Bauscia Cafè

Questa non è semplice…

Assolutamente no. Il Genoa di Ballardini viene da 7 risultati utili consecutivi. La squadra ha trovato una sua identità e sa stare compatto, soffrire per poi ripartire anche con qualità, come già dimostrato a più riprese dopo l’arrivo del tecnico romagnolo. Lo stesso Conte si è espresso in maniera molto chiara appena finito il derby:

I ragazzi sanno che temo molto le partite con Genoa e Parma: sono molto ostiche e dovremo dimostrare di avere fatto quello step per rimanere in vetta fino alla fine. Le prossime due saranno fondamentali: Genoa e Parma sono forti. Con Ballardini il Genoa ha perso solo una partita, il Parma sta faticando: queste due partite diranno tanto su quello che vogliamo fare da grandi.

Antonio Conte – post derby

Il lato positivo è che l’Inter ha avuto una settimana di tempo per preparare ed approcciare al meglio questo impegno sotto tutti i punti di vista. Lunedì e Martedì la squadra si è riposata, sebbene alcuni giocatori abbiano svolto allenamento individuale, per poi ripartire a pieno regime dalla giornata di Mercoledì. Sarà fondamentale impattare la partita con convinzione e qualità, perché l’occasione è di quelle ghiotte. Con la Juventus che non convince a Verona ed il Milan che la sera gioca con la Roma ci sarebbe la possibilità di togliersi decisamente delle soddisfazioni.

Il derby è stato entusiasmante, convincente, giocato e preparato alla grande, ma per rendere ancora più importante quella prova e incorniciarla, serve dare seguito, continuando una gara alla volta a costruire le nostre fortune.

Il peso di una partita non deriva solo dai punti che puoi guadagnare, ma anche dall'inerzia e dalla spinta che ottieni dopo quella vittoria. twittalo

In settimana intanto hanno parlato sia Lautaro Martinez che Antonio Conte, spendendo parole che fa piacere leggere e che sottolineano la forza del rapporto che in questo momento lega l’allenatore e la sua squadra. Molti giocatori inoltre stanno probabilmente scoprendo una nuova dimensione di se stessi, stanno crescendo sul piano mentale, come spessore individuale, o almeno questa è la sensazione che sto maturando, vedendo il loro percorso in questo anno e mezzo. Penso che – in tal senso – una vittoria importante potrebbe realmente trasmettere a molti giocatori quella convinzione, quella sicurezza, che coronerebbe la crescita di tutta la squadra.

Vincere la Serie A ci darebbe un’enorme forza anche nella prossima stagione anche nell’approcciare certi impegni dove potevamo fare decisamente meglio. La cosa ovviamente non sarà affatto semplice. I giocatori cominciano a sentire di essere forti e di potercela fare, ma devono continuare a remare nella giusta direzione, senza scivolare nell’eccesso di sicurezza. Quello che emerge, parallelo al grande lavoro di Antonio Conte nel dare un’identità di gioco alla squadra, è la crescita individuale, tecnica e mentale, di diversi calciatori della nostra rosa.

Fig. 1

A tal proposito oggi voglio toccare due argomenti e non sarò brevissimo: il miglioramento della squadra dall’arrivo di Conte e la costruzione dal basso. Riavvolgiamo il nastro a due anni fa, dopo aver ottenuto la qualificazione Champion’s alla fine di una soffertissima gara contro l’Empoli.

L’Inter decide di intraprendere una certa strada, guidata da Marotta, anche in sede di mercato nella definizione dei profili da acquistare e da cedere, stabilendo parametri comportamentali chiari. Ricorderemo senz’altro le operazioni in sede di mercato e la posizione della società su diverse questioni e non ci torno. Antonio Conte percepisce un ingaggio importante, ma vado ora ad affrontare un tema che secondo me ridimensionerà la cosa: la sua capacità di valorizzare il talento presente in squadra.

Pensiamo tanto per cominciare a Lautaro e Bastoni: entrambi negli ultimi due anni sono cresciuti in un modo impressionante, acquisendo una dimensione totalmente diversa. Lautaro all’inizio della scorsa stagione non era affatto certo del posto da titolare, molti ipotizzavano che Sanchéz potesse essere il più accreditato per giocare al fianco di Lukaku. Bastoni, invece da possibile sesto uomo in una difesa che ad inizio anno vedeva |Godin-De Vrij-Skriniar| come indiscutibili titolari e D’Ambrosio Ranocchia come primi rincalzi, oggi è probabilmente uno dei difensori classe 99 più promettenti al mondo. Ricordo la sua prima partita con la nostra maglia e anche quella sensazione di curiosità, mista a preoccupazione: oggi quando non è titolare ne avvertiamo l’assenza.

Da due giocatori che superano nelle gerarchie due big come Godin e Sanchéz, che dovrebbe darci anche qualche informazione sull’allenatore e sull’importanza che per lui riveste il “nome” di un calciatore, passiamo al centrocampo. Tralasciando il percorso di Brozovic, che deve molto al lavoro di Spalletti nel ritagliargli la nuova posizione, ci sarebbe da disquisire su Barella e Sensi. Barella oggi non è il giocatore giovane di un anno e mezzo fa, appena arrivato dal Cagliari: è cresciuto a tutto tondo. Voglio portare un dato piccolo, ma interessante: al primo anno all’Inter Barella ha preso in 27 partite 11 cartellini gialli, mentre quest’anno in 23 gare è a quota 4.

Fig. 2

Quando scrivo di Sensi vorrei istintivamente tirare una ciabatta contro il muro per il disappunto, ma anche lui se non fosse stato massacrato dagli infortuni avrebbe probabilmente seguito un percorso simile visto il ruolo che si era ritagliato nei primi due mesi di Conte all’Inter. Ed infine chiudo con Lukaku: è sempre stato un giocatore importante sotto-porta, ma quanto è diverso questo giocatore rispetto a quello che abbiamo acquistato dal Manchester United? Lukaku non è mai stato particolarmente brillante spalle alla porta, nonostante la struttura fisica, vedere una sua partita di due anni fa e fare un paragone con il giocatore di oggi è impressionante. Ha mantenuto le sue qualità, ma ha pulito e rifinito tanti settori del suo gioco.

Il mio discorso, in breve, vuole essere semplice: quanto è cresciuta l’Inter in questi due anni e quanto sono cresciuti individualmente i suoi calciatori? Il valore di mercato di questi giocatori – per esempio – in questi due anni si è alzato o si è abbassato? A me pare abbastanza chiaro. Se esamini l’Inter nella totalità della rosa vedi come alcuni valori si siano decisamente alzati, ben oltre la cifra che la società riserva a Conte. Le critiche all’indirizzo del tecnico possono anche essere comprensibili se ripensiamo a certi momenti del nostro percorso, ma negare la bontà nell’insieme del suo lavoro per me è andare contro l’evidenza.

Un tifoso avversario avrebbe spinto perché mi cacciassero (dopo la Champion’s). Da avversario voglio ammazzare, ovviamente a livello sportivo, il mio nemico: mandarmi via avrebbe facilitato gli altri. Quando vado in un club ci entro anima e corpo. Sono passionale e la passione fa la differenza, è contagiosa. La creatura la vivo e la faccio vivere a tutti quelli che lavorano con noi. Se si sente il senso d’appartenenza si dà qualcosa in più”

Antonio Conte – pre Genoa

Adesso anche Perisic e Eriksen sono inseriti in pianta stabile nell’undici titolare, segno che dove c’è il lavoro, unito alla qualità e alla voglia da parte di entrambe le parti di venirsi incontro, alla fine in quest’Inter ci si ritaglia il proprio spazio. Parlando di Eriksen c’è chi dirà che si sarebbe dovuto inserire prima, perché le qualità sono sotto gli occhi di tutti, ma nel caso del danese io – nel mio piccolo – ho visto un percorso, vedo una differenza rispetto a prima.

Probabilmente con molti calciatori si dovrebbe avere la giusta dose di pazienza. Penso a due giocatori che per caratteristiche possono in qualche modo essere assimilabili ad Eriksen, Calhanoglu e Luis Alberto, che a loro volta hanno fatto un percorso di un certo tipo che ha richiesto del tempo per adattarsi. Alla fine la mia convinzione rimane quella: le qualità alla lunga emergono e spero che Eriksen di qui in avanti possa essere davvero un fattore determinante per noi.

Infine concludo la chiacchierata di oggi parlando della costruzione dal basso, che mi sta a cuore e che mi capita spesso di citare. L’Inter – come tutte le squadre moderne – costruisce dal basso e il lavoro di Conte è sotto gli occhi di tutti. Chi critica aspramente il gioco dell’Inter o è in malafede oppure non è competente. Voglio parlare tuttavia della costruzione dal basso senza fossilizzarmi esclusivamente sull’Inter. Se ne leggono e se ne sentono sul tema davvero di tutti i tipi, pertanto vorrei aprire e chiudere – in modo definitivo, almeno per conto mio – la questione nel modo più semplice possibile.

Quando parliamo di costruzione dal basso naturalmente stiamo parlando della fase di possesso del pallone. Questa fase si suddivide in tre parti: costruzione, sviluppo e finalizzazione. La costruzione dal basso prevede che la palla venga mossa dal basso per muovere la struttura difensiva avversaria e passare allo sviluppo traendone vantaggio, idealmente liberando degli spazi. Quali vantaggi offre costruire dal basso adesso lo andiamo subito ad elencare, ma prima un inciso:

Costruire dal basso e uscire palla a terra non sono la stessa cosa.

Dicevamo, se una squadra muove il pallone dal fondo invece di rinviare lungo ha davvero dei vantaggi? Assolutamente. In primo luogo l’avversario è chiamato immediatamente ad una scelta: alzarsi a pressare, oppure attendere basso? Nel secondo caso, possiamo già rispondere alla domanda: se l’avversario attende, portare il pallone nell’altra metà campo in modo pulito è più efficiente di rinviare lungo, che prevede per sua natura mettere in discussione il possesso della sfera.

Una squadra schierata in difesa, raccolta in pochi metri, su un rinvio lungo dal fondo può contestare in modo efficace la palla, presumibilmente con un colpo di testa e poi andando a caccia della seconda palla. Anche nel caso in cui la squadra in difesa non dovesse ottenere il possesso, sta di fatto che sarebbe comunque già schierata, senza necessità di fare metri, nella sua metà campo e in poco spazio: segnare contro una difesa schierata è complesso.

Cosa accade invece se la squadra avversaria decide di pressare. Molti sostengono che in questi casi convenga rinviare lungo, perché costruire dal basso è rischioso. Vediamo di capire meglio la cosa e di tenere a mente l’inciso precedentemente evidenziato. Se una squadra gioca dal basso e l’avversario pressa, allora quest’ultimo si allunga sul campo e fa metri. Si muove. Nell’allungarsi in avanti le distanze chiaramente diventano maggiori e inoltre a chi pressa è richiesto un consumo di energia. Un giocatore che si muove in avanti 20/25 metri per andare a pressare consuma della propria benzina, che è una risorsa limitata. Si tenga conto di una cosa: mediamente le squadre a certi livelli coprono circa la stessa distanza in chilometri. Un giocatore medio in novanta minuti può a seconda del ruolo fare qualcosa come 11 chilometri circa.

Fig. 3

Una squadra che si spinge avanti a pressare con 5/6 giocatori si muove, allungandosi in campo e consuma energie facendo metri. La squadra in possesso a questo punto ha due opzioni: se il pressing non è fatto bene o si ha qualità, si può “rompere il pressing” in più maniere. A quel punto – banalmente – si guadagna un uomo libero che ha possibilità di attaccare alle spalle la linea di pressing avversaria, beneficiando dello spazio da attaccare.

L’uomo in più che si guadagna in costruzione si può portare allo sotto-fase successiva, lo sviluppo, e puoi trarne vantaggio. L’avversario è costretto a scappare all’indietro e a difendere su tanti metri di campo, mentre la squadra in possesso ha spazio da attaccare. Se l’avversario riesce a rientrare ha comunque speso tanto senza recuperare palla: 20/25 metri in avanti e poi corsa all’indietro in affanno per altrettanti.

In altre parole una costruzione efficace dal basso, dove si rompe il pressing dell’avversario allungato in avanti ti offre un vantaggio paragonabile a quello che si avrebbe in contropiede. Bisogna però saper distinguere. Un contropiede si genera da una palla recuperata, si parla a tal proposito di transizione (tra le fasi) positiva. Il contropiede presuppone che ci sia un cambiamento nella squadra in possesso del pallone.

Il secondo gol dell’Inter nel derby è emblematico. La squadra attira in avanti il pressing del Milan che si allunga, guadagna la profondità appoggiandosi su Lukaku, che va ad occupare lo spazio libero alle spalle di Theo Hernandez, poi si appoggia su un lanciatissimo Hakimi che riceve in corsa e “rompe” completamente la linea rossonera. A quel punto lo sviluppo è “semplice”, avendo a disposizione qualità e spazio a disposizione e la finalizzazione è di Lautaro Martinez a due metri dalla linea di porta. Non è un contropiede. Non è una ripartenza.

Quindi, dicevo, nel caso in cui il pressing sia portato male o si abbiano una grande qualità e preparazione nell’uscita, evidentemente costruire dal fondo offre vantaggio. Arriviamo tuttavia al caso incriminato: l’avversario pressa bene ed in modo disciplinato e la squadra in possesso non ha grandi qualità. Ebbene, spoilero il finale: costruire dal basso rimane un vantaggio.

Fig. 4

Perché iniziare la costruire dal basso non preclude la possibilità di alzare il pallone sugli attaccanti o sugli esterni a seconda del contesto se pressati in modo corretto. La squadra che gioca dal basso il pallone innanzitutto muove l’avversario e chiede pegno di quella benzina a cui accennavo sopra, che oltre ad essere fisica è anche mentale, perché se fatto in modo sbagliato il pressing è rischioso tanto e più di una costruzione dal basso, richiedendo dunque grande concentrazione.

In secondo luogo, alzare la palla in un secondo momento verso le punte, come dicevo, dopo che l’avversario si è allungato sul campo rimane comunque più efficace che rinviare lungo staticamente dal portiere – a prescindere. L’avversario si muove in avanti, le distanze sono maggiori rispetto al blocco compatto opposto ad un rinvio dal fondo ed è più facile che ci siano 1vs1 dove si possono sfruttare mismatch fisici (strutturali, di velocità etc. etc.) e nel caso la palla rimanga in possesso si richiede un’altra “tassa energetica” ai giocatori che si erano alzati a pressare.

Nell’arco di una partita questa scelta fa la differenza. Come dicevo la benzina di un giocatore non è infinita: spendere cinquanta metri di corsa avanti e indietro per forzare una giocata lunga, logora il giocatore che con il passare dei minuti potrebbe perdere forza e brillantezza quando quei 20/25 metri di scatto gli serviranno per andare a segnare o per pressare ancora in modo corretto la volta successiva.

Fig. 5

La bussola della costruzione dal basso, ma a parer mio del calcio in generale, è la comprensione del contesto. Il passaggio in avanti alzando il pallone non è assolutamente vietato, al contrario è una soluzione che deve essere ampiamente riconosciuta. Costruire dal basso non obbliga necessariamente ad uscire palla a terra, ma uscire palla a terra non è possibile senza costruire dal basso, in sostanza. Se l’avversario pressa in modo organizzato a tutto campo, uomo contro uomo e non si hanno a disposizione uomini per uscire palla a terra, tornare dal portiere (dopo che si è comunque costretto l’avversario a venire in avanti, muovendolo) e andare a cercare la punta, magari in una zona precisa/studiata, oppure dove si ha un vantaggio fisico, significa rispondere correttamente al contesto di gioco.

Per questo, in conclusione, la costruzione dal basso non è frutto della moda, non è una tendenza o un feticcio di “teorici” del pallone, ma è in concreto lo strumento ad oggi più efficace per fare risultato: è la selezione naturale che dice questo, perché nel calcio nessuno davvero farebbe qualcosa se questo davvero non portasse risultati.

Il_Casa

Interista, fratello del mondo. Dal 1992 un'unica fede a tinte rigorosamente nerazzurre. Sobrio come Maicon, faticatore come Recoba.

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