Bauscia Cafè

Addio

La Storia calcistica contemporanea ci ha generato due Ronaldo, un Ronaldo maggiore dal suo esordio in Brasile fino al grave infortunio del 1999, ed un Ronaldo minore, dopo l’infortunio e per tutti gli anni passati al Real Madrid.
Il Ronaldo maggiore non era di questo mondo. Non si sa da quale galassia venisse, ma non era del nostro pianeta. Ad intervalli più o meno regolari nel corso della partita veniva colto da improvvisi attacchi di follia che lo spingevano a tentare cose che nemmeno ad un pazzo all’ultimo stadio sarebbero venute in mente. Chiunque altro le avesse solo pensate, le cose che il Ronaldo maggiore faceva, sarebbe stato suscettibile di immediato internamento coatto; a Ronaldo invece spesso riuscivano, e altrettanto spesso quelle che non riuscivano apparivano ancor più meravigliose di quelle che andavano a buon fine.
Ogni giocata di Ronaldo mirava ad essere risolutiva della partita, anzi unica nella storia del calcio d’attacco.
L’insieme che veniva fuori era quello di un attaccante mai visto fino ad allora, talmente esclusivo da potere essere da Franco Rossi definito come specializzato “non nell’uno contro uno ma nell’uno contro undici”. Difatti, da solo, in una squadra di livello medio-basso conquistò nel 1998 un campionato italiano (non contabilizzato dal libro d’oro, ma registrato dalla Storia, quella vera) ad anche una coppa Uefa.
Gli scherzi della Natura e della Storia non possono però durare tanto. Dopo tutto nemmeno Annibale, il più grande di tutti, riuscì a sconfiggere Roma, e allo stesso modo Ronaldo non è riuscito a sconfiggere la triste banalità del calcio moderno. L’abbagliante meteora fu presto spenta da un doppio terribile infortunio al tendine rotuleo destro, che restituì un ancor fortissimo Ronaldo, ma di questo pianeta, senza i superpoteri, un Ronaldo minore.
Il primo Ronaldo faceva sognare, ed il sogno era tanto vivido che sembrava quasi una nuova vita stessa; il secondo Ronaldo non fa più sognare. È ancora il miglior giocatore d’attacco che ci sia, ma tale da poter ormai essere paragonato ad altri come Shevcenko, Trezeguet, Henry e compagnia, tutta gente brava, molto brava, per carità, ma che non farebbe sognare neppure uno che avesse ingurgitato un litro di lsd.
Ogni tanto il Ronaldo minore tenta qualcosa che è imparentato con il suo antecedente, ogni tanto qualche bel lampo riproduce un poco le luci di allora, ma come un gatto riproduce una tigre, presto tutto si acqueta, si spegne e rientra nella routine; routine che il Ronaldo maggiore aveva totalmente estirpato dal suo gioco, tanto da meritarsi dal grande Tostao la critica (che secondo me suonava come il più elevato elogio possibile) di esagerare nel voler letteralmente risolvere la partita ad ogni tocco di sfera.

Paolo Giussani

Fra i (tanti, tantissimi…troppi) complimenti che abbiamo ricevuto per questo blog nel corso degli anni, quelli che ci hanno colpito di più sono stati probabilmente quelli di chi ci diceva di essere capaci di descrivere l’interismo in ogni sua sfaccettatura catturandone, tutti insieme, ogni suo aspetto. Ebbene, mai come questa volta il “peso” di questi complimenti mi spaventa. Mai come questa volta mi sento assolutamente incapace di esprimere un sentire comune, o addirittura di parlare a nome di qualcuno. Però questo post devo scriverlo. Senza sapere cosa scatenerà, senza immaginare quanti -nè se ce ne sono- condividano ciò che sto per dire. Ma se il tifo è emozione, se questo stesso blog è emozione, allora a Ronaldo spetta un posto d’onore.
Il fatto è che ieri, nel giorno di San Valentino del 2011, è morto il mio più grande amore calcistico. Lui, Ronaldo, se n’è andato. E mi perdonerà se mi capiterà -e ormai mi capita già- di scrivere di lui al passato, ben sapendo che è vivo e vegeto e probabilmente non se la passa neanche male: ma ieri è morto il Giocatore, e io per il Ronaldo-uomo, per l’essere umano dietro al calciatore, non ho mai provato alcuna ammirazione. Si può dire che non condivida niente della sua vita, che trovi insopportabili molti suoi vizi e comportamenti, che quasi non provi rispetto per lui: lo trovo piccolo, semplicemente inadeguato. Ma qualsiasi uomo sarebbe stato inadeguato al cospetto dell’immensità del Giocatore.
Ci lascia così, Ronaldo, in lacrime per una Libertadores mancata. Lui che ha vinto tantissimo…lui, quello a cui nessun premio e nessun trofeo avrebbe mai potuto rendere giustizia. Non ho parole per descriverlo, lo confesso. A nulla servono i giudizi sentiti in 20 anni di carriera e riassunti oggi: chi lo definisce il miglior giocatore nell’arco di una stagione, chi il più completo di sempre, chi il miglior centravanti della storia…chi, addirittura, ringrazia Dio “per aver avuto l’onore di giocare al suo fianco”. Io, nel mio piccolo, riesco solo a dire che per me è stato semplicemente il migliore di sempre. Senza discussioni. Sì Maradona, sì Garrincha, sì Pelè, sì quello che vi pare…ma lui, Ronaldo, era unico e irripetibile. Un Fenomeno vero nel senso proprio del termine, se mai ce n’è stato uno. Un adulto che giocava con i ragazzini dell’asilo, per farli divertire e per lasciarli a bocca aperta con cose per lui banali, per loro inimmaginabili. Il mio giudizio risente del fatto che ho visto tutto con gli occhi di un ragazzino estasiato? Chissà, può essere. Ma la sensazione che provo oggi, nel rivedere le sue partite, è la stessa di allora.
Potrei tempestarvi di video -e chissà quanti ne avete già visti da ieri- o riempirvi il monitor di statistiche. Potrei raccontarvi dei 104 gol in 177 partite che il Ronaldo “minore”, quello “finito” e “al crepuscolo” ha segnato con la maglia del Real Madrid: numeri con i quali un qualsiasi attaccante oggi sarebbe idolatrato oltre ogni limite, ma che non bastavano a Ronaldo per scrollarsi di dosso l’etichetta del “gordo” e il macigno di un tendine rotuleo rotto e ricostruito, che aveva minacciato di interrompere una carriera che invece si era innalzata ancora sui più luminosi palcoscenici. Potrei parlare dell’extraterrestre costretto a scendere sulla Terra e diventare “solo” il migliore di tutti. Potrei scrivere del Ronaldo nerazzurro -il più forte mai visto, quello che conoscete tutti benissimo- o mostrarvi un giocatore che dopo essere stato dato per spacciato riusciva ancora  a segnare gol del genere, che quando li fa un Messi diventano l’apertura dei telegiornali di mezza Europa. Potrei fare questo e tanto altro, ma nulla renderebbe giustizia al Fenomeno.
Il ritratto che ne tracciava anni fa Paolo Giussani -riportato all’inizio di questo post- è sicuramente illuminante ed esaustivo. Ma più sinteticamente, Ronaldo può essere descritto con uno dei suoi cori preferiti: “il Fenomeno ce l’abbiamo noi, e sono cazzi tuoi“. Non c’è un’espressione che possa chiarire meglio che razza di problema si trovavano davanti i suoi avversari: erano cazzi loro, punto. Prima di un derby toccò a Costacurta descrivere l’unico modo possibile per fermare Ronaldo: “Metti una pistola nei pantaloncini, e al momento di sparare preghi di essere così bravo da riuscire a prenderlo“. E no, non esagerava:

E’ scappato dall’Inter? Chissenefrega. Ha rinnegato il suo passato e ha vestito anche la maglia del Milan? Chissenefrega e chissenefrega.
Uno così le maglie le ha vestite tutte, e non ne ha vestita nessuna.

Addio, Ronnie.
E grazie infinite.

Nk³

Il calcio è uno sport stupido, l’Inter è l’unico motivo per seguirlo. Fermamente convinto che mai nessun uomo abbia giocato a calcio come Ronaldo (ma anche Dalmat non scherzava). Vedovo di Ibrahimovic, ma con un Mourinho in panchina persino i Pandev e gli Sneijder possono sembrare campioni. Dategli un mojito e vi solleverà il mondo.

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