Bauscia Cafè

Il signor De Miguel

C’è un personaggio che, in queste ultime settimane, sta facendo molto parlare di sé in casa Inter. Tutti ne parlano, lo tirano in ballo e lo inseriscono nei loro più cruenti esposti al Creatore. E non sto parlando del povero Ciccio, uomo solo al comando (“comando”, poi, mica tanto) della baracca, ma di questa persona:

E’ lui. E’ il famigerato, temibile, pluribestemmiato Preparatore atletico, mister Francisco De Miguel, il terrore dei bicipiti femorali. Lo stiramento è il suo mestiere, la ricaduta uno stile di vita, lo strappo un sogno che si realizza: è lui, l’uomo ritenuto responsabile dello tsunami di infortuni che ha investito l’Inter cancellando in un sol colpo la leggenda di Milan Lab.
Ma chi è davvero Francisco De Miguel? Chi si nasconde dietro a quel sorrisetto forzato e sprezzante, a quella faccia che ti sfida, che ride di te, che sembra guardarti e dirti “ma quanto fai schifo?”, e gelarti con quegli occhi che hanno l’aria di aver visto le peggiori cose di questo mondo? Io mi sono informato sul suo conto, ed ho preparato una breve biografia.
Francisco De Miguel nacque il giorno di Ferragosto del 1970 a Voghera, dove i genitori si trovavano in viaggio di nozze. La sua venuta al mondo fu una vera e propria liberazione per la famiglia De Miguel: il piccolo Francisco, infatti, sarebbe dovuto nascere tre mesi prima, ma in una delle ultime ecografie i medici notarono che il piccolo si toccava nella zona degli adduttori e che non riusciva a muoversi. La diagnosi fu chiara: strappo. Il bimbo nacque quindi circa novanta giorni dopo, quando si fu pienamente ristabilito, nel bel mezzo del viaggio di nozze che i genitori non avevano potuto rimandare. Non appena Francisco ebbe visto la luce, tutti gli abitanti di Voghera accusarono un forte dolore ai flessori, ed ai più sfortunati saltò anche qualche legamento.
L’infanzia di Francisco trascorse felice. All’età di quattro anni, durante una zuffa all’asilo, un suo compagno cadde in terra e si sbucciò un ginocchio. Il piccolo Fran accorse subito e, con fare autoritario, gli tamponò la ferita con uno speciale unguento che si portava sempre dietro, pronto all’uso. Il giorno dopo si venne a sapere che sul ginocchio del bimbo era cresciuto un bonsai, attorniato da un microbosco nel quale proliferavano insetti di ogni tipo. I genitori del malcapitato decisero di abbattere il piccolo albero, ma gli ambientalisti insorsero e minacciarono rappresaglie nel caso in cui si fosse potato anche un singolo ramo. Il bonsai restò dunque in piedi e crebbe col bambino, che ora porta a spasso una quercia ed è responsabile di un intero ecosistema.

La faglia di San Andreas: dagli esami di Francisco risultava solo un lieve slittamento



Col tempo, familiari e conoscenti di Francisco si resero conto che nel piccolo c’era qualcosa che non andava. Alcuni segnali, come la storia del bonsai e la sua curiosa attitudine a demolire elastici, furono, nei primi anni, trascurati e derubricati a semplici coincidenze. Via via che gli anni passavano, però, le stranezze proseguivano, e non si poteva più fare finta di niente. Il suo gatto, Thiago, del quale curava personalmente l’alimentazione, non riusciva ad issarsi sulle zampe e si faceva le unghie sul pavimento. Un giorno tentò di salire con un balzo sul tavolo in cucina, ma, mentre era in elevazione, fu colto da una micidiale rigidità muscolare e si schiantò contro una gamba del tavolo, dalla quale non fu mai più possibile staccarlo.
Inoltre, quando Francisco giocava a scacchi con il nonno, i suoi cavalli, dopo la prima mossa, davano in escandescenze ed aggredivano i pedoni, la regina non riusciva a muoversi per più di tre caselle ed il re era paranoico.
Parenti ed amici erano molto preoccupati, e sembrava che non ci fosse niente da fare.
Crescendo, la situazione non migliorò. Con la sua prima ragazza, Waltera, Francisco volle sperimentare la posizione del sognatore slavo: lei punta a terra mani e piedi e solleva il bacino, facendo il ponte, e lui si cala dall’armadio con una liana e la trafigge sullo slancio con un’unica, clamorosa penetrazione. Il giovane si propose di aiutarla a trovare l’inclinazione massima, ma esagerò e la povera ragazza si spezzò in due come un Kit Kat. Quando la signora De Miguel seppe della tragedia, capì che il potere di Francisco, impossibile da soffocare, doveva  essere incanalato verso qualcosa di meno dannoso, in modo che non divenisse, un giorno, impossibile da controllare e, quindi, fatale per tutto il pianeta. Qualcosa di meno dannoso, ok: ma cosa?
La saggia donna ebbe presto un’illuminazione: quale modo migliore di far sfogare Francisco, se non quello di farlo diventare preparatore atletico? Una vita sul campo, ad allenare milionari capricciosi, che se ogni tanto si rompono gli sta pure bene. Il figlio avrebbe smesso di mettere a repentaglio la vita dei suoi cari e, una volta presa confidenza, il mostro che si nascondeva nel suo inconscio si sarebbe accontentato di provocare semplici infortuni ai giocatori, senza aprirli in due, per capirsi. Francisco seguì entusiasta il consiglio della madre, concluse gli studi in tempo record e dedicò la sua vita alla preparazione atletica. Non appena il giovane ebbe trovato la serenità, il suo gatto, ormai trentenne, si staccò dalla gamba del tavolo, fece due passi e cominciò a saltare per la casa con un’energia inaudita. Cinque minuti dopo morì di vecchiaia.
Il bonsai sul ginocchio del tizio dell’asilo, proprio mentre questi si trovava ad un congresso di ambientalisti che volevano premiarlo per il suo impegno sociale, scomparve di colpo disperdendo ovunque nidi di aquila, mentre la folla inferocita gridava vendetta; le pedine della scacchiera, infine, cessarono di avere vita propria.
Solo la povera Waltera, per ovvi motivi, non poté tornare alla normalità, ma c’è chi giura che sia uscita dalla tomba, sulle sue gambe, e che si sia candidata nelle liste del PD.

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