Bauscia Cafè

Scoramento

Ero addirittura riuscito a recuperare del sano ottimismo, dopo la discesa in campo di Erick Thohir: piazza pulita dei ricatti bianconeri, rapporto con Guarin ricucito o quasi, trattativa lampo con l’intollerante Lotito per portare in nerazzurro un campione vero e non il solito comprimario.
Il nuovo proprietario ce l’aveva messa tutta per riportare un minimo di entusiasmo in una squadra che, da novembre, sembra impossibilitata ad uscire dal tunnel della depressione sportiva.
Nessuno pretendeva di uscire dallo Juventus Stadium con una vittoria scacciacrisi. Persino i sassi conoscono la superiorità attuale dell’undici di Conte rispetto non soltanto al caos calmo di Mazzarri, ma anche a tutte le altre compagini di Serie A.
Le sonore sconfitte rimediate da Napoli e Roma in quel di Torino parlavano molto chiaramente, in tal senso.
Eppure ci aspettavamo qualcosa di diverso.
Ci aspettavamo almeno un’Inter motivata, cazzuta, pronta a giocarsela con tutte le (poche) armi a sua disposizione.
Mazzarri invece non ci crede più da troppo tempo. Certe interviste parlano chiaro, purtroppo.
E nonostante la società abbia provato a soddisfarne almeno in parte le richieste, lui continua imperterrito a crogiolarsi nel nulla di un canovaccio tattico stantìo e arrivato oltre la soglia della previdibilità.
È riuscito persino a rinunciare all’utilizzo immediato di un D’Ambrosio qualsiasi per lasciare che Jonathan fosse deriso da Asamoah, mentre sulla fascia opposta Nagatomo palesava per l’ennesima volta tutti i limiti difensivi di un nazionale nipponico lasciato verosimilmente troppo libero di cazzeggiare senza fargli sentire il peso della responsabilità individuale.
Schierare un’Inter banalotta e sgonfia non è certo quello che ci si aspetta da un tecnico esperto che gudagna fior di quattrini. Dovrebbe cavare il sangue dalle rape? Certo che sì, dico io.
O almeno restituire dignità ad un gruppo sicuramente mediocre, ma reso ben peggiore dall’evidente sfiducia globale e dalla generale atmosfera dimessa e rassegnata che si respira ormai settimanalmente.
Nessuna scossa, nessuna idea nuova, gioco ancora appoggiato su esterni incapaci ormai persino di controllare il pallone, difesa che dopo sei mesi di allenamenti non ha ancora imparato a gestire il più elementare dei movimenti.
Il coraggio che mi aspettavo e mi aspetterei da uno come Mazzarri non riesco più a ritrovarlo, e non capisco come se ne possa giusitificare l’immobilismo e il costante disimpegno in fallo laterale a suon di scarica-barile sul primo capro espiatorio che capiti a tiro.
Domenica è stato il turno di Kovacic, in una mossa talmente vigliacca e sconfortante da far addirittura pensare fosse fatta per lasciar strada libera ad Hernanes nell’immediato futuro.
Un 19enne in palese difficoltà da settimane, per limiti di personalità abbastanza normali, quando esordisci in una delle peggiori Inter degli ultimi vent’anni e vieni poi riproposto, nella stagione successiva, perennemente fuori ruolo e costantemente a predicare nel vuoto di un centrocampo inesistente.

Stronzo! (cit.)
Stronzo! (cit.)
Come se non bastasse, vai in tv e affossi uno dei tuoi talenti puntandogli il dito contro per non aver seguito Lichtsteiner, quando durante la partita mai e poi mai si è visto Mazzarri rimproverare Kovacic per un compito che, probabilmente, non gli era stato assegnato.
Posso sopportare la cocciutaggine tattica fino al parossismo, così come l’incapacità di adattare gli uomini al modulo e non viceversa, ma non posso davvero tollerare che un allenatore scafato come Walter da San Vincenzo trovi tempo soltanto per addebitare la sconfitta a qualcuno o qualcosa che non sia figlio di una sua decisione sbagliata.
Persino la scelta di lasciare fuori Guarin in un match così importante, al di là della disparità di forze in campo, mi è sembrata una bandiera bianca anticipata.
E non sopporto che la nostra Inter affronti una partita come il derby d’Italia con l’atteggiamento del condannato al patibolo, con la rassegnazione del perdente, a testa bassa, psicologicamente e tatticamente remissiva fin dal primo minuto.
La mediocrità non può e non deve tradursi sistematicamente in una scusa per non provare a cambiare registro: hai qualche buona pedina, hai la necessità di far rifiatare giocatori come Palacio, hai tutta la settimana per capire come schierare un undici che dia almeno qualche segno di vita e provi a lottare su ogni pallone, anche avendo giocatori limitati tecnicamente. Fallo, provaci, e se non hai nulla da perdere vai a Torino e giocatela, sorprendici, cambia le carte in tavola per quanto possibile.
Invece no. Compitino tanto mediocre quanto vulnerabile e lezione di calcio da parte di una Juventus tutt’altro che irresistibile o particolarmente ispirata. È bastato il minimo sindacale ai bianconeri per imporsi senza neanche alzare il ritmo, mentre a Mazzarri bastava inserire due elementi capaci di dare un briciolo di compattezza e imprevedibilità in più per tornare a vedere una squadra che fosse almeno viva.
Ma sullo 0-3 son buoni tutti. Non servono 3 milioni e mezzo di euro all’anno per svegliarsi quando i buoi son scappati dal recinto. O per riproporre sempre la stessa scarsezza di idee per poi allargare le braccia come a dire “so una sega, questi un so mia boni, un è colpa mia”.
Caro Walter, non mi piaci e non mi sei mai piaciuto, ma io amo l’Inter e non sopporto i presuntuosi che, oltretutto, non fanno nulla per evitare di essere tacciati come tali: guadagnati sul campo il tuo stipendio e vedi di invertire la tendenza.
Anche col poco che hai a disposizione, non ci meritiamo questo senso di rassegnazione e di immobilismo. Sei stato assunto proprio per evitarlo.

NicolinoBerti

Coglione per vocazione, interista per osmosi inversa dal 1988 grazie a un incontro con Andy Brehme. Vorrei reincarnarmi in Walter Samuel, ma ho scelto Nicola Berti per la fig...ura da vero Bauscia.

PODCAST

Twitter

Instagram

Instagram has returned empty data. Please authorize your Instagram account in the plugin settings .

Archivio