né classifiche da riprendere per i capelli, né Europa League da agganciare o da evitare. Non riesco a fare come voi, a pensare alla formazione, ai punti, al disastro di ogni partita. Sono impotente davanti alla situazione generale dell’Inter, ma ora si è abbattuta sull’Inter l’ennesima tegola.

È una questione di cuore, il calcio non c’entra. Vi prego di non cercare razionalità nelle mie parole, non c’è lucidità quando sei stata sveglia tutta la notte pensando a quanto sia dura accettare l’assenza di chi per 18 anni è sempre stato lì, anche in maniera rassicurante se vogliamo. Non mi interessano discorsi sul rendimento, sulla forma, sulla discutibilità di un carattere così blando per un capitano. Discorsi che peraltro in momenti diversi farei volentieri. Ma ora no, non riesco. Ci abbiamo scherzato fino a ieri “è immortale, bionico, indistruttibile” e forse è stato anche un modo per non pensare mai al momento in cui sarebbe uscito dal campo per non rientrarci più regolarmente. E lo so che conta solo l’Inter, lo dico sempre che i giocatori vanno e l’Inter resta, ma permettetemi di contraddire me stessa per Javier Zanetti.

Mi si è rotto un pezzo di cuore al minuto 17 di Palermo – Inter e non so che colla usare per riattaccarlo. Sento un dolore straziante, so solo che il mio Capitano non entrerà in campo per mesi e non sono preparata.

Supereremo anche questa, insieme. O Capitano, mio Capitano.
Supereremo anche questa, insieme. O Capitano, mio Capitano.

Ma ieri è stato anche un momento di illuminazione: ho deciso di rinnovare l’abbonamento. Mi ero ripromessa di prendere una decisione in estate, che però facevo dipendere dal rischio-Mazzarri, eppure mi sono convinta vedendo le immagini di Zanetti in stampelle che rassicurava i tifosi. A 40 anni, dopo un grave infortunio che potrebbe decretare la fine di una carriera, è proprio lui a dirci che non vuole smettere di lottare “tornerò più forte di prima. Dovevo solo cambiare le gomme dopo tanti anni…“.

E allora anche io decido di essere forte, per sostenere la mia squadra sempre e voglio essere lì quando Javier rientrerà in campo, fosse anche per una partita di addio. Il tempo che mi separa da quel momento voglio usarlo per abituarmi all’idea di un vuoto cosmico che mi spaventa. Forza Pupi.

Miss Green⁵

Sono nata e cresciuta all’ombra dello stadio, nel piazzale ho imparato ad andare in bici e in motorino. Da piccola dicevo che Malgioglio era mio padre, si somigliavano molto.

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