Bauscia Cafè

L'impermeabile bianco

Come saprete, ieri Adriano Galliani si è lasciato sfuggire un’autentica perla: parlando della prossima sentenza Uefa riguardante il prode patriota Gattuso, Adrianone ha fatto intendere di aspettarsi un trattamento di riguardo, visto che, come da lui dichiarato,

“Venticinque anni di storia milanista, da quando Berlusconi è diventato presidente della società, testimoniano comportamenti ineccepibili”

E, in effetti, se c’è una parola che è davvero perfetta per descrivere la condotta della stimabile società rossonera in questi ultimi 25 anni, sia in Europa che in Italia, questa parola è INECCEPIBILE. O inapputabile. O inattaccabile. E che gli vuoi dire, a questi, sarebbe come processare Nonna Papera.
Udite queste parole, a molti di voi saranno venuti in mente alcuni episodi che potrebbero confutare (ma giusto un attimino, eh) la tesi di Adriano. A proposito di uno, il più importante, ho scritto un articolo il 14 settembre 2009. Si tratta della vicenda dei riflettori dello stadio Velodrome di Marsiglia, vicenda che i più giovani ed i più distratti vedono ogni tanto tirata in ballo senza sapere esattamente di cosa si tratti: è per questo che mi sono documentato ed ho scritto il seguente articolo (pubblicato alla vigilia di un nuovo Marsiglia-Milan) (qui l’originale), che mi sembra adeguato riproporre all’indomani di certe esilaranti dichiarazioni.
Ecco qua:

*****

MALPENSA (Varese), 14 settembre 2009 – Si ricomincia. Riti appaganti che al Milan piacciono da morire. Dopo un anno di purgatorio i rossoneri tornano nell’Europa che conta. Prima tappa: Marsiglia. Esordio al Velodrome che rievoca una notte poco edificante. Ma Adriano Galliani, con elegante ironia, ha ricordato che “lo stadio è stato rifatto e ora l’impianto di illuminazione dicono che funziona bene”, aggiungendo poi di avere intenzione di scrivere un libro in cui racconterà “un po’ di cose” anche su quella serata del 1991. Alle nuove generazioni ricordiamo che il Milan lasciò il campo prima della fine della partita dopo un guasto nell’impianto di illuminazione dello stadio sul risultato di 1-0 per i francesi.

Galliani, 18 anni dopo quella notte, pensa di potersela cavare così. E pensa bene.
Pensa bene perchè, come ben si sa, in questo paese le persone hanno la memoria corta. Pensa bene perchè di quel che è successo quel 21 marzo del 1991, non se ne parla appunto dal 21 marzo 1991.

Sulle ragioni di tutto questo, siamo sempre lì. Sono le stesse che fanno sì che Berlusconi sia a capo del governo: disinteresse, ignoranza e assuefazione della gente, oblii e censure mediatiche ad opera del coraggioso ed impavido avversario dei cattocomunisti. Dunque, ricapitolando: chi c’era, ha rimosso; chi non c’era, non può sapere, perchè nessuno glielo racconta. Ora che si avvicina un altro Marsiglia-Milan, però, credo che sia appropriato rinverdire un po’ i fasti di quella serata.
So che gli utenti di questo blog non hanno bisogno di essere indottrinati e probabilmente sanno già tutto quello che si deve sapere su quella serata, ma questo articolo lo voglio scrivere lo stesso; un po’ perchè mi diverto, un po’ perchè mi gira il cazzo. Sì, è un ossimoro un po’ strano, ma vi assicuro che mi sento così.
Inoltre, chi, come me, al tempo andava sul triciclo, difficilmente sentirà parlare di questo argomento (a meno che non vada personalmente in cerca di notizie), quindi tutto questo qualche utilità potrebbe pure averla.
Vabbè, finite le menate, comincio con una panoramica della serata. Come già detto, è il 21 marzo del 1991. Al Velodrome di Marsiglia si gioca il ritorno dei quarti di finale di Champions League, tra Olympique e Milan.
A Milano la partita è finita 1-1. I francesi, quindi, partono già in vantaggio per il gol segnato in trasferta, e ai rossoneri serve l’impresa. La partita è nervosa, maschia, e vede il Marsiglia prevalere.
Nonostante il predominio francese, risultato si schioda dallo 0-0 solo al 75′, quando Waddle batte Rossi e porta in vantaggio l’Olympique. Il Milan a questo punto è scoraggiato, e può solo sperare di acciuffare i supplmentari.
I quindici minuti che separano dal 90′ corrono via veloci, e la squadra di Sacchi non riesce nella rimonta. I tifosi e i giornalisti francesi sono già pronti a far festa, il trionfo è ad un passo. C’è anche un’invasione di campo da parte dei reporter, ingannati da un fischio dell’arbitro che pensavano fosse quello della fine.
Ma non è finita, c’è ancora da giocare il recupero. Si prosegue allora, ed accade l’imponderabile.
Mentre ancora Waddle si beve mezza difesa milanista e poi ciabatta a qualche metro dalla porta, il riflettore posto sopra il settore riservato ai tifosi milanisti si spegne. In campo c’è un po’ di confusione, non si era mai vista una roba del genere; una zona del campo non è illuminata a dovere, il gioco si ferma.
L’arbitro, ritenendo che si potesse continuare, fischia per segnalare la ripresa del gioco, e di nuovo si pensa che la partita sia finita. Gullit, che doveva essersi proprio rotto le palle, va a scambiare la maglia con Papin.
A questo punto, Paolo Taveggia, responsabile organizzativo del Milan, fiuta la grande occasione e corre ad indottrinare i giocatori del Milan, Baresi in primis, spiegando loro come, con una furbata degna di Luciano Moggi, avrebbero potuto vincere la partita a tavolino.
E’ semplice: un riflettore si è spento, la partita non può più svolgersi regolarmente, il Milan si ritira dal campo e vince d’ufficio, visto che l’irregolarità si è verificata nello stadio avversario. Baresi, il capitano a cui la curva gonza inneggiava il giorno dell’addio di Maldini, ovviamente non si fa problemi e si fa portavoce della genialata di Taveggia, che comunque continua ad aggirarsi per il campo evidentemente compiaciuto dalla bontà della sua pensata.
Intanto, il riflettore riprende lentamente a funzionare. La visibilità è buona, non c’è assolutamente alcun impedimento alla ripresa della partita. Il coraggioso Marco Francioso, inviato a bordo campo della scuderia Mediaset capeggiata da un mai così prostituito Bruno Longhi, trotterella per il terreno di gioco alla ricerca di pareri indignati dei rossoneri, ma trova Tassotti che, onestamente, dice “Non c’è nessun problema, non è che non vogliamo giocare perché stiamo perdendo. Ecco, vedete, ora si è riacceso. Giochiamo“.
L’arbitro, accertata la buona visibilità, prende allora il pallone, galoppa fino all’area del Milan e lo posiziona per il rinvio del portiere: si ricomincia.
Baresi, però, non pare d’accordo. Nonostante l’illuminazione sia pressochè perfetta, fa chiaramente cenno all’arbitro di non vederci bene. Si porta le mani agli occhi, mima un paio di occhiali e dice “non ci vedo, non ci vedo”. L’arbitro, infastidito, lo invita per ben tre volte a tornare in campo, ma il prode Franco proprio non se la sente. Non ci vede.
La confusione è tanta, Baresi tocca punti di ignobilità ancora inesplorati. Il mondo intero, oltre a tutti i presenti allo stadio, giocatori compresi, vede chiaramente che il campo è correttamente illuminato, ma lui prosegue nella recita, mostrando di essere il degno capitano della squadra rossonera.
A questo punto, un signore in impermeabile bianco, in tribuna, capisce che è il suo momento e parte dritto verso il campo, deciso a prendere in mano la situazione. Ha appena sentito Silvio Berlusconi, ed ha in serbo la mossa geniale che serviva per sbloccare il tutto. E’ Adriano Galliani.
Arrivato sul terreno di gioco, inizia ad urlare come un ossesso, con un’espressione visibilmente indignata, “via, via, andiamo via!”. La sua candida veste ondeggia per il campo, mentre spiega l’inghippo ai suoi giocatori che, capitano in primis, non battono ciglio e si avviano verso gli spogliatoi.

All’arbitro viene quasi da ridere, i francesi non capiscono bene cosa stia succedendo. Galliani ormai ha preso le redini, Taveggia è al settimo cielo, Gullit già pregusta la serata con una moglie insoddisfatta, non sua.
Adriano ce l’ha fatta: ha ritirato la squadra da un quarto di finale di Champions League, a tre minuti dalla fine, perchè un riflettore ha smesso di funzionare per qualche minuto.
L’arbitro fischia la fine, i francesi fanno giustamente festa. I milanisti, invece, sono già nel tunnel verso gli spogliatoi, convinti di aver dato scacco matto al sistema e di aver avuto la pensata del secolo. Galliani annuncia tronfio (ma, al tempo stesso, disgustato) che presenterà ricorso, ed ha l’espressione compiaciuta di chi pensa “li abbiamo fregati”. Longhi annuncia che “non finisce qui”, mentre Ancelotti si guadagna la panchina di dieci anni dopo commentando “La realtà è che è andata via la luce e non è ritornata”.
Franco Arturi della Gazzetta dello Sport, il giorno dopo, commenterà così la telecronaca della partita:

Quanto a perdita di faccia il Milan di Marsiglia non ha voluto essere secondo a nessuno. Ebbene, le sue prodezze alla rovescia sono state accompagnate da una voce come quella di Bruno Longhi (ma anche di Marco Francioso, telecronista a bordo campo), che definire faziosa è ancora poco. Su questo versante c’è una situazione professionale e umana tutta particolare e da tener presente prima di formulare un giudizio: chi paga lo stipendio ai telecronisti è il presidente del Milan. Ma è impossibile tacere una serie di autocensure talmente lunga da cadere nel ridicolo. C’era un’impotenza tecnica del Milan mai sottolineata, ci sono stati dei falli di rossoneri puntualmente denunciati dalla moviola e “perdonati” con una rapidità sconcertante, c’era un’accusa tambureggiante e fuori luogo all’arbitro e ai giocatori francesi, c’è stato poi l’episodio del ritiro della squadra e delle concitate frasi finali, commentati in modo inaccettabile sotto tutti i punti di vista, a partire da quello cronistico. Il Milan sarà sempre croce e delizia per le reti televisive di Berlusconi. Ma se il suoi dipendenti non sono in grado di garantire almeno una parvenza di imparzialità, la reazione del pubblico non potrà che essere molto negativa alla lunga. Mettiamoci in mente (Rai e Fininvest) che a ciascuno spetta soltanto il proprio ruolo: al tifoso di sostenere più o meno ciecamente la propria squadra, al giornalista di raccontare ciò che vede. Se invertiamo le parti ci perderemo tutti.

(off topic: Queste parole, rilette oggi, sembrano lontane miliardi di anni. Al tempo, la Gazzetta poteva permettersi di criticare apertamente l’operato delle reti Mediaset e tacciarle di imparzialità: oggi si aprirebbero le voragini).
Il Milan ha dunque lasciato il campo per tentare di vincere a tavolino una partita che aveva strameritato di perdere, sfruttando un pretesto tragicomico come un riflettore che smette temporaneamente di funzionare. Non so davvero come queste persone abbiamo potuto pensare che un’idea del genere avrebbe potuto portare a dei risultati: è un po’ come se, durante una gara, venisse giù un super acquazzone e la squadra in svantaggio si ritirasse dal campo, rifiutandosi di tornarci a pioggia cessata invocando la non regolarità della partita. E’ una roba folle, una cosa che non sarebbe potuta venire in mente nemmeno al ferroviere o a qualcuno dei suoi scagnozzi.
E’ una roba da Milan, una roba da Berlusconi. E’ una delle più grandi vergogne del calcio italiano, sicuramente quella a cui è stato dato più risalto in Europa (tranne che in Italia, ovviamente).
Chiaramente, la furbata dei tre tenori Taveggia-Galliani-Berlusconi non ha avuto gli effetti sperati. Il Milan ha fatto una figura di merda storica ed è stato squalificato per un anno dalle competizioni europee, mentre è stato graziato Baresi che andava radiato da tutte le federazioni sportive mondiali.
In tutto questo, Berlusconi ha mostrato per una delle prime volte quelle peculiarità che lo avrebbero portato a diventare il miglior capo del governo italiano da 150 anni a questa parte: la smentita, il finto dissociamento dagli avvenimenti, l’attacco agli avversari e la teorizzazione del complotto alle sue spalle.
Dapprima prese le distanze dall’accaduto, dichiarandosi “dispiaciuto” e precisando che “Il Milan, peraltro, non presenterà alcun reclamo tendente a cambiare il risultato del campo, che riconosce ottenuto dall’Olympique Marsiglia con pieno merito”.
Quando poi la UEFA ufficializzò la sentenza, il non ancora Papi la mise prima su questioni di convenienza (“la Champions senza il Milan perde d’interesse!”), e poi si scagliò contro il perfido Tapie, allora presidente del Marsiglia, accusandolo di essere un poco di buono e di avere architettato tutto, oltre che di aver comprato l’arbitro (la storia ci ha poi rivelato che anche Tapie, come il buon Silvio, era solito dilettarsi nell’arte della corruzione, ma non in questo caso specifico).
Ecco qua, dunque, concluso il revival di quella serata. Chiaramente, non vedo l’ora che Galliani scriva “un po’ di cose su quella sera là”: ci spiegherà sicuramente come nasce un capolavoro di strategia come quello di cui si è reso partecipe.
Sono fatti come quelli narrati qui sopra che mi rendono orgoglioso di non avere niente a che fare con questa roba qua, o con quell’altra (che, si sa, è più o meno la stessa pasta). Tre, o anzi, quattro sono stati i vergognosi scandali che hanno riguardato il calcio italiano, nella sua storia recente: il calcioscommesse anni ’80, la notte di Marsiglia, la farmacia di Agricola e Calciopoli. Per non dimenticare la notte dell’Heysel e degli juventini che esultano mentre si consuma un dramma senza precedenti, anche se – credo – che in quel caso le responsabilità fossero principalmente dei giocatori (ma dovrei informarmi meglio).
Bene, in tutti e quattro questi avvenimenti (cinque, se si considera anche l’Heysel), gli attori sono loro: Milan e Juventus. Quando c’è qualcosa di torbido, sono loro i protagonisti assoluti, indiscutibili. Se c’è da mettersi all’opera per far fare ulteriori figure di merda a questo paese, che proprio non ne ha bisogno, loro sono in prima linea.
Sono questioni sportive, è vero, ma tutto è molto strettamente collegato: l’avidità, la meschinità e quella incontenibile voglia di fregare il prossimo e di barare sono le stesse che hanno causati disastri ben più gravi di qualche campionato falsato.
Eppure c’è chi riesce a far pensare alla gente che sia tutta colpa di Guido Rossi.
O dei cattocomunisti.


Aggiornamento:
mi ero dimenticato di citare la meravigliosa dichiarazione di Galliani prima della sentenza UEFA, nella quale spiega a cosa può andare incontro il Milan: un capolavoro di delicatezza e di classe.

“Si va dalla pena pecuniaria alla sospensione per l’ eternità. Se per 39 morti hanno dato cinque anni di squalifica, le conseguenze a due invasioni di campo dovrebbero costarci un po’ meno”

Fonti:
1) Articolo di Gianni Mura su Repubblica, 22 marzo 1992

2)Resoconto telecronaca Mediaset e dichiarazioni Berlusconi

3)Editoriale di Candido Cannavò, 22 marzo 1992

*****

In chiusura, mi sembra opportuno ricordare un’altra grande pagina di storia degli Ineccepibili: il rigore di Baresi nella semifinale di Coppa Italia contro l’Atalanta, una vicenda sulla quale, se possibile, l’oblio mediatico è caduto in misura ancor maggior che per quanto riguarda la notte di Marsiglia. Ecco qui narrate le mirabili gesta del Milan e del suo capitano:

(si ringrazia Vano per il contributo video)

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