Bauscia Cafè

TituBanti

E con questa fanno otto punti. Otto dannatissimi punti persi per strada per quel famigerato quid che fa la differenza tra le squadre del vorrei ma non posso come la nostra e quelle che invece lottano per il vertice e racimolano i tre punti anche quando non se lo meriterebbero o sfornano una prestazione al di sotto delle proprie possibilità.
Otto punti che, classifica alla mano, ci consentirebbero di stare lassù, insieme agli innominabili che, purtroppo, partite come Bologna riescono, di riffa o di raffa (o di rapina, non in senso sportivo) a vincerle.
Per carità, io sono lusingato che la nostra Inter si trovi a sole due lunghezze dal vero obiettivo stagionale, con ancora lo scontro diretto del San Paolo a disposizione per tentare il sorpasso diretto alla banda Benitez (ammesso che questa non perda altri punti per strada ancor prima); ma non aver trasformato almeno due di quei quattro infausti pareggi in vittorie è un boccone ancora indigesto da mandar giù.
Certo, in alcune occasioni avremmo avuto meriti minori (penso soprattutto a Bergamo, dove abbiamo rischiato persino di perderla), ma tutto sommato un percorso netto non sarebbe stato scandaloso per le prestazioni offerte e la quantità di occasioni costruite: è una questione di dettagli, di solidità e di killer instinct, tutte qualità che ci mancano e che ci rendono di fatto quello che siamo. Una buona squadra assemblata un po’ a caso, con valide individualità, qualche fragilità di troppo e, soprattutto, un solo giocatore in grado di farti vincere partite come quella di Bologna: Rodrigo Palacio.
In realtà i giocatori sarebbero almeno due, forse tre, ma Diego Milito è nuovamente ai box e Dio solo sa se potremo rivederlo in tempo utile, mentre Ricky Alvarez (che per il sottoscritto potrebbe diventare l’uomo della provvidenza) avrebbe bisogno di giocare in posizione più avanzata per rendersi maggiormente pericoloso, nonostante stia offrendo prestazioni sontuose anche in quella attuale.
E se Palacio, essendo umano come tutti gli altri – anche se a volte non si direbbe – incappa in una serata no come quella di domenica, sono cazzi per tutti.
Perché non hai nessun altro in grado di estrarre il coniglio dal cilindro: Guarin fallisce a porta spalancata, Cambiasso gira a lato un’occasione d’oro, gli altri fanno a gara a chi colpisce meglio Curci, al resto ci pensano i legni e quella zoccola della dea bendata che, dopo il colpetto di culo sul gol del Divino, ha pensato bene di ruttarci in faccia per il resto della partita.
Quel tiro di Juan Jesus sarebbe stato un sigillo-capolavoro. Sarebbe. Ma noi non abbiamo Bellomo. Abbiamo Pereira, che Bellomo non sarà mai.
Il resto l’ha fatto Taider, giocando una partita dell’ex da non ex, nel senso che l’errore marchiano sul vantaggio bolognese lo ha reso di fatto ancora un giocatore rossoblù, graziato poi da Lino Banti nella stessa azione: il rosso poteva starci, e giocare in inferiorità numerica contro un Bologna messo nelle condizioni ideali per la sua tattica d’attesa e ripartenze sarebbe stato ancor più complicato. Nel male ci è anche andata bene, forse.

Così. Per 90 minuti. Da qualsiasi posizione. E che cazzo Guaro.
Così. Per 90 minuti. Da qualsiasi posizione. E che cazzo Guaro.
E quindi? Quindi siam lì, con Mazzarri che cava sangue dalle rape, spera in un intervento deciso nel mercato di gennaio e nel frattempo galleggia a ridosso delle posizioni che contano, allunga la mano ma non tocca mai il podio e a volte sembra anche lui volersi complicare la vita, rinunciando a qualche rischio offensivo in più in tempo utile oppure ostinandosi a non invertire la posizione tra Guarin e Alvarez.
Kovacic resta l’oggetto misterioso, e quanto visto a Bologna non ha certamente soddisfatto i suoi estimatori: si pensava potesse cambiare l’inerzia della partita, così non è stato.
Io vorrei potesse giocare con un po’ di continuità, facendolo nel traffico, là dove credo ancora possa rendere al meglio, magari rinunciando per qualche giornata al caos di Guarin, giocatore che adoro ma che, di fatto, persiste imperterrito nell’anarchia, tiri della tigre inclusi.
Tornerà sicuramente utile, ma forse sedersi per un po’ gli gioverebbe.
Adesso arrivano due partite casalinghe consecutive, insidiose ma alla nostra portata, poi lo scontro diretto di Napoli e il derby surgelato, con la parentesi di coppa Italia.
Sono quattro partite di campionato che ci accompagneranno verso il giro di boa: io guarderò solo al terzo posto, di Roma e Juventus credo sia legittimo fregarsene perché noi questi siamo.
Incompleti, farfalloni, difettosi, ma vivi: ci serve un sussulto nei momenti decisivi, che sia una deviazione alla Jonathan, un gol di Rolando mentre inciampa, una qualsiasi delle reti brutte ma importanti viste contro il Verona.
Ci serve che quel pallone rotoli dietro la linea del portiere avversario una volta di più, costi quel che costi. E magari Thohir avrà anche un motivo ulteriore per supportarci nel mercato invernale.

NicolinoBerti

Coglione per vocazione, interista per osmosi inversa dal 1988 grazie a un incontro con Andy Brehme. Vorrei reincarnarmi in Walter Samuel, ma ho scelto Nicola Berti per la fig...ura da vero Bauscia.

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