Bauscia Cafè

Parassiti indegni

Ne abbiamo viste di tutti i colori, e l’esperienza ci insegna che ne vedremo ancora.

Scrivevo così a Ottobre, nell’ultimo post scritto per questo blog. Otto mesi fa.
E non per mancanza di tempo, o almeno, non solo per quello, ma per mancanza di parole e ahimè, voglia.
La voglia di guardare una partita, beh quella non è mai andata via, ma proprio la voglia di parlare del mondo Inter. Ed è -credo- quello che è successo anche agli altri membri di questo blog. (la parola membri non è scelta a caso)
L’esperienza, dicevamo. Più di trent’anni di fede per questa maglia aiutano, sai che puoi aspettarti di tutto: la sconfitta contro la neopromossa o l’ultima in classifica. O mandare in vacca tutto con due partite storte. Oppure mandare via un allenatore preso a due settimane dall’inizio del campionato dopo solo 80 giorni di lavoro. Insomma, il bagaglio di esperienza e aspettative è bello ingombrante. Così come è grande l’amore per ciò che questa squadra rappresenta, per come la vedo io, che poi è come la vedete anche voi: non-solo-una-cazzo-di-squadra-di-pallone.
È grande e resistente come il diamante, questo amore, però mi avete proprio sfracellato il cazzo.
Pezzi di merda senza rispetto. Senza palle e senza orgoglio. Senza dignità e amor proprio.
Un attimo, torno zen.
Tutto mi sarei immaginato ma non di assistere a questo spettacolo offerto da un branco di invertebrati dall’encefalogramma piatto. Ho passato 90 minuti a pensare che forse, sì dai, forse se le sono vendute. Per quanto disgustoso avrebbe almeno un senso. Ma questi sono talmente scemi che manco riuscirebbero a pilotare un risultato a fine campionato. Dicono di aver mollato, di averci creduto alla Champions. Di esserci rimasti male perché il sogno è svanito. Hanno mollato, loro. Tutti.
Io ancora devo riprendermi dal derby e loro dicono di aver mollato. Sti ingrati senza dignità.
Cinquantamila spettatori di media a San Siro e loro hanno mollato. Maledetti.
Questi idropenisaturi non sono scarsi. Sono giocatori importanti, certo, abbiamo qualche Nagatomo, è vero, ma è sicuramente la quarta rosa del campionato, almeno.
No, non sono scarsi tecnicamente, lo sono moralmente.
Hanno talento, hanno i colpi, ma valgono zero.
Zero come l’attaccamento alla maglia e il rispetto per ciò che significa per noi e per la storia.
Sono dei dannati parassiti, si cibano della nostra storia, spolpandoci. Svuotando i nostri sentimenti.
Sono delle zecche, non sono uomini.
Non sono solo dei contenitori vuoti di personalità, sono il gruppo più finto di cui io abbia memoria.
Sono un gruppo refrattario l’uno a l’altro. Sono egoisti.
Non si vendono le partite, se ne fottono proprio delle partite. Alcuni sorridono al minuto 80 sotto di un gol contro il Genoa. Non riuscirebbero a mettersi d’accordo nemmeno per mangiare insieme una pizza a cena.
Sono egoisti senza amore per la maglia e la storia, senza orgoglio di appartenenza.
E non parlatemi di società e allenatori oggi. Perché per quanto allo sbaraglio nessun calciatore professionista che calpesta l’erba di San Siro può permettersi di venir meno all’impegno preso con la nostra storia.
Si meriterebbero lo stadio deserto e la più totale indifferenza, invece continuano a prendersi la nostra passione, i nostri soldi, i nostri chilometri, i nostri abbonamenti alle pay-tv, il nostro tempo e il nostro fegato.
Altro che selfie, li dovrebbero inondare di sporte di piscio e sberleffi.
Parassiti senza dignità, siete una macchia ingombrante, state facendo ombra, levatevi dalle palle.

Tornate a casa nani, levatevi davanti,
per la mia rabbia enorme mi servono giganti.

Python

Sono il direttore artistico di Bauscia Cafè. Clandestino nella matrioska e astioso quanto basta. Quando parlo di Tango mi riferisco solo al pallone, del mio primo allenamento ricordo solo il rumore dei calci negli stinchi.
Odio Bauscia Cafè.

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