Bauscia Cafè

Quattro su cinque

Non si può sempre vincere. E’ una banalità, una frase fatta, forse solo una scusa. Non è vero: si può sempre vincere. L’Inter poteva farlo, e non ci è riuscita.
La Supercoppa Europea prende la strada di Madrid, sponda Atletico, alla fine di una partita vinta dai Colchoneros per 2-0. Meritatamente. Onore agli avversari, per prima cosa: Quique Sanchez Flores prepara una squadra cortissima, chiusa bene in difesa e pronta a ripartire con l’arma migliore dei biancorossi, la velocità. Di conseguenza viene fuori un primo tempo bruttino, con poche occasioni da entrambe le parti: l’Inter dà l’impressione di poter essere pericolosa abbastanza facilmente, arrivando anche vicina al gol con Milito, Eto’o e Samuel, l’Atletico non si scopre anche a costo di rinunciare a farsi vedere dalle parti di Julio Cesar. Nel secondo tempo l’Inter cala fisicamente e l’Atletico prende il sopravvento: i costanti raddoppi su Sneijder spengono la principale fonte di gioco nerazzurra mentre Simao e Reyes, schierati larghissimi, allargano le maglie degli uomini di Benitez creando buoni spazi per le due punte e costringendo Zanetti e Cambiasso a un superlavoro che si sentirà nel corso della partita. Una grande parata di Julio Cesar su Reyes è il preludio al gol dell’1-0 dello stesso spagnolo, raddoppiato nel finale da Aguero con De Gea che a due minuti dalla fine para anche un rigore a Milito, chiudendo di fatto la partita.
Detto dell’ottima prova dell’Atletico, però, l’attenzione si deve necessariamente fermare anche sui limiti visti nell’Inter. Sarebbe ridicolo far partire le critiche a Benitez dopo due partite (di cui una vinta con tanto di Supercoppa portata a casa, fra l’altro): stasera nei nerazzurri c’erano troppe cose che non andavano.
I singoli, innanzitutto, con Milito e Chivu a contendersi la poco invidiabile palma di peggiore in campo. Inesistente il Principe, che anche se servito poco e male non è mai riuscito a tenere un pallone, far salire la squadra o dettare uno scambio ai compagni d’attacco. Preoccupante il rumeno o, meglio, preoccupante l’idea che possa essere lui il titolare designato per la fascia sinistra: non è il suo ruolo, risulta assolutamente poco incisivo in fase offensiva e impreparato in quella difensiva, in un festival di svarioni tecnici ed errori tattici (ma non è colpa sua se si trova in mezzo a due avversari) degni del peggior Burdisso. Stankovic fa quel che può in un ruolo non suo, Maicon si tiene sulla coscienza il secondo gol ma in attacco fa ciò che gli chiedono, Sneijder si accende ad intermittenza anche e soprattutto a causa dell’asfissiante marcatura madrilena. Senza infamia e senza lode gli altri, con l’unica piacevole eccezione di Eto’o che sembra essere l’unico in grado di saltare l’uomo e inventare qualcosa.
Poco da dire sulla tattica, in fondo, e non potrebbe essere diversamente dopo due partite. Il solito 4231 non basta, evidentemente, se disinnescato Sneijder non c’è un altro centrocampista (Thiago Motta?) in grado di dettare i tempi di gioco. Maicon ed Eto’o sugli esterni, per quanto devastanti, non possono essere una fonte di gioco credibile in alternativa all’olandese. Stankovic non ha (più) il passo e i tempi per giocare esterno, ma il Pandev visto contro la Roma non aveva fatto meglio. Il quadro che ne viene fuori è quello di una squadra inadeguata nella rosa prima per le scelte tattiche che sembra voler fare Benitez: Biabiany, Coutinho e Obi non possono (ancora) essere alternative credibili in partite importanti a Eto’o e Pandev, soprattutto in mancanza di un ulteriore schermo davanti alla difesa che permetta agli esterni di partecipare di meno alla fase difensiva. Serve (serviva, magari prima del 27 agosto) un centrocampista, insomma: un Mascherano, che permetta di sgravare di responsabilità i tre giovani di cui sopra, o un centrocampista più tecnico capace di sostituire Thiago Motta quando -sempre più spesso, probabilmente- la marcatura su Sneijder dovesse farsi troppo pesante. E Chivu, come detto prima, non può essere l’uomo su cui puntare sulla fascia sinistra se non offre nè le proiezioni offensive di Maicon nè, spesso, una adeguata copertura in difesa.
La quadratura del cerchio non sembra lontana però, nonostante il desolante spettacolo offerto ieri sera (che in una partita secca può starci). L’importante è avere le idee chiare sulla strada da intraprendere: sui compiti degli esterni, sulla posizione in campo dei difensori, sul tipo di gioco richiesto ai centrocampisti. Avere le idee chiare possibilmente già da oggi, regolarsi di conseguenza in questi ultimi giorni di mercato e lavorare, duro e bene, come fatto fino a ieri.
Il sogno dei sei titoli è svanito, ma non per questo la squadra è da buttare. E’anzi il momento di mettersi al lavoro come e più di prima, per affrontare una stagione che per molti non è ancora neanche iniziata.
Oggi festeggiano milanisti, juventini e romanisti. Festeggiano perchè abbiamo vinto “solo” 4 coppe su 5, festeggiano le nostre sconfitte impossibilitati a fare lo stesso per le loro vittorie. Festeggiano oggi come avrebbero voluto fare nell’ultimo anno, festeggiano oggi non sapendo quando -e se- potranno farlo la prossima volta.
Iniziamo una nuova stagione, contro tutto e contro tutti. Come al solito.
Forza Inter, oggi più di ieri.

Nk³

Il calcio è uno sport stupido, l’Inter è l’unico motivo per seguirlo. Fermamente convinto che mai nessun uomo abbia giocato a calcio come Ronaldo (ma anche Dalmat non scherzava). Vedovo di Ibrahimovic, ma con un Mourinho in panchina persino i Pandev e gli Sneijder possono sembrare campioni. Dategli un mojito e vi solleverà il mondo.

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