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Erick Thohir: pensieri e impressioni

Beh dai, le avete sentite ormai tutte su Erick Thohir. La cronaca live del suo arrivo a Malpensa (“sta mettendo un piede fuori dall’aereo”, “scende la scaletta!”, “incredibile: mostra il passaporto”, “dichiarazioni shock: incontrerà Moratti!”), le più fantasiose supposizioni durante gli incontri a porte chiuse, le sue prime dichiarazioni in conferenza stampa…cos’altro c’è da aggiungere? Niente, oggettivamente. Tutto quello che di concreto c’era da raccontare è stato raccontato. Adesso resta solo il tempo per le chiacchiere, per la fantasia. Per il nulla.
Se già prima, con un proprietario milanese che rilasciava interviste un’ora sì e una no, i giornalisti sparavano notizie completamente a caso brancolando nel buio, immaginate cosa può succedere ora che chi prende le decisioni è completamente fuori dal “giro”, non ha nessuna intenzione di entrarci, non deve favori a nessuno e vive a 15mila chilometri dalle sedi dei giornali. Un problema per i giornalisti? No, no, affatto, non crediatelo: loro inventavano prima e inventeranno ora, probabilmente con ancor meno pudore contando anche sulla minore probabilità di essere beccati. Del resto già ieri sul Corriere dello Sport ce n’era un bell’esempio, con il titolone a tutta pagina “Thohir apre a Messi” basandosi su quella che era palesemente una battuta ma con il risultato di inventare di sana pianta una notizia che poi viene ripresa dagli altri media (Marca su tutti) secondo il solito principio dell’autoreferenzialità.
Ma in questi giorni è stato tutto un fiorire di scoop, di previsioni, di anticipazioni: da Messi a Pinilla (abbiamo visto un giornalista lanciare uno scoop di mercato 35 minuti dopo l’atterraggio dell’aereo di Thohir a Milano. Giuro: 35 minuti), dal nuovo stadio ai progetti per il futuro, dai cambiamenti nel management alla lettura dei fondi del caffè preso da Soetedjo. Tutto clamorosamente, inevitabilmente, scandalosamente inventato. Di sana pianta. E chi siamo noi per aggiungere notizie e scoop a questa pioggia di verità assolute che i giornalisti vi hanno ormai già regalato? Nessuno, evidentemente. Non andremo quindi a raccontarvi niente di nuovo, niente di diverso da quelle che sono solo nostre semplici sensazioni.
Perché non si può sapere nulla di certo su cosa sarà l’Inter domani, evidentemente. Restano solo le sensazioni, le impressioni. Impressioni dettate da un uomo che vediamo in questi giorni per la prima volta, e che viene a raccontarci la sua storia. Una storia che parte dagli anni ’80 in cui “la Serie A in Indonesia era molto diffusa e io e i miei due soci tifavamo Inter” (sarà vero? Mah..ma chissenefrega, in fondo) e che arriva fino ad oggi, a ciò che vuole fare con la sua Inter e al modo in cui scatena le nostre sensazioni. Sensazioni positive, indubbiamente. Sensazioni di un imprenditore che viene qui per fare affari, e questi affari coincidono incidentalmente con il bene dell’Inter. Non un magnate russo, arabo o chissà di dove che viene qui, pompa 500 milioni di euro per vincere il suo scudettino personale e poi una volta stufo clicca su “chiudi partita” e se ne torna a casa, no. Tutt’altro.
Erick Thohir arriva a Milano con serietà e razionalità. Sa a cosa sta andando incontro, affronta la conferenza stampa di presentazione con uno studio meticoloso alle spalle: parla dell’orgoglio nerazzurro, ringrazia i tifosi, punzecchia il Milan e ignora la Juve -perché con il Milan si può scherzare, con la Juve no-, cita Giacinto Facchetti e Peppino Prisco. Sì: Giacinto Facchetti esplicitamente (“Come ha detto l’indimenticabile Giacinto Facchetti, il segreto di ogni trionfo sta nella propria convinzione“), ma davvero nessuno  ricorda chi altro, in passato, si è permesso di intonare “Chi non salta milanista è” in una sede ufficiale?

Serietà e preparazione di ogni minimo dettaglio dunque, come il miglior Mourinho se vogliamo fare una battuta: Erick Thohir arriva preparato e ogni suo passo è stato studiato a tavolino e viene eseguito con naturalezza, per non lasciarlo intendere. Erick Thohir arriva per fare un investimento, non per buttare i suoi soldi. Non porterà a Milano Messi, Cristiano Ronaldo e Bale, non butterà milioni per poi stufarsi e andarsene: non è questo, Thohir. Thohir sta rilevando una società gloriosa, con una grande storia alle spalle e un marchio importantissimo ma finanziariamente non certo nelle condizioni migliori: vuole risollevarla, metterla a posto, renderla una fonte di guadagno. E per farlo dovrà riorganizzarla e renderla di nuovo vincente anche, e soprattutto, sul campo. E’ questa la garanzia che ha l’Inter per il presente e soprattutto per il futuro.
Non ce lo stiamo inventando, non sono supposizioni, sono parole di Thohir: “Uno, dobbiamo vincere, due, dobbiamo giocare bene e divertire, tre mantenere in salute le finanze del club“. Non necessariamente in quest’ordine tra l’altro, ma il senso è chiaro. Tre obiettivi, tutti con un solo fine: esportare il marchio dell’Inter in Asia e in America, far crescere il numero dei tifosi, renderlo un marchio globale, vincente, ricordato da tutti. Non si parla più di squadre e di vittorie ma di marchi e di valore, eppure il risultato mira a essere identico: “Tra dieci anni solo 10 club calcistici saranno ricordati in tutto il mondo, perché saranno vincenti per l’entusiasmo che sapranno trasmettere e perché saranno società sane. E l’Inter sarà tra questi club“.
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Si parte quindi da una società da risanare, e si farà tramite una riorganizzazione totale della dirigenza innanzitutto. Come al solito in questi casi fa più rumore ciò che non c’è rispetto a quello che invece è correttamente al suo posto. Ci avete fatto caso? Si sono visti tutti nel fine settimana: c’erano ovviamente Massimo e Angelomario Moratti, c’era Fassone, c’era Samaden, Roberto Scarpini e tutta la redazione di Inter Channel, Ivan Cordoba al rientro dopo una lunga convalescenza, c’era anche Piero Ausilio “inviato speciale” alla presentazione di Football Manager 2014 per incassare l’endorsement nerazzurro di Miles Jacobson dopo quelli recentissimi di Allen Iverson e Uma Thurman (sport, cinema, videogiochi: rappresentanti importantissimi di mondi completamente diversi che si scoprono interisti tutti insieme. Coincidenze, eh?). Mancava qualcuno? Non so..Marco Branca l’ha visto nessuno? Della comunicazione chi c’era?
Non è un mistero per nessuno ormai che alcuni dirigenti abbiano il foglio di via in mano già da un paio di mesi, così come non è un mistero l’impronta che Erick Thohir intende dare al futuro prossimo di questa società. O meglio non dovrebbe esserlo, visto che basta leggere i nomi nel consiglio di amministrazione e fare un semplice due più due: oltre ai quattro proprietari (Thohir, Roeslani, Soetedjo e Angelomario Moratti) troviamo infatti Rinaldo Ghelfi, già vicepresidente e storico “ministro delle finanze” dell’Inter, Alberto Manzonetto, una vita tra i servizi finanziari come vicepresidente di JP Morgan Chase prima e Managing Partner di Four Partners oggi, Thomas Shreve, CEO della Recapital Advisors, colossale società di investimenti di proprietà di Roeslani, che si prenderà l’incarico di individuare e formare il nuovo direttore finanziario dell’Inter, e infine Isenta Hioe, direttore finanziario della Surya Esa Perkasa, colosso del gas di proprietà di Garibaldi Thohir. Basta leggerli così, in fila, per capire quale direzione si intende prendere, no?
Risanamento finanziario e, a corredo, occhio puntato sul settore media. Pronti-via e le prime due interviste esclusive italiane di Erick Thohir vengono rilasciate a…Inter Channel. Tutt’altro che un’abitudine dalle nostre parti, ma anche qui il segno di una strada precisa che dovrà essere percorsa: “I media giocano un ruolo molto importante nel business oggi per promuovere e attrarre i tifosi, soprattutto se abbiamo contenuti di spessore. E’ molto importante curare l’aspetto dei media. Inter Channel deve diventare un brand globale ma dobbiamo farlo nella maniera giusta, perché i tifosi nerazzurri hanno esigenze differenti in Italia da quelle che hanno in Indonesia o negli Stati Uniti. Dobbiamo costruire un piano per rendere Inter Channel importante quanto l’Inter stessa“.
E’ il progetto, è il disegno o, per dirla come si deve, la vision che vuole portare Erick Thohir: tutto quello che riguarda l’Inter dev’essere imponente, globale, conosciuto in tutto il mondo. L’Inter deve diventare un monolite in grado di curare e gestire i propri affari, crescere e affermarsi nel posto del mondo che le compete. Per dirla con Massimo Moratti, dopo 18 anni l’Inter è ormai maggiorenne e deve costruirsi la sua vita.
E’ tutto vero? Sarà possibile e realizzabile? Andrà tutto esattamente come disegnato? Non lo sappiamo. Noi, come detto, ci limitiamo alle sensazioni.
E le sensazioni sono decisamente positive.
#amala

Nk³

Il calcio è uno sport stupido, l’Inter è l’unico motivo per seguirlo. Fermamente convinto che mai nessun uomo abbia giocato a calcio come Ronaldo (ma anche Dalmat non scherzava). Vedovo di Ibrahimovic, ma con un Mourinho in panchina persino i Pandev e gli Sneijder possono sembrare campioni. Dategli un mojito e vi solleverà il mondo.

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